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Cosa sta succedendo alle telecomunicazioni?

Tim sulle montagne russe, Vodafone acquistata da Swisscom e pronta alla fusione con Fastweb, mentre Iliad è pronta a fare la voce grossa. Cosa sta succedendo nel mondo delle telecomunicazioni?

di Lorenzo Cleopazzo 17 Marzo 2024 09:30
financialounge -  fastweb mercati sunday view Telecom Italia

Certe volte viene da chiederselo, forse. Viene da chiedersi chi ne sia l’autore, se di essere umano si può parlare. Ma se invece fosse il prodotto obbligato dello sviluppo tecnologico?

Forse sono domande troppo astratte, di quelle che suscitano l’ilarità di amici e parenti nel momento in cui gliele presenti. O forse sono più diffuse di quello che pensiamo, e in realtà, mentre siamo in attesa attaccati a una cornetta, iniziamo a chiedercelo un po’ tutti: da dove arriva quel “tuuuu tuuuu” mentre telefoniamo? È una sorta di convenzione internazionale? È lo stesso suono che sentivano le persone di fine ‘800 mentre usavano i primi telefoni? E poi: meglio questo rumore impersonale, o le gracchianti musichette d’attesa?

Di certo, ora come ora, questi dubbi non toccano nomi come Tim o Vodafone, attanagliati come sono da problemi ben diversi e ben più concreti. Quali? Li scopriamo tutti nel Sunday View di questa settimana!

Let’s go!

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Quando si parla di telecomunicazioni è difficile soffermarsi su un unico paese. Certo, si può fare una fotografia del settore entro certi confini nazionali, ma è improbabile che questo sia completamente svincolato dai movimenti al di fuori di quegli stessi confini. Un esempio? Non si può parlare di Tim senza nominare la vendita delle sue infrastrutture a un fondo americano, così come non si può non citare la svizzera Swisscom per l’acquisizione di Vodafone Italia e la sua probabile integrazione con Fastweb, già affiliata proprio a Swisscom. Ma andiamo con ordine.

Un paio di mesi fa, il governo ha autorizzato Tim a vendere al fondo KKR gran parte degli impianti fisici e non che consentono ai suoi clienti telefonare e navigare su internet, per un’offerta oltre i 18 miliardi di euro. L’infrastruttura di Tim è d’interesse nazionale, ma la società aveva bisogno di vendere per ripianare una situazione economica gravata da profondi debiti. Tim ha comunque presentato un piano per il futuro, ma la Borsa ha risposto picche: il titolo è crollato di un quarto del suo valore, e per due giorni non ha rimbalzato. Secondo alcuni osservatori, il piano è sembrato irrealistico, anche perché il settore europeo e italiano è sovraffollato e in una fase di cambiamento radicale. La preoccupazione maggiore, però, quantomeno in Italia, è legata a quanto varrà Tim senza la sua rete. Che poi, letta tra le righe, il dubbio si ripercuote anche sulla situazione del nostro Paese nel momento in cui verrebbe a mancare il controllo sulle nostre infrastrutture di comunicazione. Saremo completamente in mano a soggetti esterni, o avremo ancora libertà di manovra?

DERBY FILOSOFICO


Nella storia del pensiero, nessuno è esente da critiche o disconoscimenti: anche nomi strafamosi come Platone o Kant hanno avuto i loro detrattori. Solo che, di solito, anche se in disaccordo, si riconoscono comunque i meriti dei grandi pensatori. Ma se c’è una disputa che ancora divide in maniera netta i filosofi, è quella tra funzionalisti e non. Per i primi, la coscienza e la conseguente concezione e comunicazione di certi concetti, sono delle mere funzioni, appunto; mentre, per gli altri, la coscienza non è successiva alla mente, ma ci convive, o addirittura la precede. La teoria dei funzionalisti è abbastanza lineare: qualsiasi cosa avvenga nella nostra testa, è un aspetto meccanico dell’intelletto. Quella dei non-funzionalisti è più articolata e, per fare una metafora, potremmo dire che la coscienza è la terra in cui mettono le radici i fiori del comportamento del pensiero; l’insieme di queste cose compone la fioriera, che è la mente.

Secondo i protagonisti di questo ambito della filosofia, siamo sempre più vicini al momento in cui la scienza potrà dimostrare chi ha ragione e chi no, ma nel frattempo le due fazioni si rispondono colpo su colpo.

POLLOCK


Chiaramente l’infrastruttura tecnologica che ci permette di parlare al telefono è ben diversa dall’impianto di un cervello umano, anche se, per molti versi, la metafora viene semplice. Per i funzionalisti, coscienza e comunicazione, sono replicabili anche in modo artificiale, come dire: cambia poco se le reti italiane di Tim e Vodafone passano in mano altrui, ché tanto ciò che conta è la funzione che svolgono. Che detta così non è neanche poi tanto sbagliata, anzi. Però rimane il fatto che il Paese si ritroverebbe senza controllo diretto su un aspetto abbastanza importante della società, come qualcuno che vedrebbe riprodotta la propria coscienza da una macchina.

Il mondo delle Tlc, però, è incredibilmente difficile: solo in Europa ci sono ben 45 operatori, contro gli 8 americani, i 4 giapponesi, 4 cinesi e 3 coreani. La più grande compagnia europea, Deutsche Telekom, è grande quasi 10 volte più di Tim, ma in generale il mercato appare più come un dipinto frastagliato di Pollock, fatto da schizzi di colore sempre diversi e ingarbugliati, a rappresentare il calo dei ricavi, l’altissima e pesante concorrenza e pesanti investimenti obbligati dalle reti mobili di nuova generazione. Se poi a tutto questo si aggiunge il fatto che i grandi nomi sono minacciati da piccole e agili compagnie low cost come Iliad, allora la tela di Pollock diventa ancora più incasinata. E chissà se sapersi districare in questo marasma può essere replicato da un’IA come una qualsiasi funzione della nostra mente.

BONUS TRACK


E ora che succede? Forse vale la pena chiederselo, magari cercando anche delle risposte dai diretti interessati. Ma, probabilmente, se provassimo a chiamare, troveremmo occupato.
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