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donald Trump

News & Views – 30 ottobre 2017

Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.

30 Ottobre 2017 10:02
financialounge -  donald Trump mercati azionari News & Views tasse USA

La forza genera forza
Sembra proprio che Wall Street non ne voglia sapere di premere il bottone pausa, e forse ha ragione. Lo S&P 500 negli ultimi cinque anni ha registrato un ritorno del 14,8%, ben sotto l’aumento medio del 21,4% che storicamente ha segnato i cinque anni precedenti il momento in cui il Toro ha toccato il picco. I dati sono di Bespoke ripresi su Seeking Alpha. Non siamo in presenza di eccessi. Anche sul fronte macro i dati dicono che siamo lontani da un’economia americana che si surriscalda e si prepara a entrare in recessione. Nelle due precedenti fasi di Toro lungo, negli anni '80 e negli anni '90, il PIL era cresciuto rispettivamente del 39% e del 43% dal fondo della recessione al picco della ripresa. Oggi siamo solo al 19% dopo otto anni di espansione. Gli stessi otto anni sono passati dall’ultimo declino superiore al 20% del mercato, che segna il passaggio dal Toro all’Orso. Anche se a livello di singoli titoli l’Orso è stato sperimentato tra gennaio e febbraio 2016. E dall’ultimo ribasso del 3% è passato ormai un anno. Insomma, non c’è niente che giustifichi il timore di un’inversione di tendenza improvvisa. Il rally di fine anno è partito, e solo un cigno molto nero può farlo deragliare.

Gli americani non pagano le tasse?
Sì, ma non perché sono evasori. Il fatto è che il 20% dei contribuenti, quelli con i redditi più alti, nel 2016 ha pagato il 95% delle tasse federali. Almeno questo è quello che ha raccontato al Washington Examiner il direttore dell’Office of Management and Budget americano Mick Mulvaney. Solo pochi anni fa lo stesso 20% pagava ‘solo’ l’84% delle tasse sul reddito. È il risultato dell’estensione di una serie di esenzioni e rimborsi a favore dei redditi più bassi introdotti dall’amministrazione Obama. Parliamo di tasse federali sul reddito, poi ci sono una serie di altre imposizioni a livello statale e locale. In effetti la torta delle entrate fiscali federali americane del 2013, pubblicata dal Congressional Budget Office, mostra che l’1% dei contribuenti, quelli con un imponibile intorno al milione e mezzo di dollari, pagava oltre il 24%, a seguire il gruppo di circa il 20% immediatamente sotto, imponibili da 135 mila a 286 mila dollari, pagava quasi il 45% del totale. Sull’estremo opposto, il 20% composto da redditi sotto i 24 mila dollari, pagava solo lo 0,4%. Il sistema dei cosiddetti entitlement, vale a dire i molti tipi di sostegno fiscale ai redditi più bassi, ha ulteriormente allargato la forbice. Sembra un sistema fiscale fatto apposta per incoraggiare a guadagnare poco per continuare a godere dei benefici.

Trumpisti ma sotto copertura
Quando Donald Trump vinse le elezioni quasi un anno fa sconfessando tutti i sondaggi, furono in molti a sospettare che parecchi elettori non dichiarassero le loro vere intenzioni di voto per non essere giudicati rozzi e estremisti anche se protetti dall’anonimato del sondaggio. Ora Zogby Analytics, società specializzata in sondaggi non solo politici basata a New York, è andata a verificare la fondatezza di questa teoria e ha scoperto che ben 4 elettori su 10 sono sostenitori di Trump, ma ‘sotto copertura’, e non lo raccontano neanche ad amici e parenti. Nei sondaggi ufficiali oggi il sostegno a Trump viaggia solo intorno al 40%. Ma quando Zobgy ha chiesto al suo campione di dire se fosse d’accordo sull’affermazione "anche se dichiaro di non approvare Donald Trump, personalmente sono d’accordo con lui su certe questioni” ben il 38% ha risposto di sì e un altro 9% ha detto di non sapere. Il risultato sicuramente rafforza la convinzione, alla Casa Bianca, che il sostegno a Trump sia ben più forte di quanto dicano i sondaggi. Zogby intende andare avanti con regolarità nella sua rilevazione e andare a scavare sotto la superfice dell’opinione pubblica americana.
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