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La Norvegia si prepara a dire addio anche ai combustibili fossili

Dopo l’addio al carbone il fondo pensione norvegese, il fondo sovrano più grande del mondo, abbandonerà anche petrolio e gas.

30 Novembre 2017 09:41
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Le motivazioni sono di carattere ambientale ma anche economico. Resta il fatto che la Norvegia si appresta a dire addio ai combustibili fossili, dopo aver già smesso di investire nei produttori di carbone e anche nelle utilities che ne fanno uso. Potrebbe sembrare una contraddizione dal momento che il paese scandinavo è tra quelli che più si sono arricchiti proprio grazie a petrolio e gas.

Ma qualche giorno fa, il suo fondo sovrano (Government Pension Fund Global - Gpfg), il più grande del mondo con circa 1.000 miliardi di dollari in gestione, ha annunciato che è pronto a disinvestire dalle compagnie dei comparti gas e petrolio per un ammontare pari a quasi 40 miliardi di dollari di stock. Tra le principali ragioni addotte dalla Banca centrale norvegese, che ha la supervisione del fondo, in una lettera al ministero delle Finanze, la minore vulnerabilità del Paese a una discesa dei prezzi di petrolio e gas se si opta per il disinvestimento proposto.

Va infatti ricordato che allo Stato fa capo il 67% della compagnia petrolifera nazionale il che, secondo la banca centrale della Norvegia, rende Oslo sovraesposta al settore degli idrocarburi. Meglio quindi optare per una maggiore diversificazione i cui tempi di applicazione pratica sono tuttavia proiettati alla seconda metà del prossimo anno. Il piano richiede infatti l’approvazione del Parlamento, che difficilmente lo esaminerà prima del secondo semestre 2018, mentre il ministero delle Finanze ha dichiarato che avrebbe studiato il piano e preso una decisione in merito entro il prossimo autunno.

Tutto bene? Non proprio, perché la Norvegia resta ancora uno dei maggiori fornitori mondiali di combustibili fossili, nel caso del gas addirittura il terzo, superata solo da Russia e Qatar, con 115 miliardi di metri cubi esportati nel 2016. Inoltre, sebbene i suoi giacimenti di greggio siano in declino, continua ad estrarre 1,7 milioni di barili al giorno e pur di rilanciare la produzione ha consentito anche le trivellazioni nell’Artico, scatenando dure reazioni da parte delle associazioni ambientaliste.
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