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Il giusto prezzo per ridurre la volatilità di un portafoglio azionario

Un approccio attivo di investimento in titoli azionari a bassa volatilità, sottolineano in AllianceBernstein, non può prescindere dalla convenienza delle valutazioni

di Mariano Mangia 14 Marzo 2020 15:00
financialounge -  Alliance Bernstein azioni volatilità

Restare investiti in azioni è un’impresa che talvolta richiede nervi d’acciaio e non tutti riescono a sostenere la pressione, oggi più che mai. Per cercare di cogliere il potenziale di rendimento che un investimento azionario offre, ma con un andamento più stabile, un numero crescente di investitori ha deciso di puntare sulle azioni caratterizzate da una minore volatilità. Stando ai dati di Morningstar, a fine 2019 gli ETF che promettono bassa volatilità o una volatilità minima, esplicitando tale caratteristica nella propria denominazione, hanno raggiunto un patrimonio di 106,8 miliardi di dollari, con una raccolta di 28,2 miliardi di dollari nel corso dell’anno.

BASSA VOLATILITÀ A CARO PREZZO


Secondo gli esperti di AllianceBernstein, la popolarità di questi prodotti ha generato una nuova sfida, le azioni a bassa volatilità rischiano di essere costose, si rischia di pagare un prezzo alto per ottenere stabilità. Anche i benchmark di questo particolare approccio, ad esempio l’indice MSCI World Minimum Volatility (Min Vol), possono rivelarsi fuorvianti, fanno notare, dal momento che si concentrano su una ristretta selezione di caratteristiche a volatilità minore e non prendono in considerazione le valutazioni, possono facilmente risultare sbilanciati verso le azioni e i settori più costosi. Ad esempio, comparti come i servizi di pubblica utilità, le telecomunicazioni e i beni di prima necessità presentano una redditività molto bassa rispetto alla media storica, ma il loro peso nell’indice Min Vol è maggiore rispetto all’indice generale MSCI World. Al contrario, i titoli del settore tecnologico registrano una redditività molto elevata in termini storici, eppure sono sottopesati.

LA QUALITÀ AL GIUSTO PREZZO


Ciò che è essenziale prendere in considerazione, spiegano in AllianceBernstein, è che le valutazioni devono essere contestualizzate, i singoli titoli devono essere esaminati attentamente per determinare se offrono cash flow di qualità in grado di favorire un andamento stabile dei rendimenti. Talvolta, osservano, vale la pena pagare un po’ di più per investire in imprese di qualità particolarmente elevata, mentre alcuni titoli azionari costosi in settori tradizionalmente difensivi non possiedono la qualità sottostante necessaria a giustificarne il prezzo.

I PORTAFOGLI A BASSA VOLATILITÀ NON SONO TUTTI UGUALI


L’ultima considerazione che fanno in AllianceBernstein è che i portafogli a bassa volatilità possono essere molto diversi tra loro. Una strategia passiva, viene osservato, non tiene conto delle valutazioni e non può escludere o modificare i pesi di singoli settori o titoli con valutazioni elevate. Con un approccio attivo che presta attenzione alla convenienza delle valutazioni, si possono invece costruire portafogli con un andamento stabile delle performance, capaci di sostenere una pressione maggiore in condizioni burrascose. Puntare a titoli azionari con valutazioni ragionevoli, offerti da imprese di qualità elevata che possono generare solidi cash flow a prescindere dalla mutevolezza delle condizioni di mercato è la strategia seguita da [tooltip-fondi codice_isin="LU0861579778"]AB Low Volatility Equity Portfolio[/tooltip-fondi], un fondo che adopera un approccio bottom-up che unisce la ricerca fondamentale a strumenti quantitativi proprietari per selezionare azioni interessanti sul profilo della qualità, stabilità e del prezzo, con l’obiettivo di ottenere performance maggiormente stabili.
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