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Caccia al rendimento: la ricetta prevede azioni, volatilità e sangue freddo

Per Moore (Columbia TI) chi vuole ottenere un rendimento reale nell’arco di tre o cinque anni deve mantenere azioni in portafoglio malgrado l’aumento della volatilità

18 Gennaio 2019 07:00

Quanto accaduto negli ultimi 12 mesi sembra riportare definitivamente i mercati alla situazione pre-crisi. E, dal momento che mancherà il robusto sostegno delle politiche monetarie ultra-espansive sperimentate negli ultimi anni, è lecito ipotizzare che i rendimenti sia del mercato azionario che del reddito fisso non potranno essere in grado di risultare comparabili a quelli osservati negli anni successivi alla crisi finanziaria.

PERFORMANCE AZIONARIE LEGATE AL CICLO E AGLI UTILI


“Per quanto riguarda il mercato azionario, le future performance saranno più strettamente collegate non soltanto al ciclo economico, ma anche ai ricavi e agli utili societari. I rendimenti reali realizzabili potranno essere positivi ma di limitata ampiezza e soltanto nell’ipotesi che il ciclo duri ancora qualche anno e che ci sia una crescita dei profitti aziendali” specifica Colin Moore, Chief Investment Officer Globale di Columbia Threadneedle Investments. Secondo il quale gli investitori che puntano ad un rendimento reale nell’arco di tre o cinque anni dovrebbero comunque restare esposti in azioni malgrado l’aumento della volatilità.

LA GIUSTA MISURA DELLA VOLATILITÀ


A proposito di volatilità, la chiave vincente consiste nel determinare quale misura corrisponde alla normalità, al netto della divergenza di opinioni nel dibattito sul contesto economico, politico e degli utili che la determina. “Il problema è che una volatilità estremamente contenuta, come lo è stata per un lungo periodo nel corso degli ultimi anni, è pericolosa allo stesso modo di una estremamente elevata, perché induce gli investitori a cullarsi in un falso senso di sicurezza” spiega l’esperto. Tuttavia è fisiologico che il mercato presenti un certo livello di volatilità in funzione dell’incertezza, il che può spingere gli investitori a prendere decisioni emotive e disastrose dal punto di vista finanziario. A questo proposito Colin Moore ritiene che gran parte della volatilità attuale rifletta le preoccupazioni sulla svolta in termini di politica monetaria che si registra negli Stati Uniti e in Europa.

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L’IMPATTO DEI TASSI SULL’ECONOMIA


Non a caso il grande dibattito degli ultimi tempi è incentrato sugli impatti che l’aumento dei tassi d’interesse produrrà sull’economia. In genere, il rialzo dei tassi di interesse viene valutato dagli investitori con diffidenza, ipotizzando che si tratti di una mossa precauzionale da parte delle banche centrali per evitare problemi quali l’aumento dell’inflazione. “Se però la dinamica dei rialzi si spiega come la naturale normalizzazione dei tassi dopo un periodo di crisi, allora gli investitori potrebbero essere più fiduciosi nel fatto che la crescita è diventata più sostenibile rispetto al passato. In pratica, se l’attuale rialzo dei tassi segnala un ritorno alla normalità, è un fatto positivo” conclude Colin Moore.
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