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Fondamentali e valutazioni di mercato, ecco i tre fattori di pericolo

In un contesto già piuttosto instabile, guerra commerciale, braccio di ferro Italia–Ue e traiettoria delle politiche monetarie della Fed possono costituire elementi di forte disturbo.

14 Novembre 2018 10:59

L’andamento dei mercati di ottobre ha scompaginato molte delle aspettative che gli asset manager avevano delineato per i prossimi mesi. Anche perché, la correzione dei listini azionari di ha seguito quella non meno severa che aveva colpito a settembre i titoli governativi, con i prezzi in discesa e i rendimenti obbligazionari (che si muovono in direzione opposta ai rendimenti) in rialzo.

POSIZIONE NEUTRALE AL RISCHIO


Alla luce di tutti questi movimenti, Toby Nangle, Responsabile asset allocation globale e Responsabile multi-asset, EMEA di Columbia Threadneedle Investments, nella sua asset allocation di novembre mantiene una posizione neutrale in termini di propensione al rischio. La preferenza va ai rendimenti corretti per il rischio più solidi nelle azioni, nelle materie prime e negli immobili commerciali. Una strategia che, ammette l’esperto, nel mese di ottobre non è uscita immune dalle turbolenze per via della violenta caduta degli indici azionari (senza distinzione geografica) e nonostante una sostanziale tenuta dei prezzi delle materie prime e degli immobili commerciali.

TOKYO, PRIMA SCELTA NELL’AZIONARIO


Nell'ambito dell'azionario, Toby Nangle, segnala sempre, come prima scelta, Tokyo, supportata da una robusta progressione del risanamento strutturale e da un incremento dei profitti attesi al di sopra del consenso, sebbene resti una piazza finanziaria ancora molto esposta ai cambiamenti del ciclo globale. L’esperto, che reputa ci sia valore anche nell'azionario asiatico, segnala però tre focolai di pericolo per gli investitori: l’aggressiva guerra commerciale dell’amministrazione Trump, il braccio di ferro Italia - Ue sulla legge di bilancio italiana per il 2019, e le implicazioni delle politica monetaria statunitense sulla crescita anche oltre i confini degli Stati Uniti.

Il filo rosso che collega guerra commerciale e politica della Fed


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I DAZI POTREBBERO AZZERARE I PROFITTI 2019


Finora non sembrano essere emersi impatti diretti sul commercio internazionale derivanti dai dazi imposti da Trump alla Cina. Diverso il discorso sulle potenziali implicazioni sui conti delle società statunitensi. “Secondo stime accreditate, l'ipotesi che la crescita degli utili nel 2019 venga azzerata dai dazi del 25% su tutte le importazioni cinesi è del tutto plausibile” fa sapere Toby Nangle che paventa un altro rischio: il contesto per gli investimenti diretti esteri cinesi si è indebolito e sta rallentando un motore di sviluppo cruciale per il programma economico di Pechino.

IL DURO CONFRONTO ITALIA – UE


Per quanto riguarda invece il duro confronto tra il governo di Roma e la Commissione Europea, Toby Nangle ritiene che, alla fine, possa prevalere il buon senso, con una conseguente riduzione del rischio politico europeo. La discriminante però sarà la durata dello stallo: quanto più a lungo persisterà il braccio di ferro Italia – Ue, tanto maggiore sarà l'effetto frenante sui fondamentali.

Azionario USA, forse è davvero iniziato il momento delle small cap


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LA TRAIETTORIA DEI TASSI DELLA FED


Infine, ma non certo per importanza, la traiettoria dei tassi della Fed. A questo proposito, Toby Nangle illustra due notizie. Quella buona è che i rendimenti reali (al netto dell’inflazione) sui titoli governativi, che costituiscono uno degli elementi di riferimento per posizionare i tassi di sconto per tutti gli attivi finanziari, viaggiano attualmente in linea con la traiettoria centrale dichiarata della Fed. “La cattiva notizia consiste invece nell’elevato grado di incertezza sul fatto che le stime della stessa Fed riguardo alla direzione intrapresa siano sufficienti a generare un'adeguata crescita economica non inflazionistica” specifica l’esperto.
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