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Borse, al di fuori degli Stati Uniti ora ci sono prospettive migliori

Ci sarà una maggiore dispersione nelle performance in borsa e occorrerà selezionare i settori e i titoli. Tra i quali sono favoriti i ciclici e i finanziari.

15 Novembre 2017 10:00
financialounge -  BlackRock Europa giappone mercati azionari Richard Turnill USA value

Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, non ha dubbi nel suo commento settimanale dal ‘Earnings growth goes global’: le azioni non statunitensi, in particolare i ciclici (ovvero quelle dei settori più legati al ciclo economico), offrono attualmente migliori prospettive dal momento che BlackRock prevede una crescita globale sostenuta, con valutazioni relativamente (rispetto a Wall Street) attraenti e banche centrali accomodanti.

Allo strategist, più in particolare, piacciono gli stili di gestione momentum (legati alla capacità di cavalcare i settori e i titoli più gettonati in Borsa) e il value style factor (incline a selezionare i titoli value). Le convinzioni di Richard Turnill partono dalla constatazione che i profitti aziendali al di fuori degli Stati Uniti hanno evidenziato un’accelerazione e stanno ora raggiungendo quelli negli USA. Le ragioni del loro ritardo, dice Richard Turnill, sono da ricercarsi in un sovraccarico della capacità in eccesso, dal crollo degli scambi internazionali dopo la grande crisi del 2008- 2009, dall'ondata del dollaro USA e dal rallentamento economico della Cina.

“Ora la situazione è diversa, grazie all'espansione globale più sincronizzata nel periodo post-crisi. Il balzo dei profitti in Europa e in Giappone di quest'anno è avvenuto nonostante le valute delle due aree (euro e yen) siano state leggermente più forti del dollaro incidendo sugli esportatori. Entrambe le regioni dovrebbero registrare una crescita degli utili superiori a quella negli Stati Uniti per il 2017. Pensiamo che questa tendenza abbia spazio per proseguire, anche in virtù del fatto che la forza dell'euro e dello yen sembra sul procinto di invertire la rotta” specifica Richard Turnill, che, in questo contesto, vede migliori prospettive per la performance degli azionisti al di fuori degli Stati Uniti nei prossimi trimestri.

Per lo strategist, l'espansione economica globale si sta finalmente propagando fino alle piccole e medie aziende in Giappone, in Europa e nei mercati emergenti. Il rafforzamento dell’euro e dello yen all'inizio di quest'anno ha suscitato qualche dubbio sulle performance aziendali, ma si è dimostrato poco penalizzante sulla redditività.

“Le aziende giapponesi hanno aumentato i profitti del 17% nell'ultimo trimestre, il miglior aumento annuale di qualsiasi grande mercato sviluppato. Uno slancio che dovrebbe proseguire nel 2018. La nostra visione di un dollaro USA moderatamente più alto supporta ulteriormente la tesi a favore dei mercati azionari non statunitensi, dal momento che i profitti guidati dall'esportazione otterranno un'ulteriore spinta da un sano contesto commerciale globale” puntualizza Richard Turnill che però poi mette in guardia dai facili entusiasmi.

“È tuttavia difficile vedere il 2018 come un altro anno di crescita dei profitti globali a due cifre. È vero che ci aspettiamo una ulteriore crescita degli utili ma prevediamo una maggiore dispersione nei rendimenti azionari con un crescente divario tra i vincitori e i vinti”. Ciò significa, secondo lo strategist, che gli investitori dovranno concentrarsi sulle regioni e sui settori in cui le attese di maggiori profitti dovrebbero avere maggiori probabilità di confermarsi.

“La tecnologia è stato un esempio lampante a livello mondiale nel dimostrare che si possono raggiungere le alte aspettative, registrando gli incrementi di utili più elevati tra tutti i settori negli Stati Uniti, in Europa e in Asia nell'ultimo trimestre. Ma riteniamo che in questo ambiente anche i ciclici siano in una posizione forte. Allo stesso modo, i finanziari, che hanno messo a segno una crescita dei profitti globali quest'anno di circa il 20%, potrebbero allungare la loro striscia positiva nel 2018, quando i rendimenti obbligazionari aumenteranno” conclude Richard Turnill.
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