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L'Eurozona è in un’area pericolosa e l’Italia rappresenta il rischio principale

Sebbene sia ancora troppo presto per parlare di una seconda crisi dell’euro, i tassi dei titoli di stato italiani stazionano in un’area pericolosa di non sostenibilità.

9 Luglio 2018 10:00

Quando si parla di titoli governativi la questione, secondo Yves Longhcamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors, è piuttosto semplice. Occorre cioè riuscire a determinare fino a dove possano spingersi i tassi d'interesse senza che il debito pubblico ne sia minacciato. “Il debito di un paese è sostenibile fintanto che i rendimenti degli investimenti in dollari risultano maggiori del costo del debito pagato nella valuta americana” dichiara l’esperto.

CRESCITA, INFLAZIONE, INDEBITAMENTO


Secondo il quale, in estrema sintesi, si può equiparare il rendimento di un governo  alla crescita del Pil del paese mentre i costi sono i pagamenti dei tassi d'interesse sul debito pubblico. “Pertanto, se i pagamenti degli interessi sono superiori alla crescita, il rendimento sociale non è sufficiente a coprire i costi di finanziamento, rendendo l'operazione insostenibile”, spiega Yves Longhcamp. Ne deriva, specifica sempre l’esperto, che il tasso d'interesse massimo sostenibile che un governo può permettersi dipende da crescita, inflazione e indebitamento.

CALCOLI BASATI SU DATI OCSE


“Nei nostri calcoli basati sui dati Ocse, i tassi d'interesse massimi sostenibili si attestano tra il 4,8% e il 6,1% per la Germania, tra il 3,3% e il 4,0% per gli Stati Uniti, tra lo 0,6% e l'1,5% per l'Italia e tra lo 0,1% e lo 0,3% per il Giappone”, dettaglia Yves Longhcamp. Nell’attuale contesto si possono notare movimenti piuttosto limitati dei tassi d'interesse, sia nella direzione rialzista che in quella al ribasso. Con una differenza sostanziale tra le banche centrali (il cui limite inferiore è, di norma, lo 0%, e i singoli paesi o aree valutarie. Il limite superiore varia dallo 0% in Giappone al 4% negli Stati Uniti.

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ZONA EURO, TASSI ITALIANI IN AREA PERICOLOSA


Osservando invece la zona euro, il limite superiore si posiziona all'1,5%, dal momento che il tasso massimo sostenibile privo di rischio non è definito dalla Germania (molto lontana dalle soglie di pericolo) bensì dall'Italia, che sembrerebbe quindi rappresentare il rischio principale per l'intera regione.

“Il fatto che il rendimento dei titoli decennali italiani sia al tre per cento, cioè il doppio della nostra migliore stima di tasso massimo sostenibile (1,50%), non solo indica che l'Italia è sottoposta a pressioni, ma che l'Eurozona nel suo insieme è entrata in un'area pericolosa”, puntualizza Longchamp secondo il quale, “è tuttavia troppo presto per concludere che è cominciata una seconda crisi dell'euro”.
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