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Azad Zangana

Azionario emergenti, perché gli analisti sono nervosamente positivi

L’azionario emergenti potrebbe registrare un forte rialzo se alcuni fattori internazionali virassero a suo favore ma ce ne sono altrettanti che potrebbero remare contro.

25 Gennaio 2017 11:03
financialounge -  Azad Zangana cina Johanna Kyrklund mercati azionari mercati emergenti reflazione Renminbi Schroders

L’indice MSCI emerging markets (che riflette l’andamento delle borse dei paesi in via di sviluppo) in valuta locale, dal maggio 2013 a oggi ha continuato ad oscillare in un intervallo di prezzo compreso tra il +10% e il -10% con due sole eccezioni. La prima nella primavera del 2015 (quando l’indice ha registrato il massimo degli ultimi tre anni con un +16% rispetto al valore medio triennale) e nel febbraio 2016 (quando invece ha siglato il minimo triennale a -12,8%).

Attualmente è posizionato ad un livello pari al +5,4% rispetto alla media triennale: secondo gli analisti il valore atteso a fine anno si colloca intorno al +8% e quindi il potenziale upside sarebbe ridotto a circa due punti e mezzo percentuali. Ma questa stima nasconde delle potenzialità (al rialzo) e delle insidie (al ribasso) piuttosto notevoli.

Sul versante delle sorprese che potrebbero generare un rialzo delle borse emergenti superiori figurano quattro fattori. In primis una forte crescita economica globale, senza l'aumento dell'inflazione. In secondo luogo un raffreddamento dei rendimenti obbligazionari in dollari. In terzo luogo un aumento del Roe (return on equity) dei mercati azionari emergenti. In quarto luogo un aumento dei flussi degli investitori internazionali verso i mercati emergenti e un peso maggiore nei portafogli dell’asset class emerging markets equity.

Sull’altro versante, quello che potrebbe invece determinare rischi di cali del mercato azionario emergente, si contano cinque fattori negativi potenziali. Il primo consiste in un ingente aumento dell’inflazione globale mentre al secondo posto spicca un vistoso rallentamento dell’economia della Cina con conseguente forte calo del renminbi. In terzo luogo potrebbero pesare rendimenti obbligazionari USA molto superiori rispetto agli attuali livelli mentre, e siamo al quarto punto, un ulteriore rafforzamento del dollaro costituirebbe una seria minaccia alla stabilità dei paesi in via di sviluppo. Infine, potrebbero giocare un ruolo importante pure ulteriori shock politici nei paesi sviluppati.

“Il semaforo dei mercati azionari emergenti è rimasto sul rosso per molti anni, ma ora è diventato giallo”, fa sapere Johanna Kyrklund, Global Head of Multi-Asset Investments di Schroders, che però è molto più positiva sulle divise dei paesi emergenti rispetto all’azionario. Ad attrarre la sua attenzione è il sostanzioso extra rendimento rispetto ai titoli di stato dei principali paesi sviluppati di alcune valute come, per esempio, il rublo russo.

Il team Multi-Asset di Schroders ha incrementato il peso in portafoglio al trend di reflazione globale aumentando gli investimenti in selezionati titoli legati alle risorse e degli investimenti diretti nelle materie prime ma, al contempo, ha continuato a optare per una certa cautela, dal momento che non sembra delinearsi al momento un’accelerazione del commercio globale.

Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist di Schroders, invece, mostra particolare attenzione ai rialzi ciclici, come quelli che potrebbero riguardare il Brasile e la Russia, che stanno uscendo dalla recessione e tagliando i tassi: “I Paesi le cui valute hanno ritrovato una certa stabilità dei corsi dopo il pesante contraccolpo seguente al crollo delle quotazioni delle materie prime, sono ora nelle condizioni di iniziare a tagliare i tassi a sostegno della crescita: una situazione favorevole agli investitori” conclude Azad Zangana.
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