Contatti

Capital Group

Capital Group: le opportunità da cogliere ai tempi del coronavirus

L’impatto del coronavirus sull’economia rischia di provocare una recessione a livello globale. Per Capital Group ci sono settori che possono trarre vantaggio in questo scenario. Nel settore finanziario, cautela per le banche anche se quelle americane sono più forti rispetto al 2008

di Fabrizio Arnhold 2 Aprile 2020 21:00

La pandemia di coronavirus avrà delle significative ripercussioni sulle economie globali. Difficile stabilire oggi l’esatto impatto, ma si stima al 70% il rischio di una recessione negli Usa e una pari probabilità di recessione globale. Cala drasticamente la domanda e rallenta l’offerta a causa del lockdown, la durata dell’emergenza sarà un fattore determinante per la ripresa.

L’ENTITÀ DELLA RECESSIONE


In questo scenario a tinte negative, dove si possono scorgere opportunità e quali sono i rischi da evitare? “In quanto investitori bottom-up, stiamo valutando chi vedrà una distruzione temporanea della domanda seguita da un rimbalzo rispetto ai casi in cui questa subirà probabilmente un cambiamento più permanente - spiega nella sua analisi David Polak, Investment Director per l’azionario di Capital Group - quali supply chain si modificheranno in maniera irreversibile e quali subiranno effetti temporanei e, infine, quali cambiamenti dei comportamenti diventeranno in qualche modo permanenti”.

MEDIA E DATA CENTER OSSERVATI SPECIALI


Secondo Polak, in questo contesto sono interessanti le società di qualità che traggono vantaggio dal calo delle interazioni fisiche tra persone e le società meno colpite dal coronavirus. Tra queste possiamo trovare le aree dei giochi, dei media, dei data center, dei magazzini e degli appartamenti nei complessi residenziali. “In generale, i nostri gestori di portafoglio e analisti ritengono che difficilmente i modelli di comportamento dei consumatori cambieranno molto per il settore dei viaggi e dell’ospitalità”, aggiunge Polak. Solitamente accade che “con l’aumento del reddito disponibile, si guida di più, si vola di più, si fanno vacanze più lunghe e si spende di più”. Se guardiamo alle crisi precedenti, si nota come questo megatrend, nel lungo termine, non sia stato sconvolto.

Paesi emergenti alla prova del coronavirus: i fattori da tenere d’occhio


Paesi emergenti alla prova del coronavirus: i fattori da tenere d’occhio





LE OPPORTUNITÀ DA COGLIERE


Quali saranno le opportunità da monitorare? Per Capital Group, il settore aerospaziale, le compagnie aeree e le compagnie crocieristiche restano un’area interessante, ma forse è bene attendere ancora un po’ di tempo. “Abbiamo già assistito a grandi shock nel passato e i clienti delle compagnie crocieristiche tendono a dimenticare e a tornare un anno dopo”, si legge nell’analisi di Capital Group. “Si tratta di un settore strutturalmente interessante perché esiste un numero limitato di fornitori, il che conferisce loro un potere di determinazione dei prezzi sostenibile, come anche esiste un fattore demografico a supporto, con una quota significativa della popolazione più anziana che invecchia e diventa più abbiente”. E focalizzandosi nel comparto aerospaziale, ci sono soltanto due grandi società che costruiscono aeromobili per tutto il mondo.

INTERESSANTI ANCHE E-COMMERCE E SETTORE SANITARIO


I semiconduttori e i software sono altri comparti con potere di determinazione dei prezzi. Le società di e-commerce e social media potrebbero trarre vantaggio dall’aumento dell’utilizzo di internet. Il settore tra i più attraenti, in questo momento, è quello sanitario. “Con il coronavirus l’attenzione verso questo settore crescerà ulteriormente - precisa David Polak -. I nostri analisti hanno iniziato a valutare ciò che questo comporterà per i vari fornitori sanitari e le società biotecnologiche”.

NEL SETTORE FINANZIARIO, IN DIFFICOLTÀ LE BANCHE


Nel comparto finanziario, soffrono le banche, pertanto “manteniamo cautela in quest’area”, conclude l’analista di Capital Group. “Le principali banche americane sono meglio capitalizzate rispetto alla grande crisi finanziaria”. E hanno destinato meno capitale al market making nei mercati obbligazionari.
Share:
Trending