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Attese & Mercati – Settimana dal 26 agosto 2019

L’economia Usa prosegue in salute anche nel terzo trimestre, con un Pil che punta al 2,2% di crescita. Ma continua la ricerca a tutti i costi di segni di recessione: dopo l’inversione della curva tocca ai caravan

di Redazione 26 Agosto 2019 09:31

L’ECONOMIA USA TIRA NONOSTANTE LA FRENATA MANIFATTURIERA


Nonostante le presunte avvisaglie di recessione - ultima avvistata un indice dell’attività manifatturiera americana scivolato nella lettura preliminare di agosto sotto quota 50 per la prima volta in 10 anni, per la precisione solo di un decimo di decimale - tutti gli indicatori segnano bel tempo per l’economia americana. Indicatori che la Fed di Atlanta cifra nel suo ormai celebre GDPNowin una previsione di crescita del PIL del 2,2% nel terzo trimestre. La quantità di merci trasportate dai tir sulle autostrade americane è aumentata del 7% a luglio segnando un nuovo record storico, così come le vendite al dettaglio, salite sempre a luglio dell’1,6%, nonostante il calo dei consumi di carburante. L’indice elaborato da Citi che traccia le sorprese positive che emergono dal flusso dei dati economici americani rispetto alle attese è ai massimi da inizio anno, come mostra il grafico qui sotto.



FONTE: BESPOKE

LA RICERCA DISPERATA DI SEGNI DI RECESSIONE NON RISPARMIA NEANCHE I CARAVAN


Ma i pundit, espressione che potremmo tradurre in "sapientoni", non si stancano di cercare come cani da tartufi indizi che segnalino una recessione in arrivo. In questo gli dà una mano Donald Trump, che con il suo bombardamento di tweet contro la Fed di venerdì 23 ha fatto fare un tonfo di oltre 600 punti all’indice Dow Jones e contribuito a invertire la curva dei tassi americani per la seconda volta dopo l’episodio di metà agosto. I nostri pundit ora hanno scovato un segno di recessione imminente nei dati delle consegne di Recreational Vehicles, banalmente caravan, da parte dei produttori dell’Indiana, considerata la ‘capitale’ di questo tipo di veicoli. Da inizio anno le consegne di RV sono cadute del 20%, con produttori come Thor Industries costretti a ridurre la produzione. Il dato si aggiunge a quello delle vendite totali di auto, in flessione a luglio dell’1,8% sull’anno, altro segnale di economia in contrazione. I produttori di RV vedono vendite in calo del 14% per l’intero 2019. Per onestà, gli stessi pundit ammettono che le consegne di RV sono cadute cinque volte negli anni dal 1981, ma solo tre volte la caduta è stata seguita da una recessione. Nell’area dell’Indiana dove si producono gli RV, Elkhart County, la disoccupazione è salita a giugno al 3% dal 2,8% un anno prima, decisamente numeri da recessione!

DEBITO SEMPRE PIU’ LONGEVO, PUNTA ALL’ETERNITA’


Le aspettative di vita si allungano sul pianeta terra, e così fanno anche le emissioni di debito, soprattutto quello degli stati sovrani. Con una porzione sempre più vasta di debito che "rende" tassi negativi nel mondo, la tentazione di indebitarsi sempre più a lungo è forte. Tanto forte da indurre il Tesoro americano a prendere in considerazione il lancio di un bond a 100 anni e a mettere sul sito venerdì 23 agosto un post che avverte che sta esplorando l’appetito del mercato per scadenze tra il mezzo secolo e il secolo pieno. Il timore è che la domanda sia debole, come è successo recentemente con il 30-anni della Germania, il primo della storia a tassi sotto-zero, che ha fatto flop.Il segretario al Tesoro Steve Mnuchin aveva lanciato l’idea già due anni fa, ma poi aveva fatto marcia indietro perché il Borrowing Advisory Committee lo aveva avvertito che c’era poco interesse per scadenze oltre I 30 anni.Ora le cose potrebbero essere cambiate. Diversi paesi si sono avventurati sulle scadenze secolari, come il Messico, il Belgio, l’Irlanda e anche il Canada, che però si è contentato dei 50 anni. Negli ultimi due anni l’Austria si è cimentata due volte sul mercato dei bond secolari, spuntando un rendimento del 2,1% nel 2017 e dell’1,17% quest’anno, solo 50 punti base in più rispetto alla scadenza a 30 anni. Chi compra bond a così lunga scadenza evidentemente non prevede di tenerli in portafoglio per un secolo, magari spera soltanto che i tassi scendano ancora e i prezzi salgano per rivenderli con un capital gain. Il problema è: di qui a 100 anni, chi resterà con il cerino in mano?
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