banche centrali
Nonostante la calma, l’inflazione resta l’osservata speciale
Il 2018 si è aperto con una serie di rischi potenziali che, sebbene abbiano poche probabilità di concretizzarsi, potrebbero provocare instabilità: l’analisi di J.P. Morgan Asset Management.
17 Gennaio 2018 15:39
“Riteniamo che vi siano pochi motivi di preoccupazione immediati. La ripresa è probabilmente ‘matura’, ma vi sono ancora spazi per una diffusione dell’espansione sia in Europa che nel mondo emergente” dichiara Karen Ward, Managing Director, Chief Market Strategist per il Regno Unito e l’Europa di J.P.Morgan Asset Management che, tuttavia, sebbene la situazione appaia favorevole, suggerisce di prepararsi ad essere flessibili nel 2018.
“Con il nuovo anno, dobbiamo ricordare che due enormi interrogativi rimangono senza risposta: l’inflazione si è davvero spenta? E le Banche Centrali cambieranno idea sulla gradualità dell’eliminazione degli stimoli?” Sono queste le domande che si pone la strategist ricordando come, mentre la disoccupazione stia scendendo a minimi storici, i prezzi del petrolio continuino a salire avvicinandosi ai 70 dollari. Gli investitori obbligazionari, sottolinea Karen Ward, non vengono compensati per il rischio d’inflazione come ai tempi precedenti la crisi e devono inoltre preoccuparsi per i rischi di ribasso: debito, deflazione e politiche non convenzionali che provocano un calo dei rendimenti.
“Qualora questo equilibrio di rischi dovesse cambiare, l’impatto sui rendimenti globali a lungo termine potrebbe coglierci alla sprovvista” sostiene la strategist che, pertanto, raccomanda di tenere sotto stretta osservazione tutte le pressioni inflazionistiche (dai prezzi del petrolio alle retribuzioni, fino all’inflazione core), con una particolare attenzione alla crescita nominale e alle trattative salariali in Giappone, anche se non si detengono in portafoglio titoli a reddito fisso giapponesi. Questo perché, secondo Karen Ward, la BoJ (Bank of Japan) sta esercitando un’influenza sui rendimenti obbligazionari globali maggiore di quanto si pensi. La strategist, in ogni caso, continuerà ad esaminare attentamente le comunicazioni delle banche centrali.
APPROFONDIMENTO
Guarda l'intervista a Maria Paola Toschi sull'azionario USA
https://vimeo.com/247475520
“Pur non avendo ancora generato un’eccessiva inflazione dei beni - specifica Karen Ward - le politiche delle banche centrali hanno indubbiamente rafforzato i prezzi degli asset e stanno cercando di mantenere un difficile equilibro tra l’esigenza di stimolare l’attività e conseguire i loro obiettivi d’inflazione, senza compiere tutti gli errori del boom del primo decennio del 2000”. La stessa Ward, però, ammonisce: sebbene questi rischi (comprese le altre preoccupazioni ben note, come il potenziale conflitto con la Corea del Nord) possano avere una probabilità relativamente limitata, l’impatto sul mercato potrebbe essere significativo. Di conseguenza, oltre a una strategia ampiamente diversificata, gli investitori devono pensare alla liquidità del proprio portafoglio: se cambia la tendenza, si deve essere in grado di modificare rapidamente posizione.
“In quest’ottica, alcuni investimenti hanno dimostrato di funzionare meglio in un contesto di aumento dell’inflazione e dei rendimenti obbligazionari. I più ovvi sono i titoli finanziari e i titoli value, a scapito dei growth. Predisponendo tale portafoglio, si può mantenere l’esposizione alle opportunità di rialzo fino a quando continuino le fasi positive, acquisendo al contempo una certa tranquillità nell’eventualità di un cambiamento di scenario” conclude la strategist.
“Con il nuovo anno, dobbiamo ricordare che due enormi interrogativi rimangono senza risposta: l’inflazione si è davvero spenta? E le Banche Centrali cambieranno idea sulla gradualità dell’eliminazione degli stimoli?” Sono queste le domande che si pone la strategist ricordando come, mentre la disoccupazione stia scendendo a minimi storici, i prezzi del petrolio continuino a salire avvicinandosi ai 70 dollari. Gli investitori obbligazionari, sottolinea Karen Ward, non vengono compensati per il rischio d’inflazione come ai tempi precedenti la crisi e devono inoltre preoccuparsi per i rischi di ribasso: debito, deflazione e politiche non convenzionali che provocano un calo dei rendimenti.
“Qualora questo equilibrio di rischi dovesse cambiare, l’impatto sui rendimenti globali a lungo termine potrebbe coglierci alla sprovvista” sostiene la strategist che, pertanto, raccomanda di tenere sotto stretta osservazione tutte le pressioni inflazionistiche (dai prezzi del petrolio alle retribuzioni, fino all’inflazione core), con una particolare attenzione alla crescita nominale e alle trattative salariali in Giappone, anche se non si detengono in portafoglio titoli a reddito fisso giapponesi. Questo perché, secondo Karen Ward, la BoJ (Bank of Japan) sta esercitando un’influenza sui rendimenti obbligazionari globali maggiore di quanto si pensi. La strategist, in ogni caso, continuerà ad esaminare attentamente le comunicazioni delle banche centrali.
APPROFONDIMENTO
Guarda l'intervista a Maria Paola Toschi sull'azionario USA
https://vimeo.com/247475520
“Pur non avendo ancora generato un’eccessiva inflazione dei beni - specifica Karen Ward - le politiche delle banche centrali hanno indubbiamente rafforzato i prezzi degli asset e stanno cercando di mantenere un difficile equilibro tra l’esigenza di stimolare l’attività e conseguire i loro obiettivi d’inflazione, senza compiere tutti gli errori del boom del primo decennio del 2000”. La stessa Ward, però, ammonisce: sebbene questi rischi (comprese le altre preoccupazioni ben note, come il potenziale conflitto con la Corea del Nord) possano avere una probabilità relativamente limitata, l’impatto sul mercato potrebbe essere significativo. Di conseguenza, oltre a una strategia ampiamente diversificata, gli investitori devono pensare alla liquidità del proprio portafoglio: se cambia la tendenza, si deve essere in grado di modificare rapidamente posizione.
“In quest’ottica, alcuni investimenti hanno dimostrato di funzionare meglio in un contesto di aumento dell’inflazione e dei rendimenti obbligazionari. I più ovvi sono i titoli finanziari e i titoli value, a scapito dei growth. Predisponendo tale portafoglio, si può mantenere l’esposizione alle opportunità di rialzo fino a quando continuino le fasi positive, acquisendo al contempo una certa tranquillità nell’eventualità di un cambiamento di scenario” conclude la strategist.