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Attese & Mercati – Settimana dal 16 marzo 2020

Dopo il taglio d’emergenza della Fed, c’è chi pensa che possa comprare anche azioni. Il circolo vizioso petrolio-virus impatta i bond dei produttori di shale americani, ma non c’è rischio domino. Bitcoin dei misteri, nella settimana di altissima volatilità perde il 40%

di Virgilio Chelli 16 Marzo 2020 09:19
financialounge -

LA FED POTREBBE ADDIRITTURA COMPRARE AZIONI DOPO L’ULTIMO TAGLIO?


Dopo la catastrofe comunicativa dell’avvocatessa Lagarde, che alla fine ha ottenuto l’effetto opposto delle sue parole sullo spread, con l’Europa corsa in soccorso dell’Italia, è stata la volta della Fed di Jay Powell, che ha mandato in scena la replica del taglio d’emergenza del 3 marzo riducendo di un punto pieno i tassi dei Fed Funds, portandoli a 0-0,25%, un livello che si pensava venisse raggiunto tra qualche mese. Abbassare i tassi non serve a contrastare il virus, ovviamente, ma serve a dare ossigeno alle imprese più impattate dall’effetto dell’epidemia e a dare un ulteriore segnale di attenzione a Wall Street. Ma forse la Fed potrebbe fare di più. Ad esempio non limitarsi a comprare titoli del Tesoro ma anche corporate bond e magari perfino azioni a Wall Street. Eric Rosengren, capo della Fed di Boston, qualche giorno fa ha detto che andrebbe consentito alla Fed di acquistare una gamma più ampia di titoli e asset. Banca del Giappone già lo fa, oggi la Fed non può senza un’esplicita autorizzazione del Congresso. La materia è controversa, ma nel clima di panico attuale l’autorizzazione potrebbe anche arrivare.


CIRCOLO VIZIOSO TRA CALO PETROLIO E EMERGENZA VIRUS, MA RISCHI LIMITATI PER I BOND DEI PRODUTTORI USA


Con il virus emergenza globale non c’è spazio in prima pagina per il prezzo del petrolio, ma da quando è precipitato per la guerra dei prezzi dichiarata dai sauditi WTI e Brent non schiodano dall’area dei 30 dollari al barile. E si moltiplicano anche le preoccupazioni per i produttori americani di shale oil, i più colpiti dal prodotto messo sul mercato a prezzi stracciati dagli arabi, che oltretutto si sono molto indebitati per finanziare l’estrazione con la tecnica del fracking. C’è il rischio di una catena di default sui bond high yield delle società petrolifere americane che vada a impattare le banche? Nel 2015-16, quando i prezzi finirono a 26 dollari non ci fu una crisi significativa. Oggi il calo petrolio si aggiunge al panico da virus, ma le banche sono molto meno esposte al settore energetico, dove le big americane hanno allocato meno del 3% del proprio portafoglio. Quello che sembra abbastanza evidente è che tra virus e petrolio si è innescato un circolo vizioso: la crisi epidemica intacca consumi e investimenti, il che si traduce in un rallentamento dell’economia e magari anche nello scivolamento in una recessione tecnica, e serve meno petrolio per far girare il motore della produzione globale.


BITCOIN IN CERCA DI UNA PARTE IN COMMEDIA, NELLA SETTIMANA DI MASSIMA VOLATILITÀ PERDE IL 40%


Se c’è chi mette in discussione lo status di bene rifugio dell’oro, che pur viaggiando a livelli elevati non è schizzato nelle ultime settimane di volatilità da virus, il Bitcoin sicuramente sta mostrando poco appeal come alternativa al metallo giallo nello stesso ruolo. Nella settimana ad altissima volatilità chiusa il 13 marzo la criptovaluta ha perso circa il 40% e anche negli scambi del weekend ha continuato a scambiare poco sopra i 5.000 dollari mentre le sorelle minori Ethereum e XRP non hanno fatto molto meglio. Un comportamento più simile a quella delle azioni più vulnerabili che a un bene rifugio. Rispetto ai massimi vicini a 20.000 dollari di fine 2017 il Bitcoin è sotto del 70%. C’è chi non si arrende e prevede un rapido rimbalzo a 10.000 dollari per tornare a 20.000 per fine anno. Peggio ancora del prezzo ha fatto la capitalizzazione, scesa sotto 100 miliardi di dollari dal record di oltre 240 miliardi. Certo, per chi ci ha scommesso 3 anni fa, comprando intorno ai mille dollari e non si è mosso, resta un ottimo affare. Ma quanti sono entrati sui massimi abbagliati dai titoli di giornale e sono fuggiti nel panico sui minimi?

 

 
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