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Bce efficace sugli spread, ma il tema strutturale resta

Per AllianzGI, il “whatever it takes” monetario si traduce in un “whatever it costs” dei governi, e quindi nuovo debito che i mercati dovranno assorbire. Ma soprattutto per l’Italia il problema strutturale dello spread resta

di Virgilio Chelli 20 Marzo 2020 16:54

Il presidente francese Macron l’ha definita ‘economia di guerra’. Di fatto le economie dei paesi sviluppati riescono a stare a galla solo grazie al massiccio supporto di liquidità delle banche centrali, dalla Fed alla Bce, e alla determinazione dei governi a fare di tutto per evitare fallimenti a cascata di imprese in difficoltà. A 8 anni dalla dichiarazione ormai passata alla storia di Mario Draghi, è di nuovo l’ora del "whatever it takes" da parte delle banche centrali, che per i rispettivi governi si traduce in un "whatever it costs", vale a dire a qualunque costo.

UN INTERVENTO QUANTITATIVAMENTE PIÙ AMPIO DEL QE DI DRAGHI


Partendo da queste considerazioni, Franck Dixmier, Global Head of Fixed Income di AllianzGI, analizza il nuovo programma annunciato dalla Banca Centrale Europea denominato “Pandemic Emergency Purchase Programme”, che comprende l’acquisto di debito pubblico e privato 750 mld, con un orizzonte almeno fino a fine anno e che si va ad aggiungere al QE già annunciato portando la potenza di fuoco della Bce a 1.000 miliardi di euro, vale a dire circa 100 miliardi di qui a dicembre.

L’OBIETTIVO È EVITARE LA FRAMMENTAZIONE FINANZIARIA ALL’INTERNO DELL’EUROZONA


L’esperto di AllianzGI fa notare che si tratta di cifre imponenti, che superano il picco toccato dal QE di Mario Draghi di 80 miliardi al mese ed andrà a incidere fortemente sul bilancio della stessa Banca centrale già gonfiato a 2.600 miliardi. Questa massa di liquidità verrà utilizzata per evitare la ‘frammentazione finanziaria’, un termine utilizzato dal capo economista della Bce Philip Lane per la prima volta dal 2011, che indica chiaramente la volontà di garantire la trasmissione della politica monetaria soprattutto agli stati periferici.

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GRANDISSIMA FLESSIBILITÀ E TRASMISSIONE EFFICACE ALL’ECONOMIA REALE


Dixmier sottolinea l’estrema flessibilità del PEPP, con la possibilità di modulare gli importi mensili di acquisti, estesi per la prima volta ai commercial paper non finanziari. Uno ‘strumento potente’ per una trasmissione efficace della politica monetaria all’economia reale, perché in questo modo allevia il peso che grava direttamente sulle spalle delle imprese. Inoltre la Bce potrà distribuire gli acquisti come meglio crede, aumentarne l’importo se lo ritiene e comprare persino debito sovrano greco, finora escluso perché ritenuto ancora troppo rischioso.

I MERCATI HANNO RECEPITO IL MESSAGGIO MA CAUTELA SUL RIENTRO STRUTTURALE DELLO SPREAD


Il messaggio, secondo AllianzGI, sembra essere arrivato ai mercati, che hanno reagito facendo scendere da 60 a 42 punti lo spread del debito francese a 10 anni e crollare quello italiano da 300 a 190 punti. Ma, avverte Dixmier, bisogna essere cauti sulla possibilità di un rientro strutturale degli spread, e di quello italiano in particolare, anello debole dell’Eurozona. Sicuramente la Bce ha steso una rete di protezione, perché i governi dovranno emettere molto debito per finanziare il sostegno all’economia.

PRIMA O POI VERRÀ SOLLEVATA LA QUESTIONE DELLA MONETIZZAZIONE DEL DEBITO PUBBLICO


AllianzGI si aspetta almeno 350 miliardi di emissioni di debito sovrano nell’Eurozona nel 2020, in aggiunta a quanto già in programma. Il mercato, con l’aiuto della Bce, dovrebbe essere in grado di assorbire quantità così importanti, anche se verosimilmente chiederà una remunerazione adeguata in termini di tassi. Ma, avverte Dixmier, prima o poi la questione della monetizzazione del debito pubblico verrà sollevata.
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