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Brexit

News & Views – 28 agosto 2017

Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.

28 Agosto 2017 09:27
financialounge -  Brexit dati macroeconomici inflazione oro Unione europea USA

Si torna al lavoro con i dati USA e la Brexit
La settimana che inizia oggi e che segna la fine delle vacanze estive dei mercati porta in regalo un bel pacco di dati macro americani, che aiuteranno a fare il punto sull’economia in vista di un possibile ma improbabile rialzo autunnale della Fed. Il magic number, quello sull’occupazione di agosto, esce venerdì: le stime puntano alla creazione di 180.000 nuovi posti con la disoccupazione ferma al 4,3%. Prima però arriva il dato rivisto, probabilmente al rialzo del PIL nel secondo trimestre, insieme al PMI manifatturiero, anche questo di agosto, che dovrebbe accelerare ancora rispetto a luglio, mentre anche l’indice di fiducia dei consumatori è atteso in rialzo, a meno che non subisca già un impatto psicologico per le violenze di Charlottesville. Se in USA il piatto forte sono i dati, in Europa gli occhi saranno per la Brexit, con il terzo round di colloqui tra le due squadre di negoziatori che partono oggi a Bruxelles. Ci si aspetta una Gran Bretagna più disponibile a concessioni, con Theresa May messa in difficoltà dopo che il Labour ha annunciato ieri che vuole che il Regno Unito resti a pieno titolo parte del mercato unico per tutto il periodo dei negoziati, che dovrebbero concludersi a marzo del 2019.

Perché l’oro luccica più delle azioni
Se i diamanti sono i migliori amici delle ragazze, come diceva Marilyn Monroe, da sempre l’inflazione è la miglior amica dell’oro, perché quando si mangia il valore degli asset gli investitori vanno in cerca di un rifugio ‘fisico’ nel giallo metallo. Quindi questi tempi di inflazione bassa o inesistente dovrebbero essere duri per il metallo, che invece è sulla buona strada per mettere a segno una performance migliore delle azioni proprio nell’anno di borse che rincorrono nuovi massimi. Sarebbe la prima volta dal 2011. Da inizio anno segna un rialzo di oltre il 12% mentre lo S&P ha guadagnato poco meno del 10%. In una lunga analisi il Wall Street Journal è andato a indagare sui fattori che potrebbero giustificare l’interesse per l’oro, come il possibile braccio di ferro tra Trump e il Congresso sul deficit pubblico che potrebbe portare al blocco della spesa governativa. Ma alla fine la risposta è abbastanza semplice e ci riporta all’inflazione. Non quella al consumo, ma quella degli asset, a cominciare proprio dalle azioni, ma anche dai bond, che hanno raggiunto livelli che sono sempre in più a giudicare poco sostenibili. Sono praticamente quasi 20 mesi che i prezzi delle azioni vanno in una sola direzione, mentre quelli dei bond governativi non accennano a scendere, anche se il rendimento latita. Di solito le une sono l’alternativa agli altri. Ma non oggi. E allora? Allora si compra oro.

Mifid 2 all’americana
L’esigenza di trasparenza e professionalità nei servizi di advisory finanziario non è sentita solo in Europa, dove a gennaio parte la Mifid 2. Anche in USA si sta lavorando a una regolamentazione più stringente per il settore con l’obiettivo di garantire l’investitore e il risparmiatore che l’advisor finanziario agisca sempre e comunque nel suo interesse. Il Dipartimento al Lavoro lo scorso anno ha introdotto una normativa che prevede che i broker vengano pagati per l’attività di consulenza, come appunto in Europa con la Mifid 2. Ma da allora la norma è stata implementata solo parzialmente e il Dipartimento si sta preparando a un rinvio fino al 2019 per la piena attuazione. In parallelo il Certified Financial Planner Board of Standards, che fissa i requisiti di competenza e le regole etiche dei quasi 78.000 pianificatori finanziari attivi in USA sta cercando di stabilire un quadro vincolante che li obblighi ad agire sempre nel ‘miglior interesse’ del cliente nel momento in cui viene fornito advisory finanzario. Vale a dire dichiarare e gestire tutti i possibili conflitti di interesse, come i bonus o altre forme di compenso per la vendita di certi prodotti finanziari invece che altri. Insomma, rispetto all’Europa, si va avanti piano. Ma c’è una differenza importante. L’investitore e il risparmiatore USA è molto più attrezzato in media di quello europeo, è ormai alla terza o alla quarta generazione che ha dimestichezza con Wall Street, ed ha per questo probabilmente meno bisogno di essere protetto dalla legge.
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