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Attese & Mercati – Settimana dal 6 aprile 2020

L’evoluzione della crisi da virus spinge gli economisti a rivedere al ribasso le stime sulla recessione, ma resta l’attesa di un rimbalzo nella seconda metà del 2020. Anche gli indicatori ‘high frequency’ segnalano peggioramento, mentre il virus riapre anche il dibattito sulla superiorità del ritorno di bond e azioni

di Virgilio Chelli 6 Aprile 2020 10:10
financialounge -

RECESSIONE ATTESA PIÙ PROFONDA MA GLI ECONOMISTI CONTINUANO A VEDERE RIMBALZO NEL 2020


La crisi da virus è piombata su mercati azionari che viaggiavano ai massimi perché stavano prezzando un recupero dell’economia globale, ora invece le principali economie sono entrate o stanno entrando in recessione. Quanto lunga e quanto profonda? Reuters prova a trovare una risposta con un sondaggio condotto tra il primo e il 3 aprile su oltre 50 economisti in Nord America, Europa e Asia, le cui risposte puntano a una contrazione globale dell’1,2% con una stima di -4,9% nello scenario peggiore per quest’anno, contro un’espansione dell’1,6% attesa appena tre settimane fa. La stima è il punto mediano tra due estremi di -6,0% e +0.7%. La maggioranza degli interpellati crede infatti che il massiccio stimolo monetario e fiscale messo in campo finora potrebbe non bastare a evitare la recessione, ma vede anche una caduta forte e temporanea seguita da un robusto rimbalzo nel terzo trimestre. Riguardo ai tempi di uscita, 11 economisti stimano 3-6 mesi, nove 6 mesi o più e due addirittura 1-2 anni. Per la sola economia americana le stime del PIL del primo trimestre sono state ridotte a -2,5% annualizzato seguito da una caduta del 20% nel secondo, contro attese di +0,7% e -5% solo poche settimane fa.

GLI INDICATORI SEGNALANO NUVOLE NERE A BREVE, MA L’ORIZZONTE RESTA POSITIVO


Si chiamano High frequency indicators, non c’entrano niente con gli High frequency trading che sono le transazioni di Borsa che si svolgono in una frazione di frazione di secondo, ma possono fornire una fotografia istantanea dello stato dell’economia. Si dividono in indicatori long leading, short leading, e coincidenti, vale a dire quelli che anticipano a lungo, quelli che anticipano a breve e quelli che danno un’istantanea. I primi comprendono i movimenti valutari a partire dal dollaro, i prezzi di commodity e di Borsa, gli indici ISM dei servizi e del manifatturiero, le richieste di sussidi di disoccupazione, il consumo di combustibili fossili, e i tassi bancari, quelli long comprendono tassi di interesse e relativi spread, il mercato della casa e i mutui, l’offerta di moneta e gli utili societari, mentre i coincidenti riguardano le prenotazioni di ristoranti e alberghi, i trasporti di cose e persone, lo shipping, la produzione di acciaio. Senza fare una lunga lista di numeri, possiamo dire che la settimana chiusa il 3 aprile ha registrato un nuovo minimo per molti indicatori coincidenti e short, mentre i long restano leggermente positivi. A conferma del fatto che la direzione a breve di economie e mercati è legata all’emergenza sanitaria, ma anche che il sentiment sul medio lungo resta positivo.

BOND E AZIONI AI TEMPI DEL VIRUS, LA VECCHIA LEZIONE DI WARREN BUFFETT È SEMPRE VALIDA


La crisi da virus ha riaperto l’eterno dibattito: conviene di più investire in bond o in azioni? Dipende. Comprare bond è più semplice, quasi tutti i momenti sono buoni, non quelli attuali però: i prezzi sono alle stelle e i rendimenti sottozero. Comprare azioni è più difficile, ma se ci si applica e si assume consapevolmente il rischio, non c’è dubbio che diano più soddisfazioni nel lungo termine. Girano in questi giorni studi, ripresi dal WSJ, che sostengono la superiorità dei bond, e a supporto prendono ad esempio come punto di partenza il minimo post bolla di Internet dello S&P 500 di ottobre 2002 e come punto di arrivo il minimo post Lehman di marzo 2009, in questo caso il ritorno delle azioni è stato intorno a zero mentre il T-bond avrebbe reso il 36%. Ma se invece si parte da marzo 2009 e si arriva ad oggi, nonostante la violenta correzione da virus, resta comunque un ‘interessante’ aumento di valore di oltre il 250% dello stesso S&P 500. La lezione è che le serie storiche possono raccontare la realtà che si vuole, se si sceglie bene il periodo di riferimento a sostegno della propria tesi. Per decidere se i prezzi scontati dal virus possono essere un buon punto d’ingresso sulle azioni meglio affidarsi a Warren Buffett: se sei un consumatore regolare di qualcosa, hamburger ad esempio, quando il prezzo scende sei contento perché puoi comprarne di più con gli stessi soldi. Purtroppo molta gente non la pensa così sulle azioni, meno costano e meno piacciono. Evidentemente, vista la quantità mostruosa di azioni che ha accumulato, per lui vale il contrario, come per gli hamburger.
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