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Fondi comuni, ecco i tre ingredienti per la ricetta del successo

Non esiste il fondo migliore in assoluto. Vanno invece ricercati i fondi più adeguati a conseguire gli obiettivi strategici di lungo periodo con alcune scelte tattiche di breve.

5 Luglio 2018 09:45

L’obiettivo primario è quello di agevolare l’investitore a distinguere tra il breve periodo e gli obiettivi di lungo termine. Tenendo presente, come spiega in questa intervista Paolo Biamino di Euromobiliare AM SGR, che vanno ricercati attentamente i prodotti più adeguati ad ottimizzare il portafoglio al fine di conseguire le finalità di medio lungo termine. Il tutto senza tuttavia disdegnare alcune opportunità tattiche che si dovessero presentare nel corso del tempo.

Dottor Biamino, lei ha maturato oltre 20 anni di esperienza come responsabile fund selection nell’ambito dei fondi di fondi e nelle gestioni patrimoniali in fondi di Euromobiliare AM. Quali convinzioni ha maturato?


"Partirei da un punto fermo: non esiste il prodotto migliore in assoluto. Al contrario il vero obiettivo consiste nel ricercare il fondo o meglio i fondi, più adeguati a conseguire gli obiettivi strategici di lungo periodo della gestione o del portafoglio. Volendo semplificare al massimo, possiamo partire dal concetto che il fondo comune è un prodotto che ha l’obiettivo di soddisfare il bisogno d’investimento. Il concetto di prodotto prevede tre ambiti: quello essenziale, quello atteso e quello relativo al servizio. Nel caso del fondo comune l’aspetto ‘essenziale’ coincide con l’accesso al mercato’, ovvero la possibilità di qualsiasi fondo di permettere al sottoscrittore un’esposizione ad un preciso mercato finanziario (per esempio l’azionario Europa). È l’aspetto che rappresenta il beta del fondo. L’aspetto ‘atteso’ invece è l’aspettativa che ha il sottoscrittore di ottenere degli extra rendimenti (alpha) rispetto all’andamento del mercato. Una possibilità che dipende in modo stretto sia dalla capacità del gestore che dalle condizioni garantite dalla società di gestione per riuscire a generare alpha. Il terzo ambito, quello dei servizi, consiste nelle attività post vendita, amministrative, e nelle piattaforme che consentono di accedere al prodotto. Ovviamente, nel caso dei fondi comuni, il secondo ambito, quello dell’alpha è il più rilevante e distintivo."

Tra l’altro quello attuale è uno dei cicli economici più lunghi nel dopoguerra. Anche questo aggiunge ulteriori elementi di riflessione?


"Questo è un altro fattore non secondario e aggiunge sicuramente altri elementi di riflessione anche perché l’attuale ciclo, che dura dal 2009, non è soltanto molto longevo. Infatti è stato caratterizzato da un crollo dei rendimenti dei titoli governativi dei paesi ‘core’, da forti spinte deflazionistiche e da politiche monetarie ultra espansive che hanno spinto le quotazioni di quasi tutte le asset class. Un contesto nel quale è stata premiata la direzionalità e ‘punita’ (o, per meglio dire, messa nelle condizioni di essere meno incisiva) la capacità di selezione dei titoli e degli emittenti. Negli ultimi tempi, il fenomeno ha portato a ingenti flussi di acquisto soprattutto sui titoli guida degli indici con rialzi delle quotazioni che spesso hanno poco a che fare con i fondamentali aziendali. Insomma, una situazione non certo favorevole a generare alpha in base all’analisi e ai fondamentali."

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Quali consigli si sente di dare agli investitori retail?


"Si può scomporre il consiglio in tre parti. In primo luogo, suggerirei di rivedere l’allocazione strategica di portafoglio focalizzandosi sugli obiettivi personali di medio lungo termine. In parallelo, allestirei insieme ad un consulente di fiducia un portafoglio basato sulle convinzioni prevalenti di mercato. Ovvero sul fatto che le prospettive della crescita economica restano positive, che le tensioni inflazionistiche dovrebbero rimanere su livelli contenuti e che la normalizzazione delle politiche monetarie (cioè il ritorno a tassi di interesse più alti) sarà graduale e porterà a livelli meno elevati che nel passato. In secondo luogo, mi confronterei periodicamente con il consulente di fiducia per verificare se si siano create opportunità particolari (magari a seguito di una correzione dei mercati) per apportare alcune modifiche tattiche al portafoglio. In terzo luogo, cercherei sempre i prodotti più adeguati ad ottimizzare il portafoglio per conseguire gli obiettivi di medio lungo termine."


E quali suggerimenti si possono invece proporre ai consulenti finanziari?


"È fondamentale aiutare l’investitore a distinguere tra il breve periodo e gli obiettivi di lungo termine. Come accaduto anche in questo lungo periodo rialzista dei mercati, ci sono state fasi di momentanea volatilità (estate 2011, maggio 2013, estate 2015, inizio 2016, Brexit, gennaio – febbraio di quest’anno, etc.) che non devono però distogliere dagli obiettivi di lungo periodo evitando di assumere scelte emotive che possono far deragliare il target del portafoglio. Un ‘affiancamento’ quello del consulente che può essere agevolato dalla diversificazione di portafoglio che permette di attenuare le oscillazioni di breve termine senza compromettere gli obiettivi di lungo termine."
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