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Obbligazioni, perché il rischio inflazione non va sottovalutato

Secondo Ethenea il rischio di un risveglio dell’inflazione con impatto negativo sui prezzi dei bond non è imminente, ma anche piccoli movimenti possono provocare bruschi cali sulle scadenze più lunghe

di Virgilio Chelli 20 Gennaio 2020 21:00

Da sempre l’inflazione è stato il principale nemico delle banche centrali, custodi della stabilità dei prezzi. Ma dopo la grande crisi quello che veniva considerato un assioma è invece mutato, il nemico è diventato la deflazione, e tutti gli sforzi delle banche centrali nei Paesi sviluppati sono da qualche anno concentrati su come far ripartire un po’ di inflazione per sostenere l’economia, anche con il ricorso a politiche non convenzionali come i tassi negativi. Ma il rischio di inflazione non è stato comunque eliminato e l’investitore in reddito fisso deve continuare a monitorarlo per proteggere il proprio portafoglio.

PREFERENZA PER INVESTIMENTI OBBLIGAZIONARI CON SCADENZE A MEDIO TERMINE


Per questo Volker Schmidt, portfolio manager di Ethenea, sottoilinea come nella attuale fase dei mercati, la preferenza della società d’investimento indipendente basata in Lussemburgo vada agli investimenti obbligazionari con scadenze a medio termine, perchè consentono di beneficiare degli effetti della curva dei rendimenti e di proteggersi dai ribassi dei prezzi. Secondo l’esperto i tassi di inflazione probabilmente rimarranno bassi in futuro, e per questo non è necessaria alcuna azione immediata per proteggersi da possibili bruschi movimenti di prezzi.

INFLAZIONE MOLTO LONTANA DAGLI OBIETTIVI SIA IN EUROPA CHE IN AMERICA


La Bce prevede infatti che l’inflazione raggiungerà l’1,1% nel 2020 e l’1,4% nel 2021, livelli che restano inferiori all’obiettivo dichiarato di un’inflazione inferiore ma vicina al 2%. Allo stesso modo, anche il tasso d’inflazione core statunitense, vale a dire con l’esclusione dei settori volatili di prodotti alimentari ed energia, è attualmente all’1,6%, anche qui al di sotto dell’obiettivo di inflazione simmetrica della Fed del 2%.

MA CI SONO SEGNALI DI RIALZO: GLI AFFITTI IN GERMANIA E IL PREZZO DELLA CARNE IN CINA


Secondo l’esperto di Ethenea ciò che sorprende è la persistente bassa inflazione, soprattutto se si considera che i salari, sia negli Stati uniti che in Europa, stanno aumentando di circa il 3% all’anno. Ma nota anche che ci sono state alcune situazioni isolate che suggeriscono che l’inflazione potrebbe essere in aumento, citando in primo luogo l’evoluzione dei prezzi degli affitti. A Berlino per esempio, sono cresciuti in media del 2,8% all’anno negli ultimi 20 anni e addirittura del 4,6% all’anno tra il 2015 e il 2017. Un altro citato dall’esperto di Ethenea è la Cina, dove la peste suina sta facendo salire i prezzi della carne con un impatto significativo sull’inflazione che a novembre ha già raggiunto un massimo provvisorio del 4,5%, nonostante il tasso di inflazione annuale in estate fosse ancora inferiore al 3%.

SOTTOSTIMARE L’INFLAZIONE PUÒ ESSERE UN RISCHIO NON SOLO PER L’OBBLIGAZIONARIO


Schmidt non ritiene che ci sarà un rapido aumento dell’inflazione nei mesi a venire, osservando che nei loro ultimi incontri Fed e Bce hanno chiarito che i tassi d’interesse ufficiali rimarranno bassi, facendo escludere un aumento significativo dei rendimenti obbligazionari a breve termine. Ma l’esperto di Ethenea osserva che anche piccoli aumenti nei tassi d’inflazione possono essere sufficienti a causare cali di prezzi relativamente elevati per le obbligazioni sulle scadenze a lungo termine. Per questo, è la conclusione di Ethenea, “sottostimare l’inflazione è certamente uno dei rischi principali e non solo per i portafogli obbligazionari”.
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