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Alan Berro

Big hi tech, il modello di business del futuro è l’abbonamento

Il modello basato sull’abbonamento offre alle società più innovative tre benefici, a partire da un flusso di cassa ripetibile, spiegano gli esperti di Capital Group

di Redazione 18 Ottobre 2019 09:47

Cosa unisce in modo virtuoso il destino delle attuali aziende più innovative con la formula dell’abbonamento al servizio da loro offerto? Semplicemente la sostenibilità e la visibilità dei loro profitti il che le rende il target ideale per gli investitori azionari di medio lungo termine alla ricerca di opportunità in un mercato in cui, in generale, le valutazioni sono tirate e le prospettive incerte.

UNA FORMULA DEL MODELLO DI BUSINESS DELLA VECCHIA ECONOMIA


Non deve stupire che le aziende tecnologiche più all'avanguardia, basate sulle piattaforme digitali e che sono in grado di cavalcare i servizi cloud, stiano facendo leva proprio su una formula del modello di business della vecchia economia: l’abbonamento. “Il modello basato sui ricavi ricorrenti – tramite abbonamenti o canoni – assicura alle società più smart e agili tre benefici potenziali: espandere i mercati di riferimento, rafforzare la fidelizzazione dei clienti e generare flussi di cassa ripetibili” sostiene Alan Berro, Gestore di portafoglio azionario di Capital Group, secondo il quale gli abbonamenti rappresentano il business model del futuro.

CONTENUTI MEDIATICI ON DEMAND


Sono tanti gli esempi di come l’avvento delle nuove tecnologie abbia già rivoluzionato le abitudini dei consumatori e di specifici settori. Si pensi all’offerta dello streaming di contenuti mediatici on demand che consente a ognuno di noi di godere dei contenuti sui propri tablet, smartphone e laptop senza aspettare l'ora di inizio dei programmi televisivi e dei film trasmessi sui canali televisivi tradizionali.

NETFLIX, YOUTUBE, HULU


“Le attuali tecnologie e le infrastrutture disponibili hanno consentito alle società di streaming di crescere a un ritmo accelerato: in un sondaggio McKinsey and Company del 2018, 46% dei consumatori americani ha dichiarato di essere abbonato a un servizio di streaming come Netflix, YouTube o Hulu” puntualizza Berro.

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SPOTIFY, PANDORA, APPLE MUSIC


Sempre in tema di streaming anche le abitudini musicali hanno subito una rapida e profonda doppia trasformazione. Meno di vent’anni fa iTunes ha iniziato a spopolare rendendo facilmente accessibile a tutti il download digitale ma da alcuni anni i consumatori ai download e ai CD preferiscono i servizi offerti da Spotify, YouTube, Pandora e Apple Music. In base ai dati della Recording Industry Association of America alla fine dello scorso anno il giro d’affari dello streaming musicale aveva registrato 7,4 miliardi di dollari di fatturato pari al 75% dei ricavi del mercato musicale digitale statunitense.

IL BOOM DEI SERVIZI CLOUD


E che dire della esorbitante domanda di servizi software online sulla scia della diffusione dei cloud, la sconfinata rete di server che garantisce agli utenti accesso remoto all'archiviazione e alla potenza di calcolo tramite il web? Una soluzione che consente ad ogni tipologia di azienda di accedere a banche dati, informazioni e applicazioni software a costi fissi contenuti risparmiando sui cospicui investimenti per l’aggiornamento costante delle infrastrutture telematiche interne.

AMAZON WEB SERVICES E MICROSOFT AZURE


In base ad una stima elaborata dalla società di ricerche di mercato Gartner, entro il 2022, la spesa complessiva nel mercato del cloud pubblico potrebbe raggiungere i 331 miliardi di dollari contro i 145 miliardi del 2017. Secondo gli addetti ai lavori si tratta di un trend destinato a durare alimentando la domanda dei servizi offerti dagli attuali leader delle infrastrutture cloud, Amazon Web Services e Microsoft Azure.

UN BUSINESS MODEL PER INCREMENTARE I DIVIDENDI


A proposito di Microsoft, il passaggio da un modello basato sulle vendite ad uno incentrato su abbonamenti e servizi cloud ha permesso al colosso fondato e guidato da Bill Gates di premiare gli investitori con dividendi crescenti nel tempo. Infatti grazie al flusso prevedibile di introiti derivanti dai canoni dei clienti, le compagnie che fanno leva sull’abbonamento possono disporre di risorse certe da destinare alla remunerazione dei soci con cedole sempre più generose. Un altro aspetto non affatto secondario per gli investitori.
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