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Attese & Mercati – Settimana dal 16 dicembre 2019

Trump si aggiudica il primo round della guerra dei dazi e archivia una settimana stellare. Rimossi i due macigni di incertezza della Brexit e del commercio, l’economia globale sembra pronta a ripartire. Intanto in Italia il caso della Popolare di Bari provoca nuove convulsioni sui salvataggi bancari

di Redazione 16 Dicembre 2019 09:41
financialounge -

TRUMP ARCHIVIA SETTIMANA STELLARE E SEPPELLISCE IL MULTILATERALISMO COMMERCIALE


Per Donald Trump poteva essere la peggior settimana della sua presidenza, con l’impeachment brandito dai democratici in Congresso, e invece è da incorniciare come forse la migliore. Dopo 20 mesi di guerra dei dazi i due contendenti firmano non proprio la pace ma una tregua intermedia che impegna la Cina a comprare almeno 40 miliardi di dollari di prodotti agricoli americani l’anno, rafforza la protezione ai diritti di proprietà intellettuale USA e mette al bando il trasferimento forzato di tecnologie a carico delle corporation a stelle e strisce. In cambio Washington rinuncia alla nuova escalation tariffaria da 156 miliardi di dollari sui beni cinesi che doveva scattare il 15 dicembre e taglia le altre barriere tariffarie introdotte a settembre, ma lascia in piedi i dazi del 25% su quasi la metà delle importazioni cinesi, che valgono circa 250 miliardi di dollari. Sembra decisamente la pietra tombale sul multilateralismo. La globalizzazione riparte ma è diventata un’altra cosa. Non è più una lotteria dove vincono tutti ma una guerra, per ora senza cannonate, con vincitori e vinti.


L’ECONOMIA GLOBALE PRONTA A RIALZARE LA TESTA CON LE BANCHE CENTRALI IN PAUSA


Allora, guerra dei dazi e Brexit sono state rimosse dal tavolo delle incertezze che hanno preoccupato mercati e investitori per molto tempo, nel primo caso bisogna aggiungere un ‘almeno per ora’. Ma tant’è. E le banche centrali, dalla Fed alla Bce, possono permettersi una pausa che potrebbe durare fino al fatidico 3 novembre del 2020, quando gli americani andranno a votare. Intanto dall’economia cinese arrivano segni di vitalità, le previsioni per la crescita del PIL americano nel quarto trimestre puntano a un rotondo 2%, secondo l’ultima stima GDPNow della Fed di Atlanta datata 13 dicembre, e le attese sull’economia rilevate dagli indicatori di fiducia mostrano anche in Europa un netto miglioramento, come si vede nella chart qui sotto.

[caption id="attachment_149052" align="alignnone" width="294"]Il rimbalzo della fiducia nell’economia in Europa (Fonte: Bespoke) Il rimbalzo della fiducia nell’economia in Europa (Fonte: Bespoke)[/caption]

Evidentemente anche nel vecchio continente gli anni della cura Draghi cominciano a produrre qualche effetto anche sull’economia reale e la sua succeditrice Christine Lagarde può dedicarsi alla revisione della politica monetaria che ha annunciato giovedì 12 dicembre e che durerà per tutto il 2020.


POPOLARE DI BARI NUOVO PSICODRAMMA BANCARIO ITALIANO. FORSE LA RIFORMA DEL MES SERVIVA


Ma come: il MES riformato non era il cavallo di Troia che avrebbe costretto l’Italia, che le sue banche ormai le ha messe a posto con i suoi soldi, a salvare le banche tedesche con i soldi del contribuente italiano? Il caso della Popolare di Bari, commissariata da Bankitalia come Etruria e le altre saltate quasi 5 anni fa, sta costringendo il governo a prendere in considerazione il salvataggio di Stato tra mille contrasti, sembra raccontare una storia diversa. E non è il solo caso. In mezzo al guado c’è anche Carige, mentre il Monte dei Paschi deve ancora uscire dal percorso che ha visto sempre lo Stato entrare come principale azionista. Anche in Germania stanno salvando la NordLB di Hannover con soldi pubblici, ma non è un caso su cui rischia di cadere il governo. Il problema è che in Italia se salta una banca rischiano di farsi male i piccoli risparmiatori, in Germania no perché lo Stato centrale e federale è pieno di soldi. Se ci fosse un fondo europeo destinato allo scopo, come previsto dal MES riformato, forse tutto sarebbe più semplice.
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