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Andrea Iannelli

Federal Reserve e BCE, soluzioni diverse per problemi diversi

Il mercato dà per certi i due rialzi della Fed mentre in Europa la BCE, complice le tensioni politiche, non sembra intenzionata a chiudere in anticipo il QE.

13 Giugno 2018 15:37
financialounge -  Andrea Iannelli banche centrali BCE Federal Reserve Fidelity International titoli di stato

Con l’annuncio della Federal Reserve si apre ufficialmente la due giorni dedicata alle politiche monetarie delle due più importanti banche centrali del mondo. Fed e BCE, tuttavia, stanno percorrendo strade – per il momento – divergenti. Se la banca centrale americana, guidata da Jerome Powell, ha già intrapreso quella dei rialzi dei tassi d’interesse, la controparte europea è ancora alle prese con la fine del Quantitative Easing.

BCE ANCORA PRUDENTE


Secondo l’analisi di Andrea Iannelli, Investment Director Obbligazionario di Fidelity International, la BCE di Mario Draghi è ancora poco incline a cambiare orientamento. Un atteggiamento dovuto al riemergere delle tensioni politiche nel mese di maggio con epicentro l’Italia. Iannelli sottolinea che in queste ultime settimane i rendimenti dei paesi “core” sono stati spinti al ribasso dalla volatilità dei titoli periferici e fa notare come, anche a causa della “prodigalità fiscale che perseguirà il governo italiano” gli spread possano ampliarsi ancora. Pur di fronte a un’inflazione giustificherebbe l’annuncio di una ulteriore riduzione degli acquisti di titoli di stato dall’estate, secondo Iannelli la BCE non sembra ancora orientata a compiere questo passo. E proprio il riemergere delle tensioni politiche porta a pensare che “i tassi sui depositi restino invariati per un lungo periodo di tempo”.

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BUND IN RIALZO NEL BREVE PERIODO


“Per i mercati – spiega Iannelli - mentre la via di minor resistenza nel breve periodo indica un aumento dei rendimenti dei Bund, il differenziale rispetto ai Treasury USA dovrebbe ampliarsi ulteriormente in quanto le politiche monetarie di entrambi i versanti dell’Atlantico seguono ancora direzioni opposte”.

FED, STRADA TRACCIATA


Se il percorso della BCE sembra all’apparenza più incerto, i mercati sono convinti dei due rialzi – uno a giugno e uno entro la fine dell’anno – da parte della Federal Reserve. “Negli USA – afferma Iannelli - i rendimenti hanno tenuto al 3,10% per poi scendere con l'evolversi della saga italiana. Con il nuovo governo ormai insediatosi a Roma, i Treasury USA dovrebbero ricominciare a lasciarsi guidare da fattori più “domestici”. Abbiamo pertanto spostato tatticamente in sottopeso il nostro posizionamento sulla duration USA”.

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USA, ECONOMIA IN CRESCITA


I dati economici statunitensi restano solidi, in linea con un tasso di crescita del 3,7%. Questo andamento, che contrasta con la debolezza delle altre regioni, è principalmente imputabile al significativo stimolo fiscale annunciato a inizio anno.

I RENDIMENTI DEI DECENNALI


“Sul fronte della politica monetaria – afferma Iannelli - il rialzo dei tassi della Fed a giugno e un altro intervento entro la fine dell’anno sono già scontati nei prezzi. Anche se difficilmente la Fed sorprenderà i mercati con rialzi dei tassi troppo aggressivi, l’incremento dei rendimenti nel tratto a breve e la contrazione del bilancio della Banca Centrale eserciteranno una pressione al rialzo su tutta la curva. Per quanto riguarda i fattori tecnici, il posizionamento si è fatto più definito dopo l’ultimo ritracciamento. I rendimenti dei decennali ora sono a 30 punti base sotto i massimi storici e l’ipotesi più accreditata, in termini di rischio-rendimento, è quindi che riprendano a salire”.
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