fusioni e acquisizioni

M&A, il successo dell’operazione è tutto da dimostrare

26 Maggio 2016 09:00
financialounge -  fusioni e acquisizioni GAM John Lambert
L’ultima, in ordine di tempo, è quella annunciata dal gruppo tedesco Bayer che ha offerto 62 miliardi di dollari in contanti per acquisire l’americana Monsanto, compagnia leader mondiale nei sementi, pesticidi e nelle colture geneticamente modificate. L’operazione ha visto offrire agli azionisti di Monsanto 122 dollari per azione, cioè il 37% circa in più rispetto alle quotazioni del 9 maggio scorso quando hanno cominciato a circolare i primi rumor sulla possibile acquisizione: ma il ritorno economico per i soci di Bayer sono tutti ancora da dimostrare. Le multinazionali occidentali (statunitensi, europee e giapponesi) hanno trovato attraente la possibilità di indebitarsi a basso costo.

“Una grossa acquisizione è spesso la giustificazione per aumentare l’indebitamento, così come i piani di buyback (riacquisto di azioni proprie), ma nessuna delle due misure è nota per creare valore per gli azionisti nel lungo periodo” sottolinea John Lambert, responsabile investimenti di GAM, che poi cita i dati dell’US Bureau of Economic Analysis, in base ai quali i cash-flow delle aziende a livello globale sono aumentati appena di 11 miliardi di dollari dal 2010 al 2015, mentre il debito complessivo nel settore corporate è aumentato di più di 2.000 miliardi di dollari, ovvero del 34%, negli ultimi 5 anni. E questa è una divergenza assoluta e uno schema tipico dell’ultima fase del ciclo, fattore che rende attualmente difficile trovare attraente l’azionario USA.

Si possono fare diversi esempi. Nel 2007 la compagnia ExxonMobil aveva più di 20 miliardi di dollari in cassa a bilancio che entro la fine dello scorso anno si erano trasformati in 35 miliardi di debito netto. Una trasformazione che, nonostante la società abbia conseguito cash-flow positivi per tutto il periodo, le ha visto revocare il rating AAA che deteneva dal 1930. Anche Philip Morris che pure vanta flussi di cassa positivi, da inizio 2007 ha visto modificarsi la propria posizione finanziaria netta da lievemente negativa ad un deficit di 25 milioni di dollari. Stesso discorso per il colosso farmaceutico Pfizer che, a fronte di una elevata generazione di cassa, è passato da quasi 20 miliardi di cassa disponibili a oltre 15 miliardi di debito netto dal 2007 a oggi.
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