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News & Views – 03 aprile 2017

3 Aprile 2017 09:53
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Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.


Xi e Donald, il match dell’anno?
Mar-a-Lago, Palm Beach, Florida, la due giorni di giovedì e venerdì tra i presidenti delle due superpotenze economiche potrebbe essere l’evento che dà la direzione al 2017. Trump ha già ricevuto affettuosamente alla Casa Bianca Theresa May e gelidamente Angela Merkel. Per il premier giapponese Abe ha invece scelto il resort nel Sunshine State, così come per il presidente cinese Xi. The Donald ha già fatto sapere in giro che il confronto sarà “tough”, tosto. Di certo è stato preparato con grandissima cura, anche nei dettagli, soprattutto dal segretario di Stato Tillerson che è andato a trovare Xi a Pechino il 19 marzo. Trump si è fatto allenare dal suo consigliere per la Cina Navarro, uno convinto che i cinesi siano soprattutto una banda di bari che vuol dominare economicamente il mondo con tutti i mezzi. Dal canto suo, Xi, che è sicuramente il leader cinese più potente e popolare da decenni, si farà accompagnare da una truppa di super-esperti preparatissimi su tutte le materie sul tavolo. Finora i cinesi hanno lavorato ai fianchi la famiglia di Trump, corteggiando soprattutto il genero Kushner e sua moglie Ivanka, ospiti d’onore alle celebrazioni del nuovo anno in Cina a febbraio. Non aspettiamoci l’accordo del secolo o del millennio. Bisogna guardare il livello di sintonia tra i due, e se c’è qualche terreno comune, tipo Nord Corea. Su questo punto comunque Trump ha già mandato a dire a Xi che è pronto a intervenire da solo, se la Cina non agisce.

È l’ora dei mercati emergenti?
I flussi sugli ETF dicono di sì. Da inizio anno quelli investiti in Brasile, Cina, India, Messico e Russia, per citare i più gettonati, hanno attratto nuovi fondi per 10,5 miliardi di dollari, raggiungendo un livello di asset totali (non) gestiti di 127,8 miliardi, praticamente un incremento netto di quasi il 10% in novanta giorni. Ad attrarre gli investitori è sicuramente la performance messa a segno dai mercati emergenti nel primo trimestre, un ritorno in media del 12,4% pari a più del doppio di quello che ha fatto lo S&P 500 contando anche i dividendi. Troppa fretta a correre su questi strumenti? La domanda se la pone Jason Zweig nella sua rubrica Wise Investor sul WSJ del weekend. E si risponde che forse sì, perché se è vero che se gli ETF sugli emergenti sono a sconto rispetto a quelli sulle azioni americane, è anche vero che non sono proprio a saldi in termini assoluti. Le azioni degli emergenti sono scambiate a 12,2 volte gli utili attesi nei prossimi dodici mesi, contro una media storica di 11 volte. Ma quelle americane sono a 19 volte.

Dati americani e dibattito francese
Non c’è solo il match Donald-Xi in agenda settimana prossima. Martedì sera sulla tv francese va in onda il secondo confronto tra gli 11 candidati alle presidenziali che si confronteranno al primo turno il 23 aprile. Il primo confronto ha sgonfiato in parte le aspettative su Marine Le Pen, anche se restano pochi dubbi sulla sua possibilità di arrivare al ballottaggio a maggio, quando si gioca la partita vera. Intanto arriva una raffica di dati americani da cui si aspettano conferme o smentite sulla forza dell’economia, anticipata da una fiducia dei consumatori ai massimi da 17 anni. Venerdì il più importante, il job report, con attese di nuovi posti creati sotto la soglia di 200.000. Il dato sarà preceduto giovedì dal numero di posti creato dal solo settore privato. Poi ci sono i due indici ISM, quello manifatturiero e dei servizi. Qui le sorprese possono essere solo negative, tutti si aspettano indicatori forti. Completano il quadro gli ordini all’industria, la bilancia commerciale e soprattutto giovedì il dato sulle scorte di petrolio. L’ultima volta è stata una sorpresa negativa che ha mandato i prezzi in picchiata.
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