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Attese & Mercati – Settimana dal 10 giugno 2019

Stanno partendo diversi conti alla rovescia, da quello per il prossimo ribasso della Fed nuova versione, che trasforma in buone le cattive notizie, e quello per il G20 di Osaka da cui potrebbe uscire l’armistizio sui dazi o partire una guerra guerreggiata

di Redazione 10 Giugno 2019 09:50

LA MAGIA DELLA FED COMINCIA A FARE EFFETTO


Su Financialounge qualche giorno fa abbiamo scritto della nuova e forse pericolosa magia inventata dalla Fed di Jay Powell, quella di trasformare in buone (per Wall Street) le cattive notizie. Dopo nemmeno quarantott’ore è arrivata puntuale la conferma, con il dato molto peggiore delle attese sulla creazione di lavoro a maggio, solo 75.000 nuovi posti contro i 180.000 attesi, che è stato festeggiato con un bel rialzo dalla Borsa di New York. Forse per creare più lavoro serve un costo del denaro più basso, e sono aumentate le scommesse dei traders sui futures dei Fed Funds, che ormai scontano due ribassi in corso d’anno se non tre. Il primo è dato praticamente per certo entro luglio, ma molti se lo aspettano già dal Fomc del 18-19 giugno. Se così fosse ne potrebbe seguire un altro il 17-18 settembre e magari un altro il 10-11 dicembre come regalo natalizio per il presidente Trump. Ma ora come la mettiamo con le buone notizie, come l’accordo raggiunto in extremis tra Usa e Messico sulla revoca dei dazi? Oppure con il dato sull’inflazione americana di maggio che esce mercoledì?


SONO I DAZI IL FRENO A MANO TIRATO DELL’ECONOMIA GLOBALE


Quanto sta rallentando l’economia globale, e soprattutto perché? L’indicatore che meglio aiuta a trovare una risposta sono gli indici PMI, ricavati nelle principali economie ascoltando le previsioni dei manager degli acquisti delle imprese. A differenza del PIL, che ci racconta quello che è successo qualche mese fa, il PMI ci dice cosa (i manager acquisti pensano che) succederà. Il PMI si divide in servizi e manifatturiero, oltre all’indice generale. Sopra 50 segna espansione, sotto contrazione. JP Morgan ne propone una versione globale, riprodotta nel grafico qui sotto, che nella componente manifatturiera a maggio è scivolata appena sotto 50, ai minimi dal 2012, mentre l’indice generale resta sopra.

[caption id="attachment_143152" align="alignnone" width="477"]Indice Pmi global di Jp Morgan (indice composito linea marcata, manifatturiero linea sottile scura, servizi linea sottile chiara) Indice Pmi global di Jp Morgan (indice composito linea marcata, manifatturiero linea sottile scura, servizi linea sottile chiara)[/caption]

Ma se andiamo a leggere dentro il numero generale, vediamo che sono solo due le componenti sotto 50: i nuovi ordini dall’estero e gli ordini inevasi, che hanno comunque a che fare con le esportazioni. I numeri dicono che il freno a mano tirato si chiama guerra dei dazi, non tanto nei suoi effetti attuali, ma in quanto fattore che incide sulle decisioni delle imprese. Se il problema venisse rimosso, sarebbe una buona notizia per l’economia globale. Ma magari una cattiva notizia per chi scommette su una raffica di ribassi dei tassi da parte della Fed.


SULLA GUERRA DEI DAZI SOLO PRETATTICA AL G20 DI OSAKA


Per sapere come va a finire sui dazi bisogna aspettare un po’ di più che per il taglio della Fed, ma non troppo. Trump ha detto che deciderà sul confronto commerciale con i cinesi probabilmente subito dopo il G20 dei capi di Stato e di Governo che si tiene a Osaka il 28-29 giugno, e lo ha fatto in occasione dell’annuncio del ritiro dei dazi contro il Messico dopo le ‘misure forti’ decise contro l’immigrazione dai paesi dell’America centrale verso il grande vicino degli Stati Uniti. Sempre in Giappone, nel weekend, si è concluso a Fukuoka il G20 dei ministri delle Finanze, ma sui dazi ci si è limitati ha esprimere preoccupazione per il rischio che i conflitti commerciali si intensifichino, mentre il segretario USA al Tesoro Mnuchin ha chiesto ai cinesi di tornare al tavolo delle trattative se vogliono evitare nuove punizioni tariffarie. L’americano ha anche incontrato il suo omologo italiano Tria, che ai giornalisti che lo inseguivano solo per chiedergli dei minibot ha risposto di aver già dato parere negativo.
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