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Attese & Mercati – Settimana dall'1 luglio 2019

L’azionario Usa si prepara all'estate con in tasca il miglior giugno da un quarto di secolo. Ora la Fed deve stare attenta a non trasmettere troppo entusiasmo a Wall Street. Intanto il confronto commerciale Usa-Cina sembra destinato a spostarsi sul fronte valutario

di Redazione 1 Luglio 2019 09:48

WALL STREET SI PREPARA ALLE VACANZE DOPO IL MIGLIOR GIUGNO DAL 1995


Dopo il classico ‘Sell in May’, Wall Street archivia il miglior giugno dal 1995 con l’indice S&P 500 che ritocca per l’ennesima volta il record storico. Per la cronaca Seeking Alpha ricorda che dal 2013 è successo ben 210 volte. Ora si riparte per navigare la seconda metà dell’anno sulla scorta della tregua, anche qui l’ennesima, concordata tra Trump e Xi in materia di dazi al G20 di Osaka. Una spinta teoricamente positiva ma anche molto scontata. Il mercato americano nella prima metà del 2019 ha già messo in cascina un rialzo di oltre il 17%, e non è in solitaria. Anche le Borse di Russia e Svizzera sono ai massimi di 53 settimane mentre in Europa, nonostante le contorsioni politiche, lo STOXX 600 è in rialzo da inizio ano di un rispettabile 13% e passa. Gli azionari emergenti hanno rimbalzato dal trend negativo del 2018 e anche la Cina si muove in laterale. Sembra proprio che a questo punto una bella pausa estiva di riflessione possa starci tutta. Il 4 luglio, la festa americana dell’Indipendenza, segna anche l’inizio della stagione vacanziera, che si concluderà solo con il Labor Day che quest’anno cade lunedì 2 settembre.

IL RISCHIO PER LA FED È SPINGERE IL MERCATO IN EUFORIA ESTIVA


Il dato sulla creazione di nuovi posti di lavoro a giugno verrà pubblicato dal Bureau of Labor Statistics americano venerdì 5 luglio, quando ci saranno più trader e broker intenti ai barbecue nel lungo weekend dell’Independence Day che nelle loro postazioni a Wall Street. Eppure è un numero che la Fed guarda con grande attenzione, soprattutto la componente salariale, e che potrebbe essere determinante per il FOMC del 30-31 luglio, quando Jay Powell e colleghi dovranno decidere se e di quanto abbassare i tassi. A maggio il numero di nuovi posti creati è stato molto deludente, per la seconda volta quest’anno sotto 100.000, livello ritenuto necessario per mantenere gli occupati in linea con l’ingresso delle nuove generazioni sul mercato del lavoro. Il mercato non si chiede tanto ‘se’ la Fed abbasserà, i futures sui Fed Fund puntano a probabilità del 100% di un ribasso di ¼ di punto, ma ‘quanto’. Sempre i futures danno un 26% di possibilità che arrivi un ½ punto rotondo. Il rischio che Powell deve valutare è quello di iniettare troppa euforia in un azionario già in clima estivo e magari più propenso a pericolosi surriscaldamenti. Le pressioni di Trump probabilmente non lo aiutano a tenere la mente fredda.

VALUTE E NON PIÙ DAZI PIATTO FORTE DEL CONFRONTO USA-CINA


Donald Trump ha ereditato una Fed con molti posti vuoti nel Board, e gliene sono rimasti ancora due da riempire. Una delle candidature più accreditate è quella di Judy Shelton, 63 anni, con un CV che ne farebbe l’aspirante ideale a un posto nella Banca Centrale Russa. Infatti, anche se americana, siede nel Board della Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo, fondata nel 1991 per sostenere la transizione al capitalismo dell’ex blocco sovietico. Un posto che le ha assegnato proprio Trump dopo averla avuta come advisor di economia internazionale in campagna elettorale. Più che sui tassi di interesse, la Shelton si focalizza sull’uso ‘politico’ delle valute, ed ha dichiarato qualche giorno fa al WSJ che “quando i paesi ingaggiano svalutazioni competitive per ottenere un vantaggio sui partner commerciali, allora non è più competizione. E’ barare”. Il tema delle manipolazioni valutarie è stato troppo sottovalutato per troppo tempo, dice la Shelton, ricordando che gli operai dell’industria dell’auto americani negli anni Ottanta dicevano: possiamo competere con i migliori al mondo, ma non con la Banca del Giappone. Sembra proprio che sul tavolo del confronto USA-Cina la parola ‘valute’ sia destinata a sostituire i termini ‘dazi’ e ‘tariffe’.
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