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Idee di investimento – Azioni – 03 aprile 2017

3 Aprile 2017 09:33
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“L’azionario americano ha raccolto i flussi di chi voleva o doveva essere esposto alle Borse, ma temeva gli altri mercati” sottolinea, nell’articolo “Borse, Europa e Giappone in prima fila se la crescita globale non delude” Luca Tobagi, CFA Investment Strategist di Invesco, secondo il quale, nel momento in cui gli investitori percepissero un consolidamento del trend di crescita diffuso ad altre regioni (e quindi non limitato agli Stati Uniti) non si potrebbe escludere un’estensione del movimento rialzista ad altri mercati, fra i quali Europa e Giappone sono in prima fila: il consolidamento della ripresa ciclica in Europa e Giappone rende le valutazioni di tali listini, che sono già meno elevate di quelle statunitensi, ancora più attraenti in termini relativi.

Convinto delle potenzialità dell’azionario Europa è pure Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR che, nell’articolo “I tre fattori di supporto per investire in Europa” indica gli elementi che giocano a favore dell’asset class: iniziative di stimolo alla crescita, debolezza dell’euro e maggiori utili attesi, il sistema bancario pronto a garantire il credito. Inoltre, sebbene le azioni europee non possano essere considerate più un affarone, trattano comunque a 14,3 volte gli utili contro il 21,7 dello S&P 500. Sull’altro piatto della bilancia degli investitori, fa notare Carlo Benetti, continua a pesare il rischio politico.

Tra i rischi politici europei, non figurano solo le prossime elezioni presidenziali in Francia ma anche le implicazioni della Brexit che sta portando gli investitori a valutare una possibile esclusione o una forte limitazione dell’esposizione al Regno Unito. Tuttavia, gli investitori che escludessero il Regno Unito da un portafoglio azionario europeo si negherebbero l’accesso a un’ampia gamma di settori. “Ciò è particolarmente rilevante quando si cercano investimenti in grado di generare reddito, visto che alcuni settori, ad esempio quello del tabacco, offrono generalmente ottimi dividendi” sostiene nell’articolo ”Azionario Europa, perché selezionare anche i titoli del Regno Unito” Mark Denning, Gestore del fondo Capital Group European Growth and Income Fund (CGEGI) che poi specifica come soltanto un quarto dei ricavi delle società britanniche venga generato in sterline, mentre il resto è in dollari USA, euro, valute dei mercati emergenti ed altre divise: una diversificazione che consente di proteggere i profitti dal pieno impatto delle variazioni dei tassi di cambio valutari. Gli investitori correrebbero pertanto il rischio di non investire in compagnie best-in-class domiciliate in Gran Bretagna quali, solo per fare alcuni esempi, Glencore (industria mineraria e dei metalli), Scottish & Southern Energy (servizi di pubblica utilità) e BAE Systems (aerospaziale e difesa).

Intanto gli analisti di Amundi hanno esaminato i dati dell’ultima asta TLTRO (Targeted longer-term refinancing operation) della BCE che ha registrato richieste per 233,5 miliardi, oltre il doppio del range stimato (compreso tra i 110 e i 125 miliardi di euro). Come spiegano gli stessi professionisti di Amundi nell’articolo “Asta TLTRO, la domanda record è un fattore positivo per i titoli finanziari” l’inaspettato successo dell’operazione è un fattore positivo per i titoli finanziari, non solo per quanto riguarda le prospettive per i margini d’interesse netti (finanziamenti a tassi bassi o negativi in uno scenario che lascia intravedere una ripresa dei volumi dei prestiti) ma anche per una graduale normalizzazione dei tassi di mercato con conseguenti ricadute positive sul modello di business classico delle banche.

Un altro settore che ha acceso le attenzioni degli investitori è il petrolifero. L’andamento altalenante delle quotazioni del petrolio e, di riflesso, dei titoli azionari e obbligazionari collegati, crea interessanti opportunità d’investimento. Lo rivela, nell’articolo “Settore petrolifero, la recente correzione crea interessanti opportunità”, Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist. “Ci piacciono le aziende di scisto statunitensi (shale companies), che possono beneficiare dei tagli dei costi, del miglioramento delle tecnologie e delle prospettive per una regolamentazione americana più flessibile. Vediamo anche valore nell’offerta diversificata delle imprese energetiche integrate, tra le quali si distinguono (in quanto relativamente a buon mercato) le major petrolifere europee” puntualizza Richard Turnill.

Il settore petrolifero richiama all’attenzione la Russia, uno dei principali produttori al mondo di greggio. Vale allora la pena ricordare che il team di gestione del fondo Pictet-Russian Equities, nell’articolo “Azionario Russia, previste opportunità di investimento a lungo termine”, non sembra avere dubbi: le azioni russe presentano oggi un’opportunità di investimento a lungo termine. Una convinzione basata sullo scenario base delineato dal team in base al quale le quotazioni del petrolio si attestano in un range ristretto mentre il contesto politico resta stabile. Secondo il team, le mosse delle autorità russe stanno gettando le basi per incrementare nel medio lungo termine gli investimenti interni e ridurre il premio per il rischio del paese: due fattori che avranno ricadute positive sul listino di Mosca molto superiori rispetto alla revoca delle sanzioni occidentali.

Infine, restando nell’ambito dei paesi in via di sviluppo Thomas Schaffner, Senior Portfolio Manager di Vontobel Asset Management, nell’articolo “I tre motivi di ottimismo sui mercati emergenti” argomenta per ragioni in base alle quali ha una view positiva sugli emerging markets. “Al di là dei rischi riguardanti le politiche commerciali negative, l’incertezza politica e il protezionismo economico degli USA, esistono tre grandi motivi per cui confermiamo ancora il nostro ottimismo rispetto alle prospettive dei mercati emergenti” commenta Thomas Schaffner, i cui riferimento è alla solidità del quadro macroeconomico e degli utili, il rischio sovrastimato circa il rafforzamento del dollaro americano, e le valutazioni.
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