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Apple sarà la nuova Nokia?

Dopo il crollo di Borsa di giovedì, gli analisti si interrogano sul futuro di Apple. Che paga la controversia sui dazi tra Cina e Usa e alcune scelte che non hanno tenuto conto della situazione sui mercati

4 Gennaio 2019 15:37

Il giorno dopo il grande crollo di Apple, che giovedì ha lasciato sul terreno il 9,96% perdendo capitalizzazione di mercato per 446 miliardi di dollari rispetto ai massimi di ottobre, a ridare fiato ai mercati finanziari è stato l’annuncio della ripresa del dialogo tra Cina e Stati Uniti. Alcuni rappresentanti dei due Paesi si incontreranno il 7 e l’8 gennaio per negoziare un accordo che risolva le tensioni commerciali che ormai condizionano i mercati internazionali da quasi un anno.

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PREVISIONI MOLTO AL DI SOTTO DEL CONSENSUS


A causare il crollo di Apple in Borsa è stato soprattutto l’andamento del mercato cinese, negativo oltre le attese. Le stime sul fatturato del primo trimestre dell’esercizio fiscale, quello chiuso lo scorso 29 dicembre, sono state infatti pari a 84 miliardi di dollari: una cifra decisamente inferiore rispetto al consensus degli analisti, che si attestava a 91 miliardi, e anche alle previsioni della stessa Apple, che due mesi fa aveva stimato ricavi compresi tra gli 89 e i 93 miliardi. “Avevamo anticipato alcune difficoltà su mercati emergenti chiave, ma non avevamo previsto la portata della decelerazione economica, soprattutto in Cina”, ha spiegato l’ad di Apple, Tim Cook. Cupertino realizza il 15% dei suoi ricavi nel Paese del Dragone, che è il terzo mercato per importanza dopo Usa ed Europa. E Cook, di formazione ingegnere, secondo il Wall Street Journal “ha diagnosticato il problema come un economista”, spiegando: “Crediamo che il panorama economico cinese sia stato ulteriormente condizionato dalle crescenti tensioni con gli Usa. E il clima di tensione non pesa solo sui mercati finanziari, ma comincia a mostrare i suoi effetti anche sui consumatori”.

PESANO I DAZI E LA CONCORRENZA DEI PRODUTTORI CINESI


A incidere sui conti Apple è stata anche la debole domanda di iPhone nel Paese asiatico. In generale le vendite di smartphone in Cina hanno iniziato a calare nel 2017 dopo 8 anni di crescita, e il trend è proseguito anche lo scorso anno. “Tutto il mercato sta rallentando, e questo è particolarmente vero per Apple”, ha spiegato al Financial Times Kiranjeet Jaur, senior Asia-Pacific research manager della società di ricerche di mercato IDC. A erodere quote di mercato alla casa di Cupertino sono stati soprattutto i produttori locali, come Huawei e Xiaomi, i cui prodotti sono venduti a prezzi inferiori del 50% rispetto a quelli Apple.

CUPERTINO COME NOKIA?


A partire da giovedì, molti analisti hanno rivisto al ribasso il prezzo di riferimento dell’azione Apple, con Goldman Sachs che si è spinta oltre, paragonando Apple a Nokia. Un decennio fa la finlandese ex leader del mercato dei telefonini pagò a caro prezzo l’incapacità della dirigenza di adattarsi alle richieste del mercato, dopo il lancio del primo iPhone e la decisione di non montare il sistema operativo Android: solo nel 2017 Nokia, dopo la fusione con Alcatel-Lucent, riuscì a mettere sul mercato i primi smartphone con Android. Come la finlandese, anche la casa della mela morsicata è dipendente dagli upgrade dei suoi dispositivi: ma se l’economia rallenta i consumatori sono meno disposti a cambiare lo smartphone con l’ultimo modello. Inoltre, altri analisti sottolineano come Apple non abbia considerato due fattori: il prezzo dell’iPhone, ritenuto troppo alto, e l’andamento del mercato degli smartphone, che per la prima volta nel 2018 ha registrato una contrazione.

IL GRANDE FREDDO DEL DRAGONE


In generale, il rallentamento della crescita cinese preoccupa gli investitori: se il Dragone frena, infatti, l’effetto sarà visibile sia sulle aziende che su quel mercato traggono ingenti ricavi e profitti, sia sull’intera economia globale. Robin Li, ad del motore di ricerca cinese Baidu, ha usato la metafora dell’“inverno che arriva” per descrivere la “gelata” dell’economia cinese, causata in particolare dalle tensioni commerciali. E la conferma è arrivata anche dal presidente del consiglio degli advisor economici della Casa Bianca, Kevin Hassett, che in un’intervista alla Cnn ha dichiarato: “Non sarà solo Apple. Molte altre aziende americane che realizzano vendite in Cina” saranno costrette e rivedere al ribasso le loro stime “almeno fino a quando non avremo un accordo commerciale” con il Paese. La speranza degli investitori è che i nuovi colloqui tra i due Paesi possano imprimere un’inversione di tendenza.
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