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Lo scenario

Wellington Management: mercati emergenti resilienti anche in caso di recessione

Con una recessione classica dei mercati sviluppati Wellington Management privilegerà l'esposizione alla duration dei paesi emergenti, in particolare quelli dell'Europa centrale e orientale e dell'America Latina

di Leo Campagna 31 Agosto 2023 14:00
financialounge -  Gillian Edgeworth mercati recessione wellington management

Negli ultimi trimestri l’economia globale ha evidenziato segni di tenuta tuttavia è probabile un ulteriore rallentamento. Anche perché, come fa notare Gillian Edgeworth, Macro Strategist di Wellington Management, ha preso forma il ciclo di rialzo dei tassi di interesse più ampio e più rapido degli ultimi decenni, unitamente al quantitative tightening.

INVERSIONE DELLA CURVA DEI TASSI E DISOCCUPAZIONE


Alcuni indicatori evidenziano una probabilità in aumento di crescita negativa nei prossimi trimestri. “Nelle fasi del passato caratterizzate dall’inversione della curva dei rendimenti negli Stati Uniti, il PIL ha iniziato a contrarsi in media dopo 13 mesi: negli Stati Uniti la curva dei rendimenti è invertita da 11 mesi” riferisce Edgeworth che poi aggiunge: “Anche il mercato del lavoro statunitense comincia a segnalare debolezza con un aumento del tasso di disoccupazione. La storia suggerisce che, quando il tasso di disoccupazione è stato così basso, ha registrato un aumento di uno o due punti percentuali nei 12 mesi successivi”.

GLI IMPATTI DI UNA RECESSIONE ‘CLASSICA’


Finora i paesi emergenti (esclusa la Cina) si sono mostrati relativamente resistenti ai rialzi dei tassi implementati dalle rispettive banche centrali e da quelle dei paesi sviluppati. Ma come reagirebbero se nei mercati sviluppati si verificasse una recessione "classica", cioè una contrazione da due a quattro trimestri su base trimestrale? “Si tratterebbe di una novità dal momento che negli ultimi trent'anni i mercati emergenti hanno affrontato periodi difficili ma mai (o quasi) hanno affrontato l’evento di una recessione classica nei mercati sviluppati” risponde la Macro Strategist di Wellington Management.

ATTENZIONE AI PREZZI DELLE MATERIE PRIME


Infatti la crisi finanziaria del 2008 e il Covid sono stati shock molto più acuti, mentre sia il taper tantrum del 2013 che il crollo dei prezzi delle materie prime del 2014-2015 hanno colpito duramente i mercati emergenti a causa dei loro elevati deficit e della loro dipendenza dalle materie prime. “Nel caso si verifichi una recessione nei mercati sviluppati, i mercati emergenti dovrebbero registrare un ulteriore indebolimento e una potenziale contrazione della crescita e un aggiustamento dei mercati del lavoro maggiore rispetto al passato. Da seguire con attenzione invece i prezzi delle materie prime in quanto i principali esportatori di commodities dell'America Latina e il Sudafrica sarebbero i più vulnerabili” spiega Edgeworth.

UN CERTO GRADO DI DEPREZZAMENTO DELLA VALUTA


Nel caso in cui una recessione classica dei mercati sviluppati riducesse le pressioni inflazionistiche globali, le banche centrali dei mercati emergenti potrebbero non preoccuparsi troppo del sostegno alle proprie valute per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di inflazione: in pratica, le banche centrali dei paesi emergenti potrebbero accettare un certo grado di deprezzamento della valuta in caso di rafforzamento del dollaro USA senza tuttavia che questo possa comportare un ritorno alla debolezza delle valute dei paesi emergenti dell'ultimo decennio.

LE IMPLICAZIONI SUI TITOLI


“È possibile una disinflazione accompagnata da tagli dei tassi e questo ci fa privilegiare l'esposizione alla duration dei paesi emergenti, con una preferenza per i mercati dell'Europa centrale e orientale e dell'America Latina” sottolinea la Macro Strategist di Wellington Management. È vero, ammette Edgeworth, che i tagli dei tassi potrebbero ridurre il flusso cedolare in America Latina e in Europa centrale e orientale, ma il livello di partenza dei tassi di riferimento, i deficit a livelli gestibili e l’approccio prudente ai tagli dei tassi dovrebbero sostenere le valute.

LE PROSPETTIVE RESTANO FAVOREVOLI


“Le prospettive restano favorevoli, tuttavia preferiamo un posizionamento cauto in relazione al rischio del debito in valuta estera rispetto ai mercati locali, dato che gli spread sono ora a livelli contenuti rispetto ai valori storici dei mercati emergenti, del credito investment grade dei mercati sviluppati e del debito high-yield” conclude Edgeworth.
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