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Iran-USA, petrolio più caro con le sanzioni

Ned Salter (Fidelity) analizza gli effetti sul petrolio delle sanzioni annunciate dagli USA nei confronti dell’Iran.

9 Maggio 2018 17:12
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Il presidente americano Donald Trump non aveva mai nascosto le perplessità sull’accordo USA-Iran sul nucleare. E così, dopo le prove svelate in diretta mondiale sulle presunte “bugie” iraniane dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, Trump ha annunciato l’uscita degli USA dall’accordo. All’orizzonte c’è il ritorno delle sanzioni nei confronti dell’Iran. Sanzioni che potrebbero interessare anche gli acquirenti europei, che attualmente assorbono circa il 25% della produzione iraniana. Regno Unito, Francia e Germania, per ora, restano nell’accordo ma per evitare sanzioni americane potrebbero decidere di comprare petrolio altrove.

SANZIONI GRADUALI


A fare chiarezza sulle vicenda è Ned Salter, Head of Research, Europe, di Fidelity International, che innanzitutto sottolinea come le sanzioni saranno introdotte in modo graduale e non immediato. “Sul fronte dei mercati petroliferi globali –spiega Salter - il consensus prevede un impatto sull’offerta nell’ordine dei 300.000-500.000 barili al giorno, corrispondente allo 0,3%-0,5% dell’offerta globale. È improbabile che vi siano effetti immediati sui flussi delle esportazioni.

I NUMERI


I calcoli sono presto fatti: dal ritiro delle sanzioni, la produzione iraniana è salita all’incirca di un milione di barili al giorno, con le esportazioni di greggio che ora si aggirano sui 2,2 milioni di barili al giorno (i dati di aprile sono notevolmente superiori). “Circa il 60% del volume di esportazioni – commenta Ned Salter - è diretto in Asia, in particolare verso Cina, India, Corea del Sud e Giappone. Gli acquirenti europei ne comprano circa il 25% e potrebbero essere disposti ad interrompere gli acquisti per evitare le sanzioni statunitensi, anche se Regno Unito, Francia e Germania restano tra i firmatari dell'accordo. Rimangono quindi circa 500.000 barili al giorno che potrebbero essere riassorbiti in mercati non europei. L’Arabia Saudita, inoltre, ha dichiarato di essere disposta a mitigare l’effetto di questa riduzione dell’offerta dovuta alle nuove sanzioni”.

LE INDICAZIONI


Secondo Salter è utile guardare al prezzo spot del petrolio: “A seguito dell’annuncio di Trump, mercoledì 9 maggio il greggio Brent è salito di un dollaro, attestandosi così sui 77 dollari al barile; nelle ultime 4 settimane il prezzo del Brent ha registrato invece un aumento nell’ordine dei 10 dollari al barile dato che, in previsione dell’evento, la maggior parte degli operatori specializzati nel settore aveva già dato quasi per scontato il ritiro statunitense. Le sanzioni favoriranno in ultima analisi le quotazioni petrolifere”.
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