Arabia Saudita

Petrolio, la stabilizzazione del suo prezzo aiuterà i mercati finanziari

Nell’immediato futuro il prezzo del petrolio dovrebbe muoversi tra i 50 i 55 dollari USA per effetto delle estrazioni in America e della domanda mondiale in crescita.

3 Novembre 2016 10:07
financialounge -  Arabia Saudita banche centrali Christophe Bernard petrolio Vontobel

Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, prevede che le quotazioni del petrolio si muovano in un range compreso tra i 50 e i 55 dollari USA nel prossimo futuro, con una buona probabilità di sforare al rialzo questa soglia sul più lungo periodo.

Da un lato, secondo lo strategist, nonostante il recupero dei prezzi, le compagnie non sono ancora sufficientemente incentivate a sfruttare i pozzi attivi né ad investire in nuovi progetti alla ricerca di nuovi giacimenti, mentre, all’altro, la domanda di greggio cresce ogni anno in media di 1 milione di barili al giorno. Inoltre i possibili impatti delle auto elettriche sui consumi di carburante non si dovrebbero percepire prima del 2025.

Nella sua analisi del mercato del petrolio, Christophe Bernard arriva alla conclusione che, nel complesso, l’Arabia Saudita ha finito con l’accusare un duplice colpo: ha sottovalutato la forza del settore shale americano (quello basato sulla fratturazione idraulica, o fracking, il nuovo metodo inventato negli USA per estrarre dalle formazioni rocciose giacimenti di petrolio e gas altrimenti inaccessibili) e sopravvalutato la propria capacità di sostenere un periodo prolungato di prezzi del petrolio estremamente bassi.

“In ogni caso, per i mercati finanziari, la stabilizzazione del prezzo del petrolio a circa 50 dollari USA è un fatto positivo. I paesi esportatori e le relative valute, e il settore petrolifero ne beneficiano in modo significativo” spiega Christophe Bernard che vede impatti anche sull’inflazione: il recupero delle quotazioni dell’olio nero inizia a stimolare l’inflazione primaria in molte regioni, attenuando i timori di deflazione mondiale.

Se poi tutto questo, sebbene il condizionale sia più che d‘obbligo, produrrà effetti anche sull’inflazione ‘core’ (quella al netto dell’energia e dei beni di prima necessità) le banche centrali potrebbero raggiungere i loro obiettivi di inflazione e prendere in considerazione una normalizzazione delle politiche monetarie.

Christophe Bernard, alla luce di tutte queste considerazioni, conserva una posizione neutrale sui mercati azionari, sebbene l’esito delle elezioni americane appaia meno incerto rispetto a un mese fa. Lo strategist preferisce invece un sottopeso nei titoli di Stato, il cui profilo rendimento-rischio è sempre meno allettante sullo sfondo della stabilizzazione della crescita mondiale e delle prospettive di inflazione.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Vontobel Asset Management

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