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Allianz Global Investors

Federal Reserve: verso un nuovo taglio dei tassi “preventivo”?

Secondo Stefan Rondorf di Allianz Global Investors, potrebbe essere in vista da parte della banca centrale americana un nuovo taglio dei tassi senza una recessione imminente

di Chiara Merico 15 Luglio 2019 07:30

Gli investitori sperano ancora una volta nell’aiuto delle banche centrali, visto il contesto che vede la crescita rallentare e l’incertezza politica persistere. Gli operatori del mercato monetario Usa sono convinti che la Federal Reserve taglierà il tasso di riferimento di quasi 100 punti base complessivi nei prossimi 12 mesi, mentre per la Banca Centrale Europea (Bce), si prevede un’ulteriore riduzione di circa 10 punti base, partendo da livelli già negativi. Inoltre, in molti si aspettano una ripresa del Quantitative easing nei prossimi mesi.

POLITICA MONETARIA ACCOMODANTE


I mercati, quindi “ipotizzano chiaramente una politica monetaria molto più accomodante. Come si concilia questa previsione con l’idea diffusa che la recessione non sia imminente?”, si chiede Stefan Rondorf, senior investment strategist, global economics & strategy di Allianz Global Investors. La risposta è: “Senza difficoltà: i mercati vedono nel taglio dei tassi una sorta di assicurazione. Sono convinti che le banche centrali faranno quanto in loro potere per garantire un’estensione del ciclo”.

I TAGLI PREVENTIVI


In passato ci sono stati episodi analoghi. Da un’analisi dei cicli dei tagli dei tassi Usa dal 1980, emerge che la Fed ha abbassato il tasso di riferimento in quattro occasioni anche se la recessione non era imminente (1984, 1987, 1995 e 1998). “In alcuni casi il sistema finanziario aveva subito uno shock (ad esempio il crollo azionario dell’autunno 1987), in altri la crescita era più debole (1984 e 1995)”, spiega Rondorf. Di norma, gli indicatori anticipatori come la fiducia delle imprese e dei consumatori erano notevolmente arretrati prima di un taglio dei tassi “preventivo”. Nello stesso tempo il mercato del lavoro era ancora solido.

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BUONE NOTIZIE DA MOSSE SIMILI


Una mossa del genere rappresentava di solito una buona notizia per gli investitori. “Dopo un intervento simile le quotazioni azionarie globali salivano in media di quasi il 10% nei 12 mesi successivi, mentre scendevano di quasi il 19% se il taglio dei tassi avveniva in un contesto recessivo”, sottolinea l’esperto, secondo cui anche l’impatto sui corporate bond e sulle obbligazioni high yield Usa era favorevole, per quanto tali strumenti restassero indietro rispetto ai Treasury.

È IL MOMENTO DI UN NUOVO TAGLIO?


Questo quadro sembra descrivere bene anche il presente. È arrivato quindi il momento di un altro taglio dei tassi “preventivo”? Secondo Rondorf “il clima economico è peggiorato a livello mondiale, essenzialmente a causa delle persistenti incertezze sulla politica commerciale. Le banche centrali potrebbero giustificare facilmente un taglio dei tassi, anche alla luce del calo delle attese di inflazione sul mercato”.

LE DIFFERENZE CON IL PASSATO


Vanno però considerati due elementi: il primo è il fatto che “in passato i tagli dei tassi ‘preventivi’ operati dalla Fed non sono mai stati superiori a 75 punti base in totale, mentre oggi il mercato monetario americano sconta interventi più consistenti, segno di una maggiore preoccupazione per la crescit”. Il secondo elemento riguarda la guerra commerciale. “Non è affatto certo”, spiega l’esperto, “che le misure di politica monetaria possano risolvere una crisi di fiducia provocata” dall’inasprirsi della controversia con la Cina.

OCCHI PUNTATI SUI DATI CINESI


Nell’ultima settimana la Federal Reserve ha confermato nuovamente di vigilare sui rischi di rallentamento economico. “All’inizio della prossima, però, l’attenzione si concentrerà sui dati cinesi previsti per lunedì, come il Pil del secondo trimestre”, fa notare Rondorf. Mercoledì le immatricolazioni di auto europee faranno luce sulla fiducia dei consumatori e sulla tormentata industria automobilistica del vecchio continente.

PERFORMANCE MENO BRILLANTI PER L’AZIONARIO


“Con ogni probabilità, le banche centrali dovranno agire per non deludere le attese di sostegno monetario. Non crediamo però che tali interventi avranno un forte impatto”, fa sapere l’esperto, secondo cui “è difficile che si possa risolvere rapidamente una crisi di fiducia innescata dall’incertezza politica. Per questo motivo, i mercati azionari potrebbero offrire performance meno brillanti che in passato in circostante simili. Chiaramente, risulta improbabile un rialzo dei tassi nell’immediato, e gli investitori dovranno cercare altre fonti di reddito, ad esempio dividendi sostenibili e solidi”.
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