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"Dividendi tagliati? Perché bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno"

Capital Group sottolinea che la rinuncia diffusa alla cedola sul 2019 è spesso dovuta a cause di forza maggiore e non è per forza un segnale di debolezza dei bilanci societari. Meglio concentrarsi su chi uscirà meglio dalla crisi

di Virgilio Chelli 14 Aprile 2020 07:45
financialounge -  Capital Group cedola dividendi Morning News Richard Carlyle

La tendenza a vedere ogni crisi come la "peggiore di sempre" è diffusa e ricorrente, ma l’approccio migliore è concentrarsi su cosa cambierà e cosa tornerà alla normalità, nel 2021 o nel 2022. Alcune aziende subiranno cambiamenti positivi di lungo termine della domanda, come quelle che offrono servizi digitali, ma potranno tranne beneficio anche business più tradizionali, come le assicurazioni sulla vita, altre invece stanno soffrendo forti cali della domanda: alcune si riprenderanno, altre potrebbero scoprire che la flessione è più a lungo termine, come ad esempio il real estate commerciale.

LA CRISI ATTUALE È DIVERSA DA QUELLA DEL 2008, DALLA CINA INDICAZIONI SULLA VIA D’USCITA


Partendo da queste considerazioni, Richard Carlyle, Investment Director di Capital Group, affronta il tema del dei dividendi da parte di molte società in tutto il mondo a seguito dell’emergenza pandemia, in un commento che invita gli investitori a guardare al bicchiere “mezzo pieno”. L’esperto di Capital Group sottolinea le differenze con la crisi del 2008-09: questa volta l'economia globale e i mercati finanziari saranno messi a dura prova per un certo periodo e i leader di governo dovranno prendere decisioni difficili, ma la Cina ha superato la pandemia adottando tempestivamente misure molto severe, dando un'idea di come potrebbe essere la situazione per gli Stati Uniti e per l'Europa in futuro.

IL TAGLIO DEI DIVIDENDI IMPOSTO ANCHE DA GOVERNI E AUTORITÀ MONETARIE


La decisione di un numero straordinario di aziende di non distribuire i dividendi maturati sul 2019 non riflette solo la recessione, ma anche la pressione dei governi per rinunciare alla cedola a fronte del sostegno fiscale e monetario. La Bce infatti ha chiesto a tutte le banche dell'Ue di non pagare dividendi e il Regno Unito ha seguito l'esempio. La maggior parte delle società sarebbe in grado di pagare dividendi, ma rinunciano per "forza maggiore", non solo rappresentate da governi e autorità monetarie, ma anche dal fatto che la crisi ha colpito alcuni settori più di altri, come i beni di consumo e l'auto. Anche le dimensioni sono un fattore, con le mid cap che probabilmente si riveleranno più vulnerabili delle più grandi.

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GUARDARE ALLA SOLIDITÀ DEI BILANCI E ALLA SOSTENIBILITÀ DEI DIVIDENDI A LUNGO TERMINE


Capital Group si concentra sulla solidità dei bilanci aziendali, se sono in ordine sostengono la capacità a lungo termine di pagare dividendi crescenti, la cui sostenibilità è influenzata anche dalla natura dei ricavi, se sono ricorrenti o transitori. Comunque, le aziende con forte flusso di cassa o accesso al credito sono in una posizione relativamente buona. Va tenuto conto anche delle esigenze di rifinanziamento. Secondo Carlyle i settori che hanno maggiori probabilità di avere dividendi sostenibili durante questa crisi potrebbero includere i servizi di pubblica utilità, specialmente quelli integrati, che hanno entrate ricorrenti e sono essenziali per la vita di tutti i giorni.

I GRUPPI PETROLIFERI HANNO GIÀ TAGLIATO FORTEMENTE I COSTI E POTREBBERO CONTINUARE


Alcuni tagli ai dividendi, inoltre, sono dettati da esigenze di conservazione della liquidità. L'industria petrolifera potrebbe avere maggiori probabilità di tagliare i dividendi in un ambiente in cui altri stanno facendo lo stesso. Carlyle osserva che negli ultimi anni molte compagnie petrolifere hanno lavorato duramente per ridurre la base di costi e potrebbero essere in grado di tagliare ulteriormente, comprese le spese per investimenti, per rispondere alla crisi, e questo potrebbe rendere i dividendi meno vulnerabili di altri nell'immediato futuro, anche se la sostenibilità a lungo termine dipenderà dalla ripresa del prezzo del petrolio.
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