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Economia e coronavirus, caccia agli indizi della possibile ripresa

La prossima settimana i nuovi dati di USA, UE e Cina forniranno elementi più concreti sulle prospettive economiche post-coronavirus. Ecco l’analisi aggiornata di Stefan Scheurer (Allianz Global Investors)

di Leo Campagna 25 Aprile 2020 09:30

Dopo la profonda correzione registrata nel mese di marzo, nelle ultime quattro settimane sui mercati finanziari è scattato un rally trainato dalla speranza di riuscire a mitigare lo shock della domanda e dell’offerta e contenere il deterioramento delle condizioni finanziarie. In parallelo, cominciano a delinearsi dati più incoraggianti sul versante finanziario, come quello di un costante calo del numero dei pessimisti (in base alle rilevazioni di inizio mese dell’American Association of Individual Investors) o quello relativo ai flussi netti record in entrata su base settimanale nei fondi investiti in azioni e obbligazioni societarie.

LE STIME FMI PER IL PIL 2020 INDICANO UN -3%


Resta il fatto che, al momento, continua a prevalere la cautela come fotografato dall’ultimo sondaggio di Bank of America in cui emerge che la liquidità nei portafogli è molto sostenuta mentre l’allocazione azionaria è la più bassa dal marzo 2009. D’altra parte il Fondo Monetario Internazionale (FMI) stima per quest’anno una contrazione del 3% PIL mondiale, molto più profonda del -0,1% del 2009, sulla scia della grande crisi finanziaria. Stime basate anche sui livelli più bassi raggiunti da 40 anni a questa parte da alcuni indicatori anticipatori dell’economia statunitense, mentre nel solo mese scorso negli USA sono andati persi tanti posti di lavoro quanti ne erano stati creati negli ultimi dieci anni.

LE CONDIZIONI PER UNA RIPRESA NEL 2021


Tuttavia, se si riuscisse ad arginare la pandemia e l’attività economica riprendesse nella seconda metà di quest’anno, ci sarebbero le condizioni per il FMI di una ripresa nel 2021, con il PIL che potrebbe registrare un aumento del 5,8%. “L’economia troverà un sostegno nelle misure monetarie e fiscali adottate in tutto il mondo. In particolare il governo statunitense, che ha approvato piani di spesa equivalenti all’8,3% del PIL, fornirà garanzie e prestiti per un importo pari al 2,4% del PIL”, fa sapere Stefan Scheurer, Director, Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors.

AllianzGI: “Meno rischi per una crisi finanziaria globale, opportunità per le obbligazioni corporate”


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AUMENTO DEL BILANCIO DELLA FED E VARO DEI PACCHETTI FISCALI UE


Senza trascurare il fatto che, tra fine febbraio e metà marzo, la Banca centrale Usa ha ampliato il bilancio portandolo a 6.400 miliardi, con un possibile ulteriore incremento fino a 8.000-9.000 miliardi entro fine anno, mentre i Paesi Ue si accingono a varare pacchetti fiscali per un valore totale pari a quasi il 21% del PIL.

PROSSIMA SETTIMANA LA STIMA DEL PIL USA DEL 1° TRIMESTRE


A questo proposito Scheurer rivolge lo sguardo alla settimana prossima nel corso della quale saranno resi noti nuovi importanti dati macro. Tra questi le stime preliminari sulla crescita del PIL Usa nel primo trimestre, attese per mercoledì insieme alla decisione della Fed sui tassi. Il giorno dopo sarà la volta dei dati sulla spesa al consumo e sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione, mentre venerdì è atteso l’indice ISM manifatturiero, che potrebbe scendere ai livelli del 2008-2009.

ATTESA IN EUROPA PER LA BCE E IN CINA PER IL PMI MANIFATTURIERO


Per quanto riguarda l’Eurozona, giovedì si alzerà il velo sul mercato del lavoro dell’intera area euro e delle tre principali economie (Germania, Francia e Italia) mentre la conferenza stampa della Bce illustrerà le decisioni in merito ai tassi. In Asia, giovedì, l’indice dei responsabili degli acquisti (PMI) del settore manifatturiero in Cina fornirà un primo concreto indizio su una possibile ripresa a ‘V’ dopo il recente aumento della capacità produttiva del paese.
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