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Attese & Mercati – Settimana dall'8 luglio 2019

Il paradosso di Wall Street che scende su un ottimo Job Report perché potrebbe allontanare il taglio dei tassi. Attività produttiva globale in bilico tra espansione e contrazione, ma sembra che la Corporate Europe stia preparando la rivincita degli utili sui rivali Usa

di Redazione 8 Luglio 2019 09:44

QUANDO IL MERCATO È COSTRETTO A SPERARE CHE ARRIVINO CATTIVE NOTIZIE


Un mese fa FinanciaLounge aveva avvertito sui rischi della nuova magia della Fed di Jerome Powell capace di trasformare in buone le cattive notizie, e viceversa. In pratica con la promessa di abbassare i tassi per evitare rischi di frenate dell’economia o di impatti negativi della guerra dei dazi, la Fed induce di fatto il mercato a ‘sperare’ che arrivi qualche cattiva notizia, perché foriera di riduzioni del costo del denaro. Esattamente quello che è successo venerdì in una Wall Street con molte assenze causa il lungo ponte dell’Independence Day. Esce un dato ottimo sull’occupazione a giugno, dopo quello bruttino di maggio, segnalando che l’economia americana è in ottima salute. E il mercato la prende male con una sbandata in apertura di oltre 200 punti del Dow Jones, che poi rimbalza su un supporto tecnico e recupera in parte nel resto della seduta. Stessa reazione sull’obbligazionario con il prezzo del T-bon a 10 anni in caduta e il rendimento che torna di slancio sopra il 2%. Prima del Job Report un taglio in arrivo a fine luglio, forse addirittura di mezzo punto, era dato per certo. Ora si insinua qualche dubbio. Un mercato che ha bisogno di ‘cattive’ notizie per salire non è esattamente il massimo.

L’ATTIVITÀ PRODUTTIVA DEL PIANETA TERRA IN BILICO TRA CONTRAZIONE E ESPANSIONE


In ogni caso l’economia americana continua a rallentare anche se resta saldamente in territorio espansione, con l’indice manifatturiero Ism di giugno al minimo di 3 anni a 51,7 da 52,1 di maggio, mentre il pianeta nel complesso è in bilico tra contrazione e espansione. Sempre a giugno l’indice manifatturiero globale di JP Morgan è sceso a 49,4, la prima lettura sotto 50 dalla seconda metà del 2012, con 18 paesi su 30 considerati in contrazione. L’Eurozona resta a distanza dal confine dell’espansione a 47,6 mentre la Germania resta protagonista negativa con ordini all’industria in caduta del 2,2%. La Cina viaggia in linea con il resto del mondo appena sotto 50, ai minimi da giugno 2016, il Giappone anche, mentre l’attività manifatturiera indiana segna un solido 52,1. L’Asean, che comprende penisola indocinese, Filippine e Indonesia, ha visto l’indice di giugno scendere sotto 50 per la prima volta da 4 mesi, ma cinque dei sette paesi monitorati restano in espansione.

LA CORPORATE EUROPE STA PREPARANDO LA RISCOSSA DEGLI UTILI?


Dopo metà luglio entra nel vivo la stagione delle trimestrali americane con il primo grande nome, Alcoa, in calendario per martedì 17. Le attese sono di un rallentamento della crescita, sostanzialmente una stagnazione attribuita dagli analisti agli effetti delle tensioni commerciali tra Usa e molti paesi, a cominciare dalla Cina, che avrebbero eroso i margini. In Europa invece, dopo la contrazione degli utili del primo trimestre, ci sono attese che gli utili tornino a crescere. E non dovrebbe trattarsi di un rimbalzo temporaneo, almeno secondo le proiezioni di Reuters visualizzate nel grafico qui sotto e basate sul consensus degli analisti. Secondo queste stime, la crescita degli utili europei dovrebbe surclassare quella delle aziende quotate a Wall Street, vista da alcuni come più a rischio rispetto alle piazza del Vecchio Continente dopo una prima metà del 2019 in cui ha messo il turbo infilando nuovi massimi. La Reuters cita anche dati recenti secondo cui, proprio per queste previsioni, nella settimana dell’Independence Day si sarebbe registrato un deflusso di $13,8 mld dall’azionario Usa.

[caption id="attachment_143897" align="alignnone" width="482"]Utili trimestrali americani ed europei a confronto (Fonte: Thomson Reuters - I/B/E/S Refinity) Utili trimestrali americani ed europei a confronto (Fonte: Thomson Reuters - I/B/E/S Refinity)[/caption]
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