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Amundi: “Mercati, indispensabile una tregua stabile Usa-Cina”

Secondo Amundi se non ci fosse una tregua tra Usa e Cina, ed i dazi previsti per fine anno entrassero in vigore, la delusione degli investitori e dei mercati sarebbe significativa

di Redazione 21 Novembre 2019 17:15

Anche la scorsa settimana i principali listini internazionali hanno fatto un altro passo in avanti nelle direzione del rialzo. Guadagni inferiori al punto percentuale sia negli Stati Uniti – dove l’indice S&P500 ha fissato nuovi massimi storici – e sia nella zona euro. I disordini ad Hong Kong hanno invece frenato i listini dei Paesi emergenti mentre i tassi di interesse globali sono scesi leggermente – i prezzi, che invece si muovono in direzione opposta ai rendimenti, sono però saliti - rispetto alla settimana precedente.

POSSIBILE STABILIZZAZIONE DEL CICLO ECONOMICO


“I livelli attuali raggiunti dalle asset class rischiose incorporano una possibile stabilizzazione del ciclo economico ma soprattutto la firma di una tregua tra Stati Uniti e Cina. Se però non si dovesse materializzare ed i dazi previsti per fine anno entrassero in vigore, la delusione dei mercati e degli investitori sarebbe rilevante andando probabilmente a pregiudicare anche timidi segnali positivi sul ciclo economico” fa presente Stefano Castoldi, Direzione Investimenti Amundi SGR.

PREVALE UNA CERTA APERTURA DI CREDITO


L’esperto nota che, nonostante i molteplici fronti di incertezza politica e geopolitica internazionale, sembra prevalere nei mercati finanziari una certa apertura di credito su un possibile accordo tra Stati Uniti e Cina mentre gli investitori beneficiano degli effetti dell’abbondante liquidità fornita dalle Banche Centrali.

LA BORSA DI SEUL SEMBRA CONFERMARE LE PREVISIONI POSITIVE


A corroborare questa visione costruttiva contribuiscono anche alcuni dati macroeconomici che lasciano intravedere una stabilizzazione per i settori manifatturieri, i più colpiti dal rallentamento economico. “In quest’ottica, un indizio importante lo ha fornito il listino di Seul estremamente sensibile al ciclo manifatturiero e alle attese sul commercio globale dove sono quotati colossi esportatori sudcoreani come Samsung, Hyundai ed il produttore di semiconduttori SK Hynix. Dai minimi di fine agosto l’indice Kospi della Borsa sudcoreana è cresciuto del 13%” specifica Castoldi.

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MA RESTANO I PROBLEMI A HONG KONG, E IN CILE, ITALIA E SPAGNA


Il quale, tuttavia, non nasconde le problematiche sullo scacchiere internazionale. Ad Hong Kong ed in Cile, le proteste anti governative salgono di intensità con pesanti ripercussioni sui rispettivi mercati finanziari. A Hong Kong l’indice Hang Seng ha accusato un calo settimanale del 4,8% mentre il peso cileno si è deprezzato rispetto al dollaro USA del 3,4%. Tensioni politiche anche in Italia – dove la maggioranza di governo giallorossa appare divisa sulla manovra di bilancio e sulla gestione del caso Ilva - e in Spagna dove le recenti elezioni non hanno migliorato la governabilità del paese.

TUTTO IL POSSIBILE PER SIGLARE UNA TREGUA


“Alla luce di tutte queste considerazioni è indispensabile raggiungere una tregua, possibilmente solida e che lasci aperta l’opzione per ulteriori passi di riavvicinamento. Costituirebbe una significativa giustificazione alla recente impostazione positiva dei mercati finanziari e fornirebbe una buona base per ulteriori miglioramenti del ciclo economico” conclude Castoldi.
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