Contatti

Asia

Idee di investimento – Azioni – 17 ottobre 2016

17 Ottobre 2016 09:23
financialounge -  Asia australia Europa idee di investimento mercati azionari mercati emergenti petrolio svizzera
I rendimenti potenziali del mercato azionario e di quello obbligazionario sono tendenzialmente inferiori a quelli a cui eravamo abituati e obbligano a risparmiare più risorse per la pensione. Tuttavia gli investitori di oggi si aspettano di guadagnare dai loro portafogli d’investimento, tra il 5% e l’8%. “Si tratta di rendimenti del tutto incompatibili con le valutazioni attuali. In passato, l’idea di cominciare a risparmiare a 40 anni e mettere via il 10% dello stipendio fino alla pensione poteva anche essere concepibile” fa sapere nell’articolo “Occorrerà risparmiare di più per garantirsi una pensione di tutto rispetto” Jim Cielinski, Responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle che poi spiega: “Nell’odierno contesto di tassi d’interesse bassi, è altamente improbabile che lo stesso capitale di un risparmiatore mostri la crescita composita necessaria per assicurare una pensione di tutto rispetto”. Ecco perché è fondamentale comprendere questo cambiamento strutturale e, una volta presa coscienza del problema, rivedere in modo più realistico come affrontare la nuova situazione.

Nel frattempo, il mercato azionario europeo, che dall’inizio dell’anno è stato evitato dai gradi investitori internazionali, potrebbe tornare ad essere interessante. “La complessità del mercato azionario europeo si presta alle competenze dei gestori attivi, in grado di intraprendere scelte selettive e svincolate dai benchmark e, pertanto, in grado di generare rendimenti decorrelati rispetto al mercato nel suo complesso”, puntualizza nell’articolo “Azionario europeo, tassi USA e Germania possono fare la differenza” Marco Negri, Country head Italia di Legg Mason. Dal momento che il mercato ha già scontato ampiamente la decisione di Brexit del Regno Unito (che non dovrebbe produrre impatti particolarmente negativi sull’eurozona nei prossimi mesi), potrebbero delinearsi due fattori di supporto all’azionario europeo: un rialzo dei tassi negli Stati Uniti e una maggiore stimolo sul fronte della spesa da parte dei singoli governi. Un rialzo dei tassi americani entro la fine del 2016 potrebbe infatti rafforzare il dollaro rispetto all’euro, favorendo le esportazioni europee, mentre una Germania più incline ad un maggiore stimolo finanziario nell’eurozona potrebbe favorire un’accelerazione della ripresa europea.

In Asia, invece, da agosto è emersa una nuova interessante tendenza. Dopo sei anni, da agosto i profitti dell’azionario Asia sono stati rivisti al rialzo e ora le stime indicano la possibilità di una crescita degli utili del 7% all’anno. Ma si tratta di una tendenza momentanea o una realtà sostenibile? Secondo una banca d’affari svizzera che ha esaminato in modo dettagliato i motivi in base ai quali gli utili asiatici sono cresciuti in media del 20% all’annuo tra il 2003 e il 2007, esistono le condizioni affinchè la crescita degli EPS (earning per share, gli utili per azione) possano tornare a registrare una crescita del 7% all’anno nel corso dei prossimi tre anni. Con una distinzione, come spiegato nell’articolo “Azionario Asia, i profitti possono tornare a crescere del 7% all’anno”. Per le compagnie non-finanziarie, emergerebbero possibilità concrete per soddisfare una previsioni di crescita dei profitti dell’8 per cento all’anno (grazie a valute più competitive, materie prime meno onerose, ritrovata capacità di competizione di prezzo sui mercati internazionali). Al contrario per i settori finanziari il quadro è meno positivo: secondo gli analisti della banca svizzera la crescita del risparmio è destinata a rallentare con costi del credito elevati per banche e quindi condizioni penalizzanti per i loro margini di guadagno.

Gérald Moser, Head of Equity Strategy di Credit Suisse, invece, in un contesto di mercato non eccessivamente favorevole alle Borse, reputa che un mix giusto di crescita e prudenza possa essere costituito da azioni svizzere, australiane ed emergenti. Il manager, come ha modo di sostenere nell’articolo “Borse, perché preferire Svizzera, Australia e mercati emergenti”, continua a preferire le azioni dei mercati emergenti in quanto i fondamentali dei paesi in via di sviluppo continuano ad evidenziare aspetti più interessanti rispetto a quelli dei mercati sviluppati. A cominciare da una possibile sorpresa positiva nella prossima stagione degli utili nella quale potrebbe emergere che i mercati emergenti saranno l’unica regione a registrare un robusto aumento dei profitti su base annua. “Un rialzo dei tassi da parte della Fed potrebbe rappresentare un problema nel breve termine, ma i fondamentali continuano a fornire un sostegno” spiega Gérald Moser, che poi prosegue: “Nel caso in cui la banca centrale americana optasse per un aumento dei tassi, siamo convinti che l’Asia sarebbe nelle condizioni di produrre performance migliori sia rispetto all’Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) che all’America Latina”. Di conseguenza, Gérald Moser nell’ambito degli emerging markets ha una preferenza sull’Asia. “Più in generale, le azioni svizzere dovrebbero assicurare una propensione difensiva al portafoglio nel momento in cui le prospettive di crescita dovessero peggiorare, mentre le azioni australiane hanno la prerogativa di beneficare di un rimbalzo dei prezzi delle materie prime, dagli interessanti rendimenti da dividendi e da una stabilizzazione dell’economia cinese” sottolinea Gérald Moser che invece, preferisce essere prudente sulle azioni europee e del Regno Unito.

Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, nell’articolo “Portafogli e petrolio, alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio” ritiene che i prezzi più alti del petrolio dovrebbero rafforzare le attuali tendenze del mercato basate sulla reflazione e cioè l’aumento dei rendimenti dei titoli obbligazionari a lungo termine e uno spostamento dagli asset ritenuti come più sicuri (quelli percepiti come le obbligazioni e quelli a più bassa volatilità) verso gli asset ciclici come per esempio i mercati emergenti. “All’interno dei titoli azionari del settore dell’energia, privilegiamo i produttori di qualità e le società caratterizzate da costi di produzione contenuti.

Infine, una segnalazione. Gli investitori che hanno puntato tre anni fa sul fondo che evita gli investimenti nei combustibili fossili ha beneficiato di una performance superiore agli indici globali di mercato. Infatti, le compagnie che hanno disinvestito dai combustibili fossili tre anni fa hanno registrato una performance pari (o addirittura migliore) rispetto agli investimenti tradizionali. Lo dimostra uno studio (‘Fossil Fuel Divestment Report’) elaborato da Genus Capital Management, che, com’è spiegato nell’articolo “Disinvestimento dai combustibili fossili, nessuna penalizzazione di rendimento” dimostra che il disinvestimento dai combustibili fossili effettuato nel 2013 avrebbe prodotto rendimenti più robusti rispetto agli indici globali del mercato azionario.
Share:
Trending