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Anton Brender

USA, difficilmente le politiche di Trump saranno la risposta alle sfide sociali

Il miglioramento del tenore di vita rimane una questione centrale per l’economia USA. Ma l’avversione all’intervento dello Stato è un ostacolo: lo studio degli economisti di Candriam.

23 Maggio 2018 16:26

Per oltre mezzo secolo l'economia statunitense, pur preservando la sua leadership mondiale in fatto di produttività, ma ha tuttavia mostrato una incapacità a migliorare il tenore di vita di gran parte della sua popolazione.

AVVERSIONE ALL’INTERVENTO PUBBLICO


Solo mettendo in discussione l'avversione all'intervento pubblico gli Stati Uniti potrebbero uscire dall'attuale fase di stallo. E alla luce delle circostanze odierne tale scenario appare improbabile” dichiarano Anton Brender e Florence Pisani, economisti di Candriam e autori del libro “The American Economy, a European view”. La conclusione a cui giungono i due economisti è frutto dell’analisi condotta nel libro, all’interno del quale viene sviluppata una panoramica della storia e dell'organizzazione dell'economia americana con l’obiettivo di comprendere quali siano i problemi che gli Stati Uniti devono affrontare oggi.

SPESA INTERNA SPOSTATA SUI SERVIZI


Il punto di partenza dell’analisi è lo spostamento nella struttura della spesa interna verso i servizi. Uno spostamento che, combinato con guadagni di produttività sempre meno equilibrati e con una maggiore apertura alle importazioni di manufatti, ha determinato una terziarizzazione nelle retribuzioni e dei posti di lavoro creati.
“Il governo federale, in questo contesto di profonda mutazione sociale, ha optato per un mantenimento dell’atteggiamento prevalentemente passivo. Fiducioso nell'efficacia delle forze di mercato, non ha profuso sforzi per agevolare gli adeguamenti e le riconversioni necessari, né ha ridistribuito i guadagni del progresso tecnico o del commercio internazionale” puntualizzano Anton Brender e Florence Pisani.

SPINTA AL RIBASSO PER LE RETRIBUZIONI


La conseguenza è che la mancanza di professioni ben retribuite nel settore dei servizi ha spinto una parte della popolazione americana a orientarsi verso posti di lavoro molto meno remunerati, determinando una spinta al ribasso sulle retribuzioni di tali posti di lavoro. La piena occupazione degli ultimi anni ha solo limitato gli impatti negativi di questo fenomeno sulla società americana.

POLITICHE ANTICICLICHE


“L'avversione all'intervento pubblico, alla base del modello sociale americano, ha portato il governo USA a rispondere alle evoluzioni strutturali attraverso politiche anticicliche, dal momento che la sua priorità era mantenere l'economia il più vicino possibile alla piena occupazione, come unico modo, se non per mantenere la crescita dei salari reali in corrispondenza dei redditi più bassi, almeno per impedirne l'erosione” spiegano Anton Brender e Florence Pisani.

POLITICHE FISCALI


Il problema è che se dopo la seconda guerra mondiale, il governo USA si era servito della politica fiscale come mezzo per conseguire tale obiettivo, dall'inizio degli anni '80, a seguito della trasformazione del sistema finanziario americano e dei progressi nelle modalità di attuazione della politica, si è configurato un cambio di regime con la politica monetaria che ha preso le redini.

LA GRANDE CATASTROFE


“L'età dell'oro della politica monetaria si è purtroppo conclusa con una grande catastrofe e ci sono voluti dieci anni e politiche di emergenza per riportare l'economia alla piena occupazione. Da allora usare gli strumenti di politica economica è divenuto più complicato: il peso del debito pubblico è oggi più alto di quanto non lo sia mai stato in tempi di pace e l'efficacia della politica monetaria si è considerevolmente attenuata” specificano Anton Brender e Florence Pisani.

L’ILLUSIONE DEI TAGLI FISCALI


Tradotto in pratica, secondo i due economisti, oggi è più complicato fare leva su tali politiche per porre rimedio all’interruzione del progresso sociale cui il paese sta facendo fronte da molti anni. Non ci deve quindi illudere: la soluzione non può essere quella di una riduzione della tassazione delle imprese i cui profitti, al netto delle imposte, sono più alti di quanto non lo siano mai stati.
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