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Il dollaro avrà un ruolo chiave nel dettare il percorso della ripresa globale

2 Maggio 2016 10:01
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Nel corso degli ultimi due anni, il dollaro americano e il renminbi cinese sono state le valute più forti a livello globale. Tuttavia, lo scenario della ripresa globale si è rivelato tanto difficile e debole che il rafforzamento di queste valute ha avuto l’effetto contrario di frenare le rispettive economie, motori fondamentali dell’economia mondiale. Al momento, tuttavia, le autorità centrali cinesi stanno mostrando di voler sostenere in maniera decisa la crescita interna attraverso misure espansive, al contrario della Federal Reserve (Fed), che sembra invece favorire la scelta di posporre temporaneamente il programma di rialzo dei tassi.

“Ci sono buone probabilità, a nostro avviso, che questo binomio riesca a frenare il rally del dollaro per un periodo sufficiente a consentire alle dinamiche macro economiche di contrastare la deflazione e sostenere la ripresa globale per un periodo di tempo prolungato” sostiene Francis Scotland, Co-Director della Ricerca Macro Globale di Brandywine, affiliata di Legg Mason Global Asset Management. Lo strategist ritiene, infatti, che il dollaro americano ricopra in questo momento un ruolo chiave nel determinare il percorso della ripresa globale: un freno alla sua rivalutazione potrebbe favorire la crescita delle economie mondiali, in primis quelle emergenti. Il trend deflazionistico in corso ha raggiunto il picco all’inizio dello scorso gennaio, quando il mercato scontava uno scenario di recessione. A fine marzo, tuttavia, gli spread si sono contratti notevolmente e il mercato azionario americano e diverse valute dei mercati emergenti, tra cui il Peso Messicano, hanno recuperato quanto perso da inizio anno.

“Cosa è cambiato? Sicuramente la Cina ha dato segnali di un maggior focus nel sostenere la propria crescita interna e la Fed ha assunto un atteggiamento più accomodante, ma il vero supporto, a nostro avviso, deriva dall’inversione del trend del dollaro USA” puntualizza Francis Scotland che, subito dopo, si focalizza sul principale interrogativo per gli investitori per i prossimi mesi del 2016, ovvero la possibilità che la recente correzione al rialzo dei mercati sia stata semplicemente la reazione ad un eccesso di pessimismo, oppure se siamo sul punto di una svolta reflattiva. Per ora, secondo lo strategist, l’indicazione data dal Fondo Monetario Internazionale, il quale ha recentemente abbassato le stime di crescita per il 2016, sembra propendere per la prima ipotesi.

“Se possiamo aspettarci una sorpresa positiva in tema di crescita quest’anno, proverrà quasi certamente dai paesi emergenti”, rivela Francis Scotland. Una stabilizzazione dei paesi in via di sviluppo potrebbe contribuire in maniera significativa a sostenere la crescita globale, grazie al miglioramento nei saldi delle bilance dei pagamenti di tali paesi, nonostante il drastico calo subito nel valore delle esportazioni. L’eventuale prolungarsi di un dollaro debole ed una stabilizzazione dei prezzi delle commodity potrebbero sostenere il miglioramento del rapporto export/import dei paesi emergenti, contribuendo a sostenerne le valute locali e dando spazio alle rispettive banche centrali per mettere in atto misure espansive. L’assenza dell’effetto definito come “trappola della liquidità” teorizzato da Keynes, dovrebbe consentire alle misure monetarie di sostenere le economie locali, a beneficio della crescita economia globale.
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