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Perché adesso l'argento ha più potenziale dell'oro

I metalli preziosi costituiscono una valida "polizza" contro le turbolenze di Borsa, ma mentre i prezzi dell’oro distano attualmente il 30% dal picco del 2011 quelli dell’argento sono lontani del 65%

20 Marzo 2019 09:40

Le quotazioni dell'argento sono risalite di oltre due punti percentuali dall’inizio dell’anno ma restano comunque molto basse, non solo rispetto al picco del 2011 ma anche rispetto ai prezzi di giugno dello scorso anno. Cosa potrebbe farle risalire? La paura di una guerra, un default di grande impatto sul sistema finanziario, l’inflazione, disordini civili e tutto ciò che mina la fiducia dei mercati. Una settimana dopo il fallimento della banca d’affari Lehman Brothers ,nel 2008, i metalli preziosi erano aumentati del 15%. Tre anni dopo, al culmine della crisi del debito pubblico europeo, quando il debito di Paesi come l’Italia, l’Irlanda, la Spagna, il Portogallo e la Grecia si temeva diventasse spazzatura, l'argento era più che quadruplicato, mentre l'oro aveva registrato un apprezzamento del 250%.

PRIVILEGIARE L’ARGENTO


Nei primi due mesi e mezzo del 2019 la paura di un collasso finanziario è diminuita, così come i prezzi di entrambi i metalli preziosi: l’oro oscilla intorno a 1.300 dollari l’oncia mentre l’argento staziona poco al di sopra dei 15 dollari. È tempo di comprare a questi prezzi? Secondo alcuni analisti la risposta è affermativa ma non per le ragioni che si potrebbero pensare e, soprattutto, privilegiando l’argento. Scopriamo insieme perché.

LE IMPLICAZIONI DEL QE DELLA FED


Attualmente sono in pochi a temere una fiammata dell’inflazione, ma subito dopo la Grande Recessione, quando la Federal Reserve ha intrapreso il suo programma di allentamento quantitativo (Qe) per far ripartire l'economia, molti erano preoccupati che i prezzi al consumo avrebbero potuto risalire. Con la disoccupazione che nel 2009 aveva raggiunto il 10%, la Fed ha inondato il mercato di liquidità e allentato il credito, portando a zero i tassi di interesse a breve ed acquistando titoli di Stato e mutui a lungo termine in quantità senza precedenti. Secondo l'analisi economica di base, un eccesso di dollari sul mercato dovrebbe portare all'inflazione. Tuttavia, gli ultimi nove anni hanno smentito tale tesi: la disoccupazione è ora sotto il 4% mentre l'inflazione rimane sotto controllo. Comprare metalli preziosi per proteggersi dall'inflazione oggi non sembra sensato.

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IL PROSSIMO CHOC


Il problema è che nessuno sa quando colpirà il prossimo choc monetario. L'innesco potrebbe essere il fallimento imprevisto di una grande multinazionale che ha assunto troppo debito e, secondo i bene informati, ce ne sono molte tra quelle in portafoglio agli investitori di private equity. Più in generale i prezzi al consumo potrebbero aumentare quando meno ce lo aspettiamo. Se si ripercorrono le previsioni del passato, gli economisti hanno previsto il successivo terremoto finanziario soltanto quando questo si è materializzato e, pertanto, quando era troppo tardi per correre ai ripari.

MASSIMO 5% IN PORTAFOGLIO


In quest’ottica, i metalli preziosi assomigliano a una polizza di assicurazione. Si pagano i premi prima che il disastro colpisca, sperando che di non averne mai bisogno. Un piccolo investimento in argento e oro, intorno al 5% del portafoglio, ha lo stesso scopo. Di solito si deve acquistare un'assicurazione quando i premi sono bassi e mantenere la copertura, lasciandola garantire la protezione in modo da dormire sonni tranquilli.

COME UNA POLIZZA


Detto questo, osservando le attuali quotazioni quelle dell'argento appaiono un affare molto migliore rispetto all’oro. L’argento infatti è sotto oltre il 65% rispetto al picco del 2011, mentre l'oro è distante il 30% circa. Come dire che l'assicurazione dell’argento in portafoglio è a buon mercato: se già lo si possiede vale la pena mantenerlo mentre se ne si è sprovvisti si può procedere con l’acquisto. Senza tuttavia esagerare. Il fatto che le sue quotazioni distino il 65% dai massimi del 2011 non significa che il prezzo sia destinato inevitabilmente a salire e a recuperare tale gap. E’ soltanto la conferma che si tratti di una polizza oggi a buon mercato ma non si sa se e quando scatterà la sua protezione.
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