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Inflazione Stati Uniti, diminuiscono i timori riguardo al carovita

L’indice dei prezzi al consumo è salito a febbraio al 2,2% su base annua mentre l’inflazione inerziale è rimasta stabile all’1,8%: i timori sembrano rientrati.

20 Marzo 2018 09:38
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La stagione delle trimestrali, che si è praticamente conclusa, ha passato il testimone alla politica per quanto riguarda gli sviluppi dei mercati finanziari. In particolare, dopo l’annuncio di Trump dell’introduzione dei dazi sulle importazioni di acciaio e sull’alluminio, adesso i riflettori sono puntati sul licenziamento del Segretario di Stato americano. E, se il protezionismo dovesse propagarsi, rischierebbe seriamente di far deragliare la crescita globale, alimentando al rialzo i prezzi e, al ribasso, le Borse.

INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO A 2,2%


Intanto, però, l’indice dei prezzi al consumo in America è salito a febbraio al 2,2% su base annua e l’inflazione inerziale è rimasta stabile all’1,8% dissipando di fatto le preoccupazioni circa un’accelerazione pericolosa del carovita statunitense. D’altra parte il mercato del lavoro USA sembra in grado di assorbire nuova forza lavoro senza determinare incrementi retributivi straordinari. Detto questo, secondo le stime di Amundi, la crescita USA dovrebbe aggirarsi attorno al 3% nel 2018 e al 2,4% nel 2019: l’inflazione inerziale dovrebbe invece raggiungere l’obiettivo del 2% entro la fine del 2018.

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L’IMPATTO DELLA RIFORMA FISCALE USA


“Mentre le nostre previsioni sull’indice dei prezzi al consumo (PCE) sono ampiamente in linea con le proiezioni di dicembre della Fed, quelle riguardanti la crescita sono più alte (la Fed si aspetta il 2,5% nel 2018 e il 2,1% nel 2019)” specificano, nell’ultima Weekly Market Review, gli esperti di Amundi secondo i quali le aspettative di crescita da parte della Fed potrebbero subire una revisione al rialzo dal momento che l’ultima serie di proiezioni non incorporava ancora del tutto l’impatto della riforma fiscale.

MIGLIORAMENTO DEL CONTESTO MACROECONOMICO


“In ogni caso non è detto che le aspettative d’inflazione diventino più alte, perché l’indice PCE core (spese per i consumi personali) tende a misurare in modo piuttosto fedele l’inflazione. Pertanto, non è detto che una revisione al rialzo del grafico a punti della Fed derivi necessariamente da un miglioramento del contesto macroeconomico, anche se è una possibilità” puntualizzano i professionisti di Amundi. Resta il fatto che le aspettative sui prezzi al consumo influenzeranno la dinamica dei tassi di interesse americani. A questo proposito è bene ricordare che le stime di consenso di Bloomberg sul PCE core (senza le componenti energia e alimentari) sono dell’1,8% nel 2018 e del 2% nel 2019 mentre le previsioni del mercato relative ai rialzi dei tassi Fed Funds sono di tre incrementi per quest’anno e di uno e mezzo nel 2019.

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TASSI USA A BREVE AL GIUSTO LIVELLO


Alla luce di questi dati e del contesto, gli esperti di Amundi reputano appropriato l’attuale posizionamento del segmento breve della curva dei rendimenti USA: i rendimenti dei Treasury USA a due anni al 2,26%, son infatti 83 punti base (+0,83%) al di sopra del tasso effettivo della Fed. “Certo non si può escludere un ulteriore rialzo del costo del denaro da parte della banca centrale, tuttavia la storia suggerisce che nelle prime fasi del ciclo economico USA si osserva di solito un delta molto più ampio tra i tassi a breve termine e i fed fund.” concludono i professionisti di Amundi.
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