Contatti

Sunday View

Non solo Cina: tutto il fermento del continente asiatico e le prospettive per l’Occidente

L’economia cinese è in difficoltà. Pechino tenta di ricucire alcuni strappi con l’Occidente, per ritrovare la serenità con alcuni partner commerciali. Intanto però altri stati asiatici iniziano a fare gola alle aziende. Quali scenari ci sono per Stati Uniti ed Europa?

di Lorenzo Cleopazzo 25 Giugno 2023 10:00
financialounge -  cina commercio Europa Stati Uniti sunday view

Il valzer si balla in due.

Una danza elegante, quasi pomposa. E d’altro canto è nata nella Vienna dell’800, anticipando a ritmo di musica quella stessa eleganza pomposa che sarà poi di Klimt e dell’Art Nouveau.
Ma torniamo a noi. Perché il ballo a cui vogliamo fare riferimento è sì importante come un valzer, ma i ballerini sul parquet non sono due giovani viennesi, ma i paesi asiatici e occidentali dei giorni nostri. Non è ben chiaro chi guidi le danze e chi si faccia guidare, anche perché probabilmente varia in base al momento. In questo particolare periodo, per esempio, la Cina è rimasta un po’ a bagnomaria in mezzo alla sala, in cerca di un nuovo compagno a cui aggrapparsi per continuare a ballare. Guarda la Germania, guarda la Francia, e ci prova persino con gli Usa, ma sta facendo fatica a rimanere a tempo.

Strano, per qualcuno abituato da tempo a fare il ritmo di molti mercati.

La musica intanto non si ferma e il mondo continua a suonare: accordi economici in Re minore, quartetto d’archi. E mentre Pechino è in difficoltà, impegnata a guardarsi attorno, tutt’attorno a lei ci sono nuovi protagonisti nel valzer della de-globalizzazione.

SUPERATA LA CINA


“Sul filo di lana” non è certo una posizione comoda in cui stare, neanche nei modi di dire. Solo che Pechino e Washington sembrano averci fatto l’abitudine, ormai. Ai segnali distensivi di Blinken in visita in Cina, risponde Biden dando a Xi Jinping del ‘dittatore’ e sottolineando le difficoltà economiche del dragone.

“Sul filo di lana” ma anche “sul filo del rasoio”, perché qui è un attimo farsi male mentre si è in ballo.

Basta guardarsi un po’ attorno, però, per trovare la soluzione. Già da qualche tempo Apple ha infatti spostato parte della sua produzione in India, e indovinate dov’erano prima? Esatto, in Cina.
Il fascino di New Dehli è a 360 gradi, con un potenziale produttivo enorme, tutti gli incentivi fiscali del governo Modi, a cui aggiungere la prospettiva di un Paese che sappia reggere anche in caso di problemi nei rapporti tra Cina e Usa. Tutte cose allettanti, tanto che persino Google sta valutando seriamente lo spostamento della produzione dei suoi smartphone Pixel all’ombra del Taj Mahal.

Big G, però, potrebbe non essere l’unica a spostarsi. Come lei, anche molte altre aziende potrebbero decidere di fare le valigie e imbarcarsi per l’Asia, e le destinazioni iniziano a diventare differenti: al posto della Cina, le agenzie viaggi stanno preparando pacchetti per Vietnam, Indonesia, Thailandia e la già citata India.

Che succede al dragone ora?

L'ORO DI KLIMT


Un impero in declino, che ben presto avrebbe fatto spazio a stati più piccoli, ma più dinamici. Non è tanto la Cina dei giorni nostri, ma la Vienna di inizio ‘900. Quella di cui un certo Gustav Klimt si faceva portavoce con le sue opere. Esatto, lo stesso Klimt di qualche riga fa.

Il nostro buon pittore è sempre stato un passo avanti nelle sue scelte: alla vecchia e stantia Accademia preferì frequentare la Scuola di Arti Decorative, con un gruppo di altri artisti baldanzosi divenne uno dei protagonisti della Seccessione Viennese, riportando i fasti dell’oro dei mosaici di Ravenna – da cui rimase folgorato – anche nelle sue opere.

Quello stesso oro che voleva simboleggiare il periodo glorioso che stava vivendo la sua Vienna e tutto l’Impero Austroungarico, ricollegandolo poi anche a una simbologia d’altri tempi, a indissolubile legame della grandezza dell’epoca classica. I suoi personaggi, tuttavia, hanno sempre nascosto una certa mestizia dietro alle loro espressioni. Non solo le femme fatale delle diverse versioni di Giuditta, ma anche nei ritratti di Adele Bloch-Bauer, nella Danae e in altri. Tutto quell’oro, simbolo implicito di una pomposità che sarebbe presto cessata. A Vienna con la Prima Guerra Mondiale, ma a Pechino?

CONCLUSIONE


Non è tanto il fascino delle destinazioni esotiche a far gola all’Occidente, è che la Cina ha perso mordente.

La sua economia stenta a riprendere quota, zavorrata dai continui tira e molla con gli Stati Uniti, dalla posizione ambigua rispetto a Mosca, e da tutta una serie di fattori interni che ne hanno abbassato l’appeal: il rallentamento della produzione industriale e delle vendite, l’empasse dell’edilizia e l’aumento dei prezzi delle case, oltre alle ristrettezze delle banche e all’altissima disoccupazione giovanile. A dimostrazione di tutto questo c’è anche uno studio della Camera di Commercio Ue in Cina, che parla di un sentiment delle imprese calato drasticamente nell’ultimo periodo. Tutto a favore di altre destinazioni, che si prenotano come le più gettonate dalle imprese.

Ora capite bene perché qualche giorno fa il premier indiano Modi è stato accolto come un amicone negli Usa.

BONUS TRACK


Sapete qual è l’ultima opera realizzata da Klimt? Si chiama “Dama con ventaglio”. Andate pure a vederlo, perché ve ne accorgerete da soli: oltre al classico oro, l’artista ha usato dei dettagli di chiara ispirazione, frutto di un lungo studio su delle culture particolari: quelle asiatiche.

Non male per chiudere il cerchio, no?
Share:
Trending