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Perché la guerra commerciale può far bene alla Cina 

La guerra commerciale è tra le cause del rallentamento cinese, ma secondo diversi osservatori si tratta di un’occasione per riformare il sistema economico e finanziario del paese. Un’occasione che il governo sembra intenzionato a cogliere

12 Febbraio 2019 07:00

Il confronto tra Usa e Cina sulla guerra commerciale è più aperto che mai. Difficile fare ipotesi su un’ipotesi di accordo o meno, vista la distanza che secondo molti osservatori separa i due governi. Al momento le certezze sono poche: una riguarda le date, con la fine della tregua fissata al 28 marzo, l’altra ha invece a che fare con una lettura del confronto.

NON SOLO GUERRA COMMERCIALE


La cosiddetta “guerra dei dazi”, finora non molto guerreggiata in realtà, vede concordi molti analisti nel ritenere che dietro le tariffe si nascondano questioni molto più rilevanti, che vanno oltre il commercio tra i due giganti dell’economia mondiale. La prima, forse più rilevante, riguarda la proprietà intellettuale e le tutele chieste dagli Usa. Un tema che si lega, inevitabilmente, anche ad altre questioni di ampio respiro come l’apertura del mercato cinese e le politiche industriali.

SOLUZIONE LONTANA NEL TEMPO


La pensa così anche Jin Xu, gestore di portafoglio, azionario asiatico, di Columbia Threadneedle Investements, che ha fatto il punto sulla contesa commerciale soffermandosi in particolare sulle contromisure e sull’atteggiamento della Cina. Jin Xu ritiene innanzitutto che servirà ancora molto tempo per arrivare a una soluzione e che nel frattempo “la situazione non si deteriorerà significativamente rispetto a oggi”.

INVESTIMENTI IN CALO


Nella sua analisi, Jin Xu rileva come il rallentamento registrato dall’economia cinese dipenda ovviamente dalle schermaglie sui dazi, ma invita a mettere sul piatto della bilancia anche altri due fattori: le politiche del governo cinese per la riduzione dell’indebitamento e l’incertezza delle imprese sulle spese in conto capitale.

APERTURA IN CORSO


“Il governo è disposto a trovare un accordo con gli Stati Uniti per risolvere le controversie commerciali” specifica l’esperto di Columbia Threadneedle Investments, che tuttavia pone l’attenzione sulla parte dell’opinione pubblica cinese che vede la guerra dei dazi come un’opportunità per riformare il sistema. Jin Xu porta alcuni esempi in merito, a partire da Tesla in procinto di aprire uno stabilimento a Shanghai. Oppure BMW che ha aumento al 75% la partecipazione nella sua joint venture e UBS che ha ottenuto l’autorizzazione ad acquisire la maggioranza di una società locale che si occupa di intermediazione mobiliare.

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L’IMPEGNO DEL GOVERNO


“Questi dati - afferma Jin Xu - dimostrano che la Cina sta prendendo sul serio la richiesta di un cambiamento nel mondo societario avanzata dagli Stati Uniti e testimoniano il suo approccio ricettivo ai negoziati sugli scambi commerciali”. Un approccio che si può riscontrare anche sul tema della tutela della proprietà intellettuale: “In breve – conclude Jin Xu – è passato meno di un anno da quando è iniziata la guerra commerciale, ma la Cina sta già compiendo progressi”.

LE OPPORTUNITÀ


Inoltre, guardando all’economia cinese l’esperto di Columbia Threadneedle Investments pone l’accento sull’effetto della crescita dei consumi interni. Già oggi, infatti, la Cina è il più grande mercato mondiale per le auto (28 milioni annui contro i 17 milioni degli Usa) e può contare su città con Prodotti interni lordi paragonabili a quelli di intere nazioni. Il trend di crescita del Pil nominale, secondo Jin Xu, proseguirà e questi elementi, uniti a un rapporto prezzo/utili (p/e) conveniente, rendono la Cina un’opportunità di investimento in settori come tecnologia, assicurazioni e consumi.
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