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La riscossa delle società USA

11 Ottobre 2012 20:00
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Tre punti percentuali in più rispetto all’S&P500 da inizio anno al 28 settembre e il 23% al di sopra dell’indice di Wall Street negli ultimi tre anni. Sono le performance che può vantare Tim Mulrenan, gestore del fondo Pioneer Funds - U.S. Fundamental Growth a cui FinanciaLounge ha rivolto alcune domande.

Qual è la vostra attuale view sul mercato azionario USA?
“Wall Street ha rispettato le nostre attese, grazie soprattutto ai bilanci solidi delle aziende che vantano margini elevati e profitti in ulteriore aumento. In uno scenario di crescita moderata, ma che può beneficiare dalla attenta attività della Fed, la banca centrale americana, le corporation Usa presentano bilanci ricchi di liquidità che fanno prevedere rendimenti ancora positivi sebbene persista il rischio di volatilità legato per lo più ad eventi geopolitici, come le prossime elezioni presidenziali e all’evoluzione della crisi dell’Euro”

Quali sono i settori su cui puntate di più (o nei quali ritenete ci siano più opportunità)? E perché?
“È necessario premettere che il nostro approccio di gestione è di tipo bottom-up, ovvero si basa sull’analisi microeconomica anziché su quella macro: in pratica la costruzione del portafoglio parte dalla selezione rigorosa dei singoli titoli. Ne consegue che l’allocazione settoriale è una conseguenza dello stock picking, e non una scelta primaria. Naturalmente, sovra/sottopesi possono riflettere la tendenza di un settore a presentare in misura maggiore o minore aziende con i citati requisiti di qualità. Detto questo, nell’Information technology e nel farmaceutico ritroviamo numerose società attraenti caratterizzate da un business model basato su asset intangibili e, al contempo, che investono molto nella ricerca e sviluppo. Nel settore dei beni di consumo di prima necessità, figurano corporation con marchi conosciuti e apprezzati a livello internazionale. Il tutto mentre, molto spesso, le valutazioni sono estremamente interessanti”.

Quali, al contrario, i settori da evitare? E perché?
"In base ai nostri parametri di valutazione i beni di consumo ciclici è un settore con poche aziende interessanti. La grande distribuzione per esempio negli anni 2000 ha promosso ingenti investimenti per finanziare un’espansione dei punti di vendita che si è poi rivelata esagerata in quanto basata su stime non realistiche sulla crescita dei consumi. Siamo assenti sia nelle telecomunicazioni, dove la concorrenza è elevatissima e qualsiasi vantaggio competitivo viene eroso in tempi relativamente brevi, che nelle utilities, gravate da una regolamentazione che impedisce la formazione di ritorni elevati. Riteniamo inoltre non interessante anche il settore finanziario: per le banche è difficile realizzare una crescita elevata degli utili nel medio termine, dovendo gestire un deleveraging (riduzione della leca finanziaria) importante e affrontare crescenti vincoli regolamentari”.

Potete indicate alcuni titoli in portafoglio spiegando brevemente i motivi per i quali sono interessanti?
“Mastercard, il big delle carte di credito, Apple, leader mondiale dell’alta tecnologia, e Fomento Economico Mexicano. Quest’ultima, i cui titoli li abbiamo acquistati nel novembre 2011, è una holding a cui fanno capo diverse società controllate attive nella produzione e nella distribuisce di bevande non alcoliche. Inoltre, controlla la Oxxo, la principale catena di distribuzione low-cost del Messico”.
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