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Attese & Mercati – Settimana dal 17 giugno 2019

In arrivo una raffica di indicatori che potrebbe confermare le attese di tagli della Fed. Intanto prende piede la teoria monetaria ‘moderna’, che aggiusta tutto stampando soldi. Gli strumenti per capire se a Wall Street il prezzo è giusto

di Redazione 17 Giugno 2019 09:47

IL MERCATO SCRUTA POSSIBILI SEGNI DI RECESSIONE


Non solo banche centrali, ma anche molti indicatori economici in arrivo in settimana, che i mercati scruteranno soprattutto per scorgere segnali di possibili recessioni in arrivo, che rafforzerebbero le attese di una raffica di tagli dei tassi della Fed. Si comincia martedì con i dati sul mercato immobiliare cinese e l’indice tedesco Zew sulla fiducia nell’economia, seguito giovedì dall’indice sulla fiducia dei consumatori nell’Eurozona a giugno e da quello elaborato dalla Fed di Filadelfia sul sentiment dei consumatori americani. I dati più importanti arrivano alla fine della settimana e riguardano la prima lettura degli indici Pmi manifatturieri nelle tre principali aree: Usa, Eurozona e Cina. Quando segnano sopra 50 l’attività è in espansione, sotto in contrazione. Come si vede dal grafico qui sotto finora fanno eccezione solo gli Stati Uniti, anche se la tendenza punta a sud.

[caption id="attachment_143366" align="alignnone" width="482"]Indici Pmi manifatturieri in Usa, Eurozona e Cina (Fonte: Thomson Reuters) Indici Pmi manifatturieri in Usa, Eurozona e Cina (Fonte: Thomson Reuters)[/caption]

MMT, SE NE PARLA MOLTO MA POSSONO PERMETTERSELA IN POCHI


Si chiama Mmt o MP3, sigle che vogliono dire rispettivamente Modern Monetary Theory o Monetary Policy 3, ed indicano in generale l’idea che tutti i problemi si risolvano stampando moneta. È diventato l’argomento principale di discussione su molti blog e outlet finanziari online, anche se l’idea è tutt’altro che recente. La sua formulazione risale al 1905 quando l’economista tedesco Georg Friedrich Knapp teorizzò che la moneta non fosse una creazione del mercato per avere un’unità di misura, ancorata a una commodity fisica come l’oro o l’argento, su cui regolare gli scambi commerciali, ma un semplice pezzo di carta il cui valore deriva esclusivamente dall’autorità che lo stampa, cioè lo Stato. Niente di nuovo sotto il sole, la pensavano così anche gli imperatori romani, ma l’idea è tornata di attualità dopo i vari Qe con cui le banche centrali di tutto il mondo hanno affrontato la Grande Crisi. E ora che anche la Fed americana sta abbandonando l’idea di tornare alla normalità storica del costo del denaro, la politica monetaria ‘moderna’ sta facendo sempre più adepti. In pratica la Mmt sgancia la creazione di moneta dalle entrate fiscali. È un lusso che finora al mondo pochi possono permettersi, tipo Stati Uniti e Giappone, mentre quando ci provano altri, mettiamo Turchia o Argentina, e nel suo piccolo anche l’Italia, vengono bastonati dai mercati.

PER I FONDAMENTALI SOCIETARI WALL STREET SEMBRA IN SALUTE


Tra gli indicatori più utilizzati per valutare la congruità del prezzo di mercato delle azioni quelli più diffusi sono sicuramente il Pe e l’Eps. Il primo misura quale multiplo degli utili attuali o attesi viene prezzato nella quotazione di un titolo. Oggi ad esempio i prezzi dei titoli che compongono lo S&P 500 sono in media a un multiplo di poco più di 21 volte gli utili, in linea con gli ultimi 18 mesi e sotto i livelli elevati toccati tra fine 2017 e inizio 2018. Un Pe basso non vuol dire che un titolo o un indice siano da comprare, e un Pe alto non vuol dire per forza che sia da vendere. Magari indica solo, come tra 2008 e 2009, che i prezzi sono crollati verticalmente facendo schizzare i Pe a livelli altissimi, ma allora chi ha comprato ha fatto un ottimo affare. Viceversa Pe molto bassi possono indicare livelli insostenibili degli utili. Forse più preciso e veritiero è l’Eps, vale a dire il valore dell’utile come porzione del prezzo di un’azione o di un indice. Il grafico qui sotto, che rappresenta il Pe considerando lo S&P 500 come se fosse un titolo, mostra un mercato in salute, che incorpora nei prezzi una quota in incremento di utili, con la prospettiva di un’accelerazione nel 2020 dopo la stabilità del 2018-19. Il 2018 in particolare è stato un anno che si è chiuso a somma zero in termini di indici e prezzi medi a Wall Street, mentre gli Eps hanno viaggiato ben sopra la media degli ultimi anni.

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