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Fed, dazi e Brexit: difendere il portafoglio dalle prime insidie del 2019

Gli appuntamenti chiave del primo trimestre e le possibili contromisure per proteggere il portafoglio d’investimento: l’analisi di BlackRock

9 Gennaio 2019 10:08

Prendete carta e penna e segnate in rosso sul calendario il 29 gennaio, il primo e il 29 marzo. Sono queste le tre date chiave nel primo trimestre che, secondo Richard Turnill, global chief investment strategist di BlackRock, potranno risultare determinanti per l’andamento dei mercati finanziari. Scopriamo insieme all’esperto in che modo.

IL PROSSIMO MEETING DELLA FED


La prossima riunione della Federal Reserve americana, in programma il 29 e il 30 gennaio sarà un evento chiave nel primo trimestre. Mentre l'economia degli Stati Uniti si avvicina alla fase di tardo ciclo e le condizioni finanziarie diventano a mano a mano più restrittive, sia il Fomc (Federal Open Market Committee , l’organismo della Fed responsabile delle decisioni sui tassi Usa) che i mercati saranno focalizzati sui dati economici per cercare indizi sullo stato di salute dell'economia globale.

VALUTAZIONI AZIONARIE MENO TIRATE


Intanto, con l'aumento dell'incertezza e il percorso al rialzo dei tassi Usa da parte della Fed, le valutazioni azionarie sono tornate in linea con le medie post crisi, in base al rendimento degli utili. Siamo entrati nel 2019 con valutazioni meno impegnative e rischi che si riflettono meglio in molti prezzi delle attività finanziarie. Tuttavia, i timori di un rallentamento economico e di guerre commerciali appaiono tuttora rilevanti. Wall Street a dicembre ha registrato il peggior mese da febbraio 2009, mentre i beni rifugio quali oro, yen giapponesi e titoli di stato statunitensi hanno guadagnato terreno.

Attenti a non farsi ingannare dai botti di fine anno


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TASSI USA VICINI ALLA NEUTRALITA’


I rendimenti dei titoli del Tesoro (Treasury) statunitensi decennali, in particolare, sono scesi ai livelli più bassi dall'inizio del 2018 (con i prezzi, che si muovono in direzione opposta ai rendimenti, che sono saliti molto), sottolineando i vantaggi della diversificazione che i titoli di Stato garantiscono durante le fasi di avversione al rischio. “Riteniamo che la Fed stia diventando più cauta nella sua politica di restrizione monetaria, poiché i tassi di interesse degli Stati Uniti sono vicini alla neutralità, il livello in cui la politica monetaria non stimola né limita la crescita” puntualizza Richard Turnill.

SOLO DUE I RIALZI ATTESI PER IL 2019


Certo, la banca centrale statunitense a dicembre ha ribadito il suo orientamento restrittivo, citando uno scenario di crescita ancora robusto. Tuttavia l'ultima proiezione del grafico dei cosiddetti ‘dot plot’ della Federal Reserve, che sintetizzano le indicazioni dei membri del Consiglio della banca centrale Usa sul livello dei tassi nei prossimi trimestri, evidenzia non più tre ma soltanto due aumenti attesi per il 2019, una previsione in linea con quelle di BlackRock. “Il meeting di gennaio potrebbe fornire indizi sul futuro percorso della Fed. A marzo ipotizziamo una pausa nel cammino dei rialzi dei tassi americani che sembra sempre più probabile, in quanto la banca centrale avrà la necessità di pesare l'impatto della contrazione delle condizioni finanziarie e dei fondamentali economici” specifica l’esperto.

FINE DELLA TREGUA USA-CINA


Una seconda data chiave è quella del primo marzo, giorno in cui termina la tregua di 90 giorni della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Una mancanza di chiarezza su quanto concordato tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping lo scorso primo dicembre evidenzia, secondo Richard Turnill, la fragilità della tregua. “I recenti passi compiuti dalla Cina per incrementare gli acquisti di beni degli Stati Uniti, proteggere la proprietà intellettuale e aprire ulteriormente la sua economia potrebbero portare a un'estensione della tregua, ma ci aspettiamo che persistano le tensioni strutturali legate alla politica industriale cinese e alla competizione per la leadership tecnologica globale”, spiega l’esperto in attesa di conoscere gli esiti dei negoziati tra le due parti, ripartiti questa settimana.

L’ESITO DELLA BREXIT


La terza data chiave è quella del 29 marzo, quando è in programma l’uscita dall’Unione Europea da parte del Regno Unito. Quest’ultimo deve concordare un accordo di uscita con l'Ue per evitare un ritiro disordinato ma le probabilità che il parlamento britannico possano approvare l'attuale accordo del primo ministro Theresa May con l'Ue restano molto basse, vista la profonda divisione politica interna. “Riteniamo che le probabilità di un no-deal Brexit siano ancora basse, sebbene la valutazione della sterlina britannica sembra riflettere i timori significativi di un'uscita dirompente” precisa Richard Turnill.

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UN PORTAFOGLIO PIU’ RESILIENTE PER IL 2019


In conclusione, l’esperto, alla luce della volatilità che sarà alimentata dall’incertezza attorno agli eventi chiave, sostiene la validità di un portafoglio 2019 caratterizzato da una maggiore resilienza. “Preferiamo un approccio a bilanciere: le esposizioni ai governativi come un cuscinetto protettivo del portafoglio da un lato, e le allocazioni ad attività che offrono interessanti prospettive di rischio / rendimento come qualità e titoli dei mercati emergenti dall'altro. Ciò include il disinteresse verso le attività contraddistinte da un potenziale negativo maggiore di quello di rialzo, come le azioni europee e le obbligazioni sovrane europee”, conclude Richard Turnill.
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