Contatti

Allianz Global Investors

Fed meno prevedibile, potrebbe anche alzare entro l’anno

Nessuno si aspetta una mossa sui tassi questa sera dal FOMC, ma per AllianzGI non è da escludere un nuovo rialzo per la fine dell'anno se arrivassero schiarite geopolitiche, e il T-bond sarebbe preso in contropiede

20 Marzo 2019 07:00
financialounge -  Allianz Global Investors Federal Reserve Franck Dixmier inflazione Morning News T-bond https://www.flickr.com/photos/federalreserve/42781499301/

Nessuno sul mercato si aspetta che il Federal Open Market Committee della banca centrale USA questa sera annunci una mossa sui tassi di interesse a conclusione della sua seconda riunione del 2019 nella serata europea. Ma non è escluso che, se dovessero arrivare schiarite sui principali fronti economici e geopolitici aperti, dalla Brexit alla guerra dei dazi, la Fed di Jerome Powell possa tornare ad alzare i tassi alla fine del 2019. Una mossa che prenderebbe in contropiede il mercato obbligazionario americano, che sconta invece un ribasso nel 2020. Sono le conclusioni cui giunge Franck Dixmier, Global Head of Fixed Income di Allianz Global Investors, nell’imminenza di quello che il FOMC comunicherà intorno alle 20.00 europee a conclusione della riunione del 19-20 marzo 2019.

INFLAZIONE BASSA MA SALARI IN CRESCITA


L’esperto parte dalla considerazione che la Fed ha sostanzialmente raggiunto gli obiettivi di piena occupazione e stabilità dei prezzi, per cui dovrebbe confermare l’approccio prudente ritenendo di aver attuato una politica adeguata che prevede tassi invariati, che costituiscono a loro volta un’ancora forte per la curva dei rendimenti USA. Il Presidente Jerome Powell ha confermato questo approccio in una recente intervista a “60 Minutes”, la popolare trasmissione televisiva americana affermando chiaramente che la politica attuale è adeguata alla bassa inflazione e che non c’è urgenza di alzare i tassi. Il target di inflazione al 2% circa è stato essenzialmente raggiunto, con il Personal Consumption Expenditures all’1,94%, il tasso core all’1,9% e il Consumer Price Index al 2,2%. Inoltre, le attese di inflazione implicite nei titoli del tesoro indicizzati a due anni si attestano all’1,90%, sotto il target Fed, anche se la crescita dei salari ha toccato il 3,4% annuo, la più alta dal 2009.

FONTE DI VULNERABILITA’ PER L’OBBLIGAZIONARIO


Ma Dixmier cita anche la solidità dell’economia americana e il potenziale di crescita dell’inflazione. Per ora, la Fed dovrebbe mantenere i tassi a breve sugli attuali livelli neutrali, che a parere dell’esperto di AllianzGI rappresentano rafforzano i tassi a lungo termine. Ma, aggiunge, nel medio periodo la Fed terrà aperte tutte le opzioni continuando a monitorare i dati. La crescita resta solida e sopra il potenziale, mentre la creazione di posti di lavoro è compatibile con una continua crescita salariale. L’esperto quindi conclude di ‘non poter escludere’ un rialzo dei tassi entro fine anno, a fronte di una possibile maggior inflazione o di minori rischi economici e geopolitici. Questo è lo scenario di base proposto da AllianzGI. Ed è anche, secondo Dixmier, “una fonte di vulnerabilità per il mercato obbligazionario USA”, che continua a puntare a un taglio dei tassi nel 2020, anziché a un rialzo.

Quella strana relazione tra T-bond e S&P 500


Quella strana relazione tra T-bond e S&P 500




Trending