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Aramco resta protagonista della finanza saudita anche se l'IPO è sfumata

Il problema di Riyadh è far crescere un fondo sovrano grande il doppio di quello norvegese, ma la quotazione si è rivelata una strada rischiosa. Prima il principe della corona bin Salman dovrà districare la ragnatela delle proprietà miliardarie saudite.

24 Agosto 2018 07:50
financialounge -  Aramco IPO Mohammad bin Salman petrolio quotazione in Borsa http://www.saudiaramco.com/en/home/news-media/media-gallery/downstream.html

Doveva essere la più grande IPO di tutti i tempi ma per ora è stata messa nel cassetto, il gruppo incaricato di studiare l’offerta di azioni è stato sciolto, anche se il governo saudita ha subito precisato che lo sbarco di Aramco in uno dei grandi listini del pianeta è solo rinviato e non abbandonato. Cosa c’è dietro? Previsioni di ribasso del prezzo del petrolio? Timore di esporre un asset vitale per il regno arabo a problemi legali, come nel caso di quotazione a Wall Street e possibili richieste di risarcimento per l’11 settembre? Ricerca di investitori che potrebbero essere disposti a pagare un prezzo più alto di quello della possibile IPO in cambio di forniture assicurate a lungo termine di petrolio, come i cinesi? Oppure avere le mani libere per fare investimenti importanti, come l’acquisto per $70 mld del gruppo petrolchimico Sabic, sempre saudita, o una quota in Tesla che Elon Musk vuol far tornare privata?

IL PROBLEMA DELLE DIMENSIONI


Il problema è complesso, e una chiave delle complessità sta nelle dimensioni. Secondo i sauditi Aramco vale circa $2.000 mld, stime meno di parte la collocano in area $1.200 mld. Aramco è posseduta direttamente dal governo di Riyadh, vale a dire la famiglia reale saudita. Ha munizioni sterminate per investire in tutto il mondo e aiutare così a diversificare il reddito del paese rispetto all’entrata petrolifera. Un po’ come fa la Norvegia con il suo fondo sovrano da $1.000 mld, il più grande del mondo, costruito per garantire il benessere per le future generazioni del popolo dei Vichinghi. Anche i sauditi hanno il loro fondo sovrano, si chiama Public Investment Fund, confidenzialmente PIF, ma è piccolo, con asset per ‘appena’ $200 mld. Una delle idee alla base dell’IPO di Aramco era di dare al gruppo petrolifero un valore certificato dal mercato, e poi conferirlo al PIF, in modo da attribuire al fondo la potenza di fuoco finanziaria necessaria. Ma c’è un problema di dimensioni. Come si fa a mettere un oggetto da $2.000 mld dentro un altro da $200 mld senza stravolgerne gli equilibri, a cominciare dalla governance?

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LIBERARE MILIARDI DA INVESTIRE


Di qui il cambio di strategia, o almeno di tattica. Si comincia a far comprare da Aramco asset importanti, come appunto la Sabic e magari una grossa quota di Tesla tornata privata, e la si fa crescere come investitore. Invece di collocare a Londra un 5-10% per tirar fuori un centinaio o due di miliardi si vende la stessa quota ai cinesi, magari a un prezzo più alto, in cambio di forniture a lungo termine di petrolio a costi calmierati. E in cassa arrivano altri soldi da investire e far fruttare. Intanto il principe della corona Mohammad bin Salman Al Sa'ud ha il tempo per districare la ragnatela proprietaria delle fortune saudite, frammentata tra corona, agenzie governative e una schiera di principi titolari direttamente di investimenti per centinaia di miliardi in giro per il mondo.

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PER ARAMCO RESTA UN FUTURO DA INVESTITORE


Da quando è stato scelto come successore di re Salman poco più di un anno fa ha cominciato il lavoro proprio partendo dai principi, arrestandone a dozzine (si fa per dire, la prigione era il Ritz Carlton di Riyadh) a cominciare dallo stramiliardario Al-Waleed bin Talal, azionista di primo piano di Citi, News Corp e Twitter. Il progetto di quotazione di Aramco fu lanciato per la prima volta proprio da bin Salman a gennaio 2016, quando era soltanto ‘vice’ principe della corona, con l’obiettivo dichiarato di dar vita a un grande fondo sovrano. Strada facendo deve essersi convinto che era una semplificazione pericolosa, che lo avrebbe esposto a rischi indesiderati e soprattutto non necessari. Vediamo come andrà a finire, per ora sembra proprio che per Aramco si prepari un futuro da investitore e non da investimento. 
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