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Apple, Google, Dell, Microsoft e Tesla sotto accusa per sfruttamento minori in Congo

La domanda di cobalto, fondamentale per le batterie al litio di dispositivi elettronici e auto elettriche, è destinata a crescere nei prossimi anni. Quattordici famiglie congolesi fanno causa alle tech company per i danni del lavoro forzato

di Redazione 18 Dicembre 2019 12:16

L’accusa è quella di essere complici nella morte o nella mutilazione di bambini costretti a lavorare in condizioni pericolose nelle miniere di cobalto, in Congo. Alcune famiglie congolesi hanno fatto causa ad Apple, Google, Dell, Microsoft e Tesla, come riportato dal Guardian. Il cobalto è usato per le batterie di smartphone, laptop e auto elettriche. 

LE FAMIGLIE CHIEDONO DANNI PER LAVORO FORZATO


L’ong locale International Rights Advocates ha presentato la causa a Washington Dc per conto di 14 genitori e bambini della Repubblica democratica del Congo. Le famiglie chiedono i danni per lavoro forzato e ulteriori indennizzi per ingiusto arricchimento, supervisione negligente, imposizione intenzionale di stress emotivo. 

IMMAGINI SHOCK NEGLI ATTI GIUDIZIARI


Negli atti giudiziari si vedono bambini con arti sfigurati o amputati: sei sono morti nei crolli del tunnel, gli altri hanno subito lesioni gravissime che in alcuni casi hanno portato alla paralisi. I bambini sono costretti a lasciare la scuola per lavorare, dal momento che le famiglie sono molto povere. Alcuni bambini hanno solo sei anni e sono pagati 1,50 dollari al giorno, per sei giorni alla settimana.

Il futuro è elettrico anche per i pickup. Parola di Tesla


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IL COBALTO NELLE BATTERIE AL LITIO


Più della metà della produzione mondiale di cobalto arriva dal Congo. Questo metallo è essenziale per la realizzazione di batterie al litio ricaricabili utilizzate in milioni di prodotti tecnologici. E in futuro, ce ne sarà sempre di più. Secondo uno studio della Commissione europea, infatti, la domanda globale di cobalto aumenterà dal 7 al 13% l’anno, nel prossimo decennio. 

LA REPLICA DI APPLE


"Apple è profondamente impegnata nell'approvvigionamento responsabile dei materiali che entrano nei nostri prodotti”, commenta l’azienda di Cupertino in una nota. “Abbiamo guidato il settore stabilendo gli standard più rigorosi per i nostri fornitori e lavoriamo costantemente per alzare l'asticella per noi stessi e per l'industria. Nel 2014 siamo stati i primi a iniziare a mappare la nostra catena di approvvigionamento di cobalto fino alla miniera e dal 2016 abbiamo pubblicato ogni anno un elenco completo dei nostri raffinatori di cobalto identificati, il 100% dei quali partecipa ad audit indipendenti da parte di terzi. Se una raffineria non è in grado o non vuole soddisfare i nostri standard, sarà eliminata dai nostri fornitori. Nel 2019 abbiamo eliminato 6 raffinerie di cobalto”. Dell ha sottolineato di non aver “mai consapevolmente appaltato operazioni ad aziende che ricorressero al lavoro minorile”. Le altre società citate in giudizio, al momento, non hanno ancora fornito alcuna replica. 
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