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trimestrali Usa

Attese & Mercati – Settimana dal 27 gennaio 2020

Per Powell comincia un anno complicato perché dovrà provare a resistere alla pressioni di Trump sui tassi. Il Senato si prepara a votare sull’impeachment, ma il tormentone sembra destinato a durare fino a novembre. A Wall Street arrivano le trimestrali dei colossi tech

di Virgilio Chelli 27 Gennaio 2020 09:34
financialounge -  trimestrali Usa

DOPO LA BCE TOCCA ALLA FED, FORSE POWELL POTREBBE CHIEDERE CONSIGLIO A LAGARDE


Meno di una settimana dopo la performance della ‘volpe’ Christine Lagarde, che sembra riuscita a blindare per un anno intero con la scusa della ‘revisione strategica’ il set di politica monetaria lasciatole in eredità da Mario Draghi, tocca al suo omologo americano Jay Powell, che mercoledì 29 gennaio dovrà dare la linea, o almeno indicare il tono di voce, della Fed nel 2020. Ha già detto che resterà nell’attuale modalità di pausa, dopo la tripletta di ribassi della seconda metà del 2019, per parecchio tempo. L’anno elettorale oltretutto consiglia l’astensione da decisioni sui tassi, per non essere accusati di favorire questo o quel candidato alla Casa Bianca, a cominciare dal favorito e attuale inquilino Donald Trump. Ma il problema di Powell è proprio che Trump non considera l’attuale livello dei tassi sui Fed Fund, all’1,75%, abbastanza benevolo per consentire a economia e Wall Street di continuare a correre fino a novembre, garantendogli così la rielezione. E si può stare certi che continuerà a ricordarlo a Powell a suon di tweet, che si intensificheranno man mano che novembre si avvicina. Forse una telefonata a Francoforte ci starebbe, Jay potrebbe chiedere a Christine: come si dice ‘revisione strategica’ in americano?

SENATO USA VERSO IL VOTO SULL’IMPEACHMENT MA IL TORMENTONE DURERA’ FINO AL 3 NOVEMBRE


Il Senato degli Stati Uniti ha iniziato il conto alla rovescia per arrivare al voto sul procedimento di impeachment contro il presidente Donald Trump chiesto dalla Camera dei Rappresentanti controllata dai Democratici, che potrebbe arrivare già venerdì 31 gennaio. In questo caso, con un probabile proscioglimento nelle carte vista la maggioranza repubblicana al Senato, Trump farebbe in tempo a tenere come previsto il 4 febbraio il suo discorso sullo Stato dell’Unione. Altrimenti chiederà un rinvio. Tanto il discorso l’ha già fatto a Davos, rivendicando i successi dell’economia e della Borsa americana, il primato militare e geopolitico, la risposta tutta americana al cambiamento climatico, fatta di innovazione tecnologica e non di arretramento industriale. Manca solo la ciliegina sulla torta, vale a dire il proscioglimento dalle accuse di impeachment. Ma la storia non finirà con il voto del Senato e andrà avanti fino al 3 novembre, quando si va a votare per il nuovo mandato presidenziale. I Democratici hanno già fatto capire che non daranno molto credito al voto dei senatori repubblicani e porteranno le accuse davanti al ‘tribunale del popolo’ quando andrà a votare. Per Trump sembra un gioco facile, per i Democratici un gioco obbligato, visto che sugli altri fronti, a cominciare dall’economia, finora c’è poco da criticare.

A WALL STREET ARRIVANO LE TRIMESTRALI DEI COLOSSI TECH, OLTRE AI FAANG ANCHE TESLA E MICROSOFT


Dopo quelle dei big del credito, a Wall Street arrivano le trimestrali dei colossi dell’high tech, meglio noti come FAANG, anche se Netflix è già uscita battendo le attese ma deludendo sulla guidance per il 2020. In settimana arrivano gli altri colossi che insieme vengono valutati in Borsa qualcosa come 4.000 mld di dollari. Il 28 gennaio esce Apple, la star del gruppo, con attese di una crescita di quasi il 9% degli utili, mentre il giorno dopo tocca a Facebook, che dovrebbe riportare un aumento di oltre il 6%. Sempre il 29 sono di scena Tesla e Microsoft, anche se non rientrano nella sigla FAANG, mentre il 30 è la volta di Amazon, con un’attesa di crescita degli utili vicina al 20%. Per Alphabet, la holding di Google, bisogna aspettare febbraio. Data la dimensione dei titoli in questione, l’impatto ci sarà su tutto il listino. Certo che la corsa degli ultimi mesi è stata sfrenata, solo da ottobre alcuni FAANG sono cresciuti tra il 20 e il 40%, contro il rispettabilissimo 11% messo a segno dallo S&P 500. Se ci fossero delusioni impatterebbero probabilmente tutto il mercato.

[caption id="attachment_151429" align="alignnone" width="482"]I Faang non corrono tutti alla stessa velocità I Faang non corrono tutti alla stessa velocità[/caption]

 
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