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Guerra e materie prime

La guerra in Ucraina infiamma la volatilità sulle commodity, attenti a non scottarsi

Le commodity sono importanti per diversificare, ma a differenza delle azioni non garantiscono il ritorno nel lungo termine. Un universo troppo grande, pieno di occasioni e rischi che richiedono un supporto esperto

di Stefano Caratelli 14 Marzo 2022 08:21
financialounge -  commodity materie prime Russia Ucraina Weekly Bulletin

Prima dell’attacco russo all’Ucraina, all’ingresso nel 2022, il mercato globale delle commodity sembrava promettente per l’investitore in cerca di diversificazione con un orizzonte di lungo termine. L’asset class, di cui oil & gas rappresentano una componente importante ma non certo l’unica, era favorito da una combinazione di fattori e trend: crescita stabile della domanda da parte delle economie emergenti, sforzi globali per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero, lotta al cambiamento climatico, sotto-investimenti a livello globale in tutte le componenti, dal minerario ai materiali. La prospettiva di una crescita costante e duratura, dal 21 febbraio, quando Putin ha dichiarato il riconoscimento del Donbass indipendente, si è trasformata in un’impennata verticale dei prezzi, infiammati dalle sanzioni alla Russia che hanno impattato tutta la catena del valore delle commodity, dalla produzione alla finanza, dai trasporti fino a valle a tutti i settori industriali che ne fanno direttamente o indirettamente uso.

SUPER CICLO O FIAMMATA TEMPORANEA?


Siamo appena all’inizio di un super-ciclo, come quello partito all’inizio del millennio e poi andato in fumo nel grande falò della crisi di Lehman e dei subprime? Oppure è una fiammata del tutto temporanea, magari destinata a spegnersi in una recessione globale, in cui l’investitore rischia di comprare ai massimi ed essere costretto nel giro di qualche settimana o mese a incassare brucianti perdite? È un rischio ben evidenziato dal grafico qui sotto, che mostra quanto il mercato delle commodity sia diverso da altri, come ad esempio l’azionario, che nel lungo termine premia sempre. Nell’arco di oltre 30 anni, da quando si è iniziato a calcolare l’indice riportato qui sotto, si è tornati quasi al punto di partenza, mentre nello stesso periodo di tempo l’indice S&P 500 di Wall Street ha più che decuplicato il suo valore, anche tenendo conto della recente correzione.


Indice Bloomberg delle Commodity – base 1991 – aggiornato a marzo 2022

UN UNIVERSO FATTO DI TROPPE COSE


Probabilmente il dilemma super ciclo o no è posto in maniera sbagliata. L’universo commodity è troppo vasto e fatto di troppe cose, dal petrolio all’oro, dal grano al caffè, fino all’uranio e alle terre rare, per essere racchiuso in un’unica asset class. Prendiamo la chimica di base, strettamente legata al downstream petrolifero, ma anche al ciclo economico, soprattutto quello delle costruzioni e dell’auto. È energivoro ma non dipende solo dal prezzo del gas, che al momento sembra in mano alla speculazione insieme al petrolio, anche dalla disponibilità di materie di base, come i solventi, e dalla logistica. Magari basta, come sta succedendo, qualche nuovo focolaio di covid in porti minori della Cina, per avere un impatto su forniture, produzioni e consegne magari momentaneamente più forte della guerra in Ucraina, con sbalzi di prezzo anche due volte al giorno. Alcune commodity, come l’uranio, possono beneficiare più di altre e più durevolmente della crisi, vista la nuova attenzione per il nucleare come fonte green, il cui prezzo è salito di oltre il 36% nell’ultimo mese e di oltre il 116% negli ultimi 12.

VINCITORI, VINTI, E RISCHIO LIQUIDITÀ


Poi c’è l’area vastissima delle commodity alimentari, dove la guerra non impatta in modo omogeneo, ma produce vinti e vincitori. I produttori di grano di Ucraina e Russia vengono tagliati fuori dal mercato e forse avranno anche problemi per seminare il prossimo raccolto, ma i produttori di Nord America, Australia e anche qualche paese europeo sono pronti a profittarne. Un fattore che impatta trasversalmente tutte le commodity è la liquidità. Goldman Sachs ha lanciato l’allarme avvertendo che sta ‘collassando’, con la conseguenza di far schizzare la volatilità, creando ulteriore tensione, facendo impennare i prezzi e scattare le ‘margin call’, che costringono chi si era messo al ribasso a ricomprare in perdita.

BOTTOM LINE


Comprare un indice come l’S&P 500, magari con un fondo o un ETF, non è forse il modo più raffinato per investire in azioni, ma nel lungo termine ripaga, e anche molto bene. Per le commodity il discorso è diverso, c’è dentro troppa roba, e si rischia di trovarsi al punto di partenza dopo 30 anni. Le commodity sono sicuramente un’ottima idea per diversificare, ma diversificando appunto anche all’interno di questo immenso universo, lasciando il trading ai trader, e affidandosi alle mani esperte di gestori qualificati, sia tatticamente che strategicamente.
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